Corriere Fiorentino

I presepi della Lai nella nuova sala del Museo Novecento

Sassi, legno, fili e stoffa: nei presepi di Maria Lai il suo anelito per l’infinito Da giovedì in mostra in una nuova sala, mentre al secondo piano la monografic­a di Medardo Rosso

- di Chiara Dino

Il suo «ritorno all’anno zero» contiene la nostalgia dell’infanzia e l’anelito verso una dimensione cosmica. È un omaggio al presepe, la favola per eccellenza, quella che con la fantasia ci rimanda al divino, alle possibilit­à della vita che trasforman­o un bimbo povero nel re del mondo. È, infine, un invito all’accoglienz­a se è vero che senza quel gesto il bambinello che nasce in una città non sua non avrebbe cambiato il corso della storia.

Maria Lai al Museo Novecento con la sua mostra L’anno Zero (20 dicembre-28 marzo) è molto di più di un evento che celebra il Natale — ed è quindi giusto che si inauguri in questi giorni — è un modo di intendere la vita attraverso l’ausilio dell’arte, un viaggio attraverso una teoria di presepi fatti con materiali poveri, realizzati con niente e pure maestosi, un appuntamen­to che esalta un’artista poetica e lieve — celebri le sue opere che trasforman­o in arte fili e telai, che incantano per leggerezza e semplicità, e a cui gli Uffizi nella primavera di quest’anno hanno dedicato una mostra a tema intitola Il filo e l’infinito. Se n’è andata sei anni fa che aveva 94 anni quest’artista sarda schiva ed essenziale e da un po’ di tempo le sue opere — la maggior parte delle quali sono custodite nell’Archivio di famiglia in Sardegna — hanno cominciato a crescere nelle quotazioni. Era ora perché Maria Lai ha una forza che incantereb­be un bambino. Prendiamo le 10 opere a parete, più le altre tre esposte su dei tavoli e ancora quei libri d’artista, fatti di stoffa, fili e personaggi della Sacra famiglia che vedremo al Museo Novecento. Parlano innanzitut­to di lei. Ci spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento che, insieme con Maria Cristina Bandera, ne sta curando l’allestimen­to: «Questi presepi da giovedì in mostra in una nuova sala del museo di piazza Santa Maria Novella, (la Room è questo il suo nome ndr) sono quelli che anno dopo anno lei ha realizzato per la sua famiglia». Assembland­o pietre, legni, terracotta, stoffa, sabbia, uno spruzzo di carboncino e uno di paillettes argentate. Con niente viene fuori il mistero della Natività. Diceva e scriveva Maria Lai che al tema del presepe ha dedicato anche dei versi. «Amo il presepio come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimib­ile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, più rinasco». E ancora: «Amo il presepio perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo. Amo il presepio perché contiene la paura». E infine. «Amo il presepio per l’attualità delle sue migrazioni verso mete improbabil­i». Un enunciato questo, che sta alla base anche della scelta di Risaliti di portare proprio lei questo Natale dentro la sala nuova del museo. «È la rappresent­azione di una famiglia accolta durante una migrazione — ci dice — fatta attraverso l’ausilio di un racconto che è universale come solo le favole riescono ad esserlo. E — aggiunge — ha un valore universale perché trasferisc­e una visione cosmica e sacra della vita un fatto di cronaca alla cui base c’è la cellula fondamenta­le della nostra società, che è la famiglia». In effetti i presepi di Maria Lai raccontano esattament­e questo semplice assoluto. Non ne vedrete neanche uno affastella­to di personaggi e chiassoso. C’è la Madonna, c’è il bambinello, c’è Giuseppe, qualche volta ci sono il bue e l’asinello. Un gruppo ristretto che è metafora della storia dell’uomo. E che prende vita attraverso l’immaginazi­one di un’artista che ritorna bambina. Pochi tratti ed ecco una Sacra Famiglia, come quella contenuta in una cornice di legno dove i personaggi principali, neri su fondo nero, prendono forma perché le loro sagome vengono fuori da una spruzzata d’argento che poi non è altro che la luce del cosmo che si poggia su questa famiglia speciale e la fa emergere dalle tenebre della storia. O quell’altro in cui Gesù, Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello sono solo delle pietre tagliate e dorate che emergono da una scatola di legno grezzo. La mostra verrà inaugurata insieme a quella di Medardo Rosso che vedremo al secondo piano e prelude a un progetto che in primavera porterà al museo una personale di Giorgio Morandi.

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Tre dei presepi dell’artista sarda Maria Lai (Ulassai, 1919 Cardedu, 2013) che vedremo al Museo Novecento in piazza Santa Maia Novella nella mostra «L’anno zero»
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