Lo sfogo del super chirurgo: «Guadagno tanto? Salvo vite»
Careggi, Stefàno e la hit dei redditi dei medici: io so quanta fatica mi costa ogni euro che incasso
Escono le classifiche dei «paperoni» di Careggi e il chirurgo da mezzo milione di euro all’anno, Pierluigi Stefàno, si sfoga: «A chi giova sapere quanto guadagna il medico che magari ti salva la vita?». Il primario di cardiochirurgia racconta la vita di chi, tra la sala operatoria e lo studio delle visite, si alza alle sei di mattina e già prima dell’alba sta salvando una vita a un paziente. Fino a tarda sera. «In un’epoca di odiatori seriali, di persone che vomitano parole sui social sempre cariche di livore — dice — Non so a che ore si sveglino calciatori, influencer e fenomeni del web. Io mi sveglio alle 6 tutte le mattine e non mi vergogno dei miei guadagni. Altri non so».
Ieri mattina si è alzato alle 6, quasi due ore prima dell’alba. E ancora prima che il sole sorgesse era in sala operatoria a riparare i cuori dei pazienti, a salvare vite. Per continuare fino a notte fonda. Così, il professor Pierluigi Stefàno si è lasciato andare a un amaro sfogo, pubblico, con un post su Facebook, dopo che la classifica dei redditi dei professionisti di Careggi è diventata pubblica. Con la terza piazza del podio e quasi mezzo milione di euro all’anno, il primario di cardiochirurgia si è visto oggetto di critiche sui social. E non gli è andata giù. Non solo perché «in un’epoca di odiatori seriali, di persone che vomitano parole sui social sempre cariche di livore, pubblicare dichiarazioni dei redditi mi sembra inopportuno».
Il principale motivo dell’irritazione di Stefàno è la mancata percezione del valore del lavoro e della fatica cui sono sottoposti i medici che lavorano nel pubblico: «Noi sappiamo quanta fatica ci sia costato ognuno di quegli euro guadagnati. Conosco le mie notti sui libri ed i continui aggiornamenti, il telefono sempre acceso e la reperibilità anche durante la notte dell’ultimo dell’anno — scrive — La sanità è una cosa seria e delicata, come lo è il lavoro degli infermieri e degli operatori sanitari che sono fondamentali e che, loro sì, dovrebbero provocare indignazione per quanto sono sottopagati».
Per un chirurgo in prima linea, persino una telefonata è un problema. Alle 16 risponde a una nostra chiamata, si scusa per non avere avuto il tempo di rispondere a un precedente messaggio e spiega di essere impegnato in una visita: «Per le 7 meno un quarto dovrei avere qualche minuto libero», ci dice. Ma, alle sei, è lui a chiamare: «Chiedo scusa, ho una donna di 51 anni in arresto cardiaco, stanno preparando la sala operatoria, è una questione di vita o di morte. Per le 22? Non so se avrò finito».
I temi sollevati da Stefàno non sono molto diversi da quelli di un post dello scorso San Silvestro del dottor Daniele Pezzati, chirurgo del centro trapianti di fegato di Pisa, che aveva raccontato come fosse stato costretto a lavorare anche durante le feste, lontano dai famigliari. Ma se Pezzati lanciava una dura accusa al disinteresse della politica per le sorti della sanità, Stefàno sceglie toni più bassi, non indica responsabilità, si limita a raccontare la dura vita del chirurgo e di chi lavora al suo fianco.
Una cosa, infatti, riesce a dire nella prima, brevissima telefonata: «Accetto l’intervista solo se i toni sono pacati,
Ma a chi giova sapere quanto guadagna il medico che ti cura e ti rimette in piedi dopo un incidente? In questa epoca di odiatori trovo inopportuno pubblicare classifiche dei redditi
non amo la visibilità». Per chi lavora in ospedale, i ritmi sono sempre più frenetici, gli impegni più pressanti. Gli organici nella sanità pubblica si assottigliano, e gli stipendi toscani sono tra i più bassi d’Italia. Così, i chirurgi di maggior blasone fanno molta intramoenia. Per Stefàno la libera professione costituisce la metà del reddito. Ma peggio va a infermieri e operatori che, per stipendi risicati, si trovano a fare straordinari e turni doppi anche in settori in cui lo stress è fortissimo, come le sale operatorie o i pronto soccorso. Del resto, lo ha raccontato di recente il Corriere Fiorentino, ci sono giovani medici che finita la specializzazione vanno a lavorare all’estero o in Regioni a statuto speciale, perché qui, con il turn over quasi bloccato, l’orizzonte professionale è quello dei contratti precari.
Stefano, col suo post, risponde alle critiche degli odiatori seriali anche con una (legittima) punta di orgoglio: «A chi giova sapere quanto guadagna il medico che magari ti salva la vita? Quello che ti rende una vista decente? Che ti rimette in piedi dopo un incidente?». E conclude: «Non so a che ora si sveglino calciatori, influencer, e fenomeni del web. Io mi sveglio alle 6 tutte le mattine e non mi vergogno dei miei guadagni. Altri non so».