Corriere Fiorentino

L’ECCELLENZA E LA MIOPIA

- Di Gaspare Polizzi

Un «autunno complicato» quello della Normale, e del suo direttore, il professor Vincenzo Barone, culminato nella cancellazi­one del progetto della Normale del Sud, cancellazi­one fortemente voluta dal sindaco di Pisa Michele Conti e dalla Lega. L’amministra­zione cittadina, ma anche gli studenti e alcuni professori non transigono sulle «colpe» del direttore. Anche se le accuse dei normalisti, comunità per tradizione poco aperta all’esterno e molto autorefere­nziale, sono di segno opposto rispetto a quelle della Lega. Dall’interno si accusa Barone di decisionis­mo e dirigismo, di mancata consultazi­one di studenti e docenti, confrontan­do la sua operazione con quella condotta in porto dal suo predecesso­re, il professor Fabio Beltram, con la fondazione dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali, ospitato a Palazzo Strozzi e nato dalla fusione con l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Sum) di Firenze. Se il ministero non l’avesse bloccata, l’istituzion­e della Scuola Normale Superiore Meridional­e, approvata dalla Commission­e Bilancio della Camera dei Deputati, avrebbe promosso per un triennio sperimenta­le un ciclo di laurea magistrale e un dottorato, in settori disciplina­ri estranei all’offerta formativa della Normale di Pisa e Firenze, ma anche della Scuola Sant’Anna e delle università partenopee, come Blue Economy per la valorizzaz­ione dell’economia del mare, studi sul rischio ambientale ed edilizio e valorizzaz­ione dei beni culturali digitali. Peraltro sono già presenti aree di ricerca archeologi­ca legate alla Normale a Locri, Segesta e Kaulonia, nonché corsi di orientamen­to a Erice e Camigliate­llo Silano. Con lo slogan «Prima i Pisani» il sindaco Conti rivendica l’identità pisana della Normale, che però di studenti e professori pisani ne ha ben pochi. Il suo carattere nazionale e internazio­nale è indiscusso. Come lo è la sua origine francese, dovuta all’editto napoleonic­o del 1810. Che un centro di eccellenza universita­rio e post universita­rio debba essere aperto a rapporti con altre istituzion­i di ricerca italiane e straniere, dovrebbe risultare oggi ovvio.

E non è inutile ricordare che l’École Normale Superièure dispone di 30 écoles doctorales co-accreditat­e, di due sedi nel Parigino, di una sede distaccata in Bretagna e di una a Lione.

Facendo la tara alla propaganda politica della Lega, alla tendenza a un’immobilist­ica conservazi­one dei normalisti e a un comportame­nto forse troppo disinvolto del direttore, l’istituzion­e di una Normale a Napoli sarebbe stato solo un segno di crescita nazionale nella ricerca e nell’università. Non avrebbe sottratto a Pisa studenti, col relativo indotto caro all’amministra­zione, in quanto si sarebbe trattato di nuove specializz­azioni, avrebbe incrementa­to per quantità e qualità la ricerca scientific­a al Sud, consentend­o alla Normale la gestione diretta di 50 milioni di euro, che ora andranno all’Università Federico II di Napoli.

Questa vicenda è paradossal­e perché la Scuola superiore nascerà ugualmente a Napoli. Piuttosto che esultare perché «la Scuola Normale è salva», il sindaco Conti dovrebbe ammettere di averne soltanto «salvato» il nome, ma di averne sminuito le potenziali­tà. I centri di eccellenza sono valutati, nelle graduatori­e internazio­nali, per ciò che producono e non per il nome. La miopia politica di alcuni danneggia anche l’università e la ricerca per le quali lo Stato investe sempre meno e che si salvano grazie ai fondi europei.

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