Pisa, l’ira di Salvini per i pusher scarcerati: «Ora leggi più dure»
Pisa: su 27 solo 5 restano in carcere, per gli altri divieto di dimora. Il procuratore: il risultato c’è
Il vicepremier Matteo Salvini si infuria per la scarcerazione di 22 spacciatori arrestati pochi giorni fa a Pisa. «Leggi troppo morbide, vanno cambiate».
Ventidue spacciatori su 27 scarcerati pochi giorni dopo il loro arresto, nella cittàsimbolo dell’avanzata della Lega in Toscana. La notizia finisce sotto gli occhi di Matteo Salvini, che va subito all’attacco: «Quando sono sbagliate e troppo morbide, le leggi vanno corrette. È l’ora della tolleranza zero», dice il ministro dell’Interno e vicepremier. I pusher erano accusati di aver venduto droga nelle vicinanze della stazione ferroviaria ma soprattutto davanti ad alcune scuole, in particolare gli istituti superiori di via Benedetto Croce, ma questa aggravante non è stata riconosciuta dal giudice per le indagini preliminari, che li ha così rimessi in libertà disponendo però il divieto di dimora nella provincia di Pisa. Scatenando l’ira di Salvini, avvertito delle scarcerazioni dalla sua consigliera sulla sicurezza Susanna Ceccardi, sindaca di Cascina e commissaria della Lega toscana. «Da ministro dell’Interno — dice Salvini dopo essersi letto le cronache toscane che riportano la notizia — ringrazio una volta di più le donne e gli uomini in divisa che svolgono con eroismo e professionalità il proprio lavoro. E sono felice di aver finanziato “Scuole sicure” per cacciare i pusher che offrono morte agli studenti e ai nostri figli. Da senatore — aggiunge il leader del Carroccio — ho presentato una proposta di legge per aumentare di parecchio le pene agli spacciatori. Io non mollo e non mi rassegno».
Agenti sotto copertura e telecamere nascoste: questi gli strumenti che hanno consentito di sgominare la rete di pusher nel centro di Pisa. Per 40 giorni gli investigatori, coadiuvati dai colleghi del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (specializzato nelle indagini sulla criminalità organizzata e antimafia e coinvolti spesso in indagini, anche a livello internazionale, particolarmente complesse) hanno presidiato il quartiere della stazione ferroviaria. Quattro agenti, a rotazione, si sono «travestiti» per clienti al fine di incastrare gli spacciatori, tutti stranieri: tunisini, marocchini, senegalesi e gambiani. Poi le telecamere nascoste hanno immortalato quasi cento cessioni di stupefacenti. Per la Procura, i 27 spacciatori campavano di questa attività. Un’ipotesi non condivisa dal gip che, ritenendo uno smercio di piccole quantità di droga un reato di lieve gravità, ha rimesso in libertà ventidue pusher disponendo per loro il divieto di dimora a Pisa, mentre ha ordinato la misura in carcere per altri cinque. Il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini annuncia ricorso al Tribunale del Riesame, ma resta soddisfatto delle indagini: «L’operazione investigativa proposta dallo Sco è una formula congeniale alla repressione dello spaccio in piazza che ritengo sia un fenomeno particolarmente grave e il risultato c’è». E aggiunge: «Aspettiamo il Riesame, ma non bisogna dimenticare che per la Corte di Cassazione lo spaccio per strada organizzato in maniera abituale e, quindi non occasionale, non può essere considerato di lieve entità».
Al contrario di Crini, la Lega non è affatto soddisfatta. Dopo Salvini, intervengono anche Ceccardi e il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone. «Pisa — scrivono in una nota congiunta — è la punta dell’iceberg di una situazione gravissima ormai diffusa nel Paese. Avremmo voluto che fosse anche un esempio per la lotta ai mercanti di morte. Al contrario, la brillante operazione antidroga condotta dalle forze dell’ordine nei giorni scorsi, con l’arresto di 22 spacciatori, tutti giovani stranieri, e altre trenta persone indagate, è praticamente svanita nel nulla». E — aggiungono polemici la leader del Carroccio toscano e il sottosegretario — «qualcuno ne dovrà rendere conto, senza trincerarsi dietro cavilli di una legge che appare sempre più scollegata dalla realtà». Dicono basta a «norme ultrapermissive» e no alla distinzione tra «spaccio “semplice”, ovvero di lieve entità» e quello pesante, e a quella tra droghe leggere e droghe pesanti, appoggiando l’idea di Salvini «di aumentare in modo significativo le pene agli spacciatori, consentendo l’applicazione della loro custodia cautelare in carcere, senza sconti». Un messaggio, quest’ultimo, che sembra un invito al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (Movimento Cinque Stelle), di cui Morrone è sottosegretario.
❞ Da Roma Morrone, sottosegretario alla Giustizia: qualcuno dovrà rendere conto del fatto che sono liberi