Corriere Fiorentino

Ficini, l’uomo sbagliato nel momento giusto

- David Guetta

Il cronista e l’acquisto della discordia si ritrovaron­o casualment­e sullo stesso traghetto per la Sardegna nell’estate del 2006, quella caldissima di Calciopoli. L’imbarazzo del primo venne superato di slancio dalla rabbia del secondo, che non solo evitò di salutarlo, ma girò i tacchi e se ne andò dalla parte opposta della nave. Povero Fabrizio Ficini, massacrato dalla critica solo per il fatto di…non essere Antonio Conte. Ultimi mesi del 1998, la Fiorentina è prima in classifica e il Trap ripete urbi et orbi una delle sue massime preferite: «Non dire gatto fino a che non ce l’hai nel sacco». Per portare il felino a destinazio­ne, cioè per vincere quello scudetto che a Firenze manca da un’etern ità, il tecnico aveva individ uato il rinforzo giusto, quel Conte in rotta di collisione con la Juve. Filtra la notizia e scoppia il finimondo. I sacri custodi del tempio viola si ribellano e convincono Cecchi Gori a lasciare perdere. Dopo Torricelli (e prima di Di Livio…) non ci sarà nessun altro gobbo! O cosa siamo diventati? La succursale dei bianconeri? Bene, bravi, bis. Ed è così che si arriva al buon Ficini, centrocamp­ista normale, da squadra di metà classifica. Per un corto circuito mediatico il ragazzo di Empoli diventerà il simbolo dei rimpianti tricolori («ma ti rendi conto che abbiamo preso Ficini!») e degli errori di tutti i mercati invernali successivi. Ogni volta che al Franchi qualcuno non va come avrebbe dovuto, il pensiero corre a lui. E invece Ficini era molto meno peggio della sua triste fama, tanto da essere in campo da titolare nello storico giorno, il 29 settembre 1997, in cui l’Empoli di Spalletti battè per la prima volta i viola a Firenze.

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