IL SÌ EURO DI SALVINI, I NO EURO NEL PANICO
È un momento duro per i No Euro che avevano riposto fiducia, speranza e voti nel governo felpastellato. Invece il Sì di Salvini li ha spiazzati.
È un momento duro per i No Euro che avevano riposto fiducia, speranza e voti nel governo felpastellato. L’Italia è ancora nell’euro e la manovra che doveva spezzare le reni all’Europa (con il rapporto deficit/pil al 2,4) sta per spezzare chi l’aveva ideata (adesso siamo al 2,04 e no, non è un refuso). L’eccesso di propaganda può costare molto caro, specie se serve solo a raccogliere voti per promesse che non si possono mantenere; lo stanno scoprendo in questi giorni due parlamentari fieramente No Euro, il fiorentino Alberto Bagnai e il toscano acquisito Claudio Borghi, eletti con la Lega, il partito che in campagna elettorale ha sfruttato di più i sentimenti viscerali contrari all’Unione Europea e alla moneta unica. Per anni hanno riversato su Twitter e blog vari gli strali contro l’euro, «l’eurocrazia» e gli «euroinomani», costruendo una comunità di adepti pronta a bastonare chiunque dissenta. Adesso però che a dissentire e a smentire se stessi sono gli stessi vertici della Lega, la comunità è nel caos e si riversa contro chi ha mandato in parlamento. Le parole di Salvini dei giorni scorsi hanno seminato il panico tra le truppe No Euro: «In tasca abbiamo l’euro, in tasca avremo l’euro. E ci riproponiamo di andare in Europa per cambiarla dall’interno. Non ho nessuna idea di Brexit all’italiana in testa», ha detto il segretario leghista parlando con la stampa straniera. Sicché adesso Bagnai e Borghi, cantori in parlamento della politica No Euro, sono costretti a spiegare, a giustificare, a precisare.
Non sanno che dire, se non che Salvini è un «grande politico» (definizione by Borghi) e che dietro c’è una strategia di lungo periodo che il povero elettore non può vedere. Nel frattempo però su Internet l’elettorato si spazientisce e grida al tradimento. Loro, i no euro arrivati a rivestire la carica di presidente della commissione Finanze al Senato (Bagnai) e di presidente della commissione Bilancio alla Camera (Borghi), sono costretti ad abbozzare qualche giustificazione. «Sono nella vostra stessa condizione. Nelle mie carte c’è ancora il 2,4 ed è scritto con l’inchiostro normale», ha detto Bagnai dopo la riscrittura della manovra al 2,04. Su Twitter gira un formidabile fotomontaggio con Bagnai Borghi versione Dolce Gabbana che chiedono scusa alla Cina. Solo che in questo caso chiedono scusa ai No Euro, sedotti e abbandonati. Il senatore fiorentino e docente di economia all’Università di Pescara ha scritto anche un lungo post sul suo blog per spiegare cosa succede. Ha detto in sostanza che gli elettori si devono fidare della premiata ditta Salvini Conte, sono loro quelli bravi a portare avanti le trattative. «Voi, che avete meno informazioni di me, siete liberi di leggere questo risultato come una mia sconfitta: quando si dà un parere, può darsi che non venga ascoltato, e questo, certo, in linea di principio potrebbe ulcerare la vanità di qualche eguccio debole», ha scritto Bagnai. «D’altra parte io, che ho meno informazioni di Conte, non me la sento di esprimere un giudizio sulla sua scelta. Come ho detto in un’altra occasione, suscitando i lazzi della nostra stampa più autorevole, per me essere in squadra significa portare a termine il compito che mi è stato assegnato senza pretendere di avere l’immediata visione d’insieme e senza volermi sostituire né fare lezioncine a chi ne sa più di me. So bene che molti di voi immaginano che io passi, o debba passare, il tempo a dare lezioni di politica a Salvini: lo so, perché per sette anni avete dato su questo blog lezioni di economia a me».
Ora, ha aggiunto Bagnai, «non è che Salvini abbia un carattere peggiore del mio, anzi! Ha semplicemente meno tempo, e io, che me ne rendo conto, vedendo quanto sia scarso il tempo di cui dispongo da quando rivesto una carica infinitamente meno impegnativa della sua, cerco di limitare allo stretto essenziale le interazioni. Lo stesso vale, con maggior forza, per il Presidente Conte». La visione d’insieme, le migliori informazioni in possesso di Salvini Conte, lo spirito di squadra… Gli accigliati raccoglitori di voti no euro sono diventati, in poco tempo, come il ragionier Fantozzi e il geometra Calboni: «È un bel direttore, un santo, un apostolo!».
Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobottega) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva