E la Toscana scende dal podio dell’assistenza sanitaria
La Toscana esce dal podio della sanità italiana. Con la pubblicazione, da parte del ministero della Salute, dei nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) la Toscana passa dal secondo al quarto posto. Uno smacco, visto che dopo tre anni consecutivi al primo posto, e la seconda piazza dell’ultima rilevazione (alle spalle del Veneto) ora si trova dietro anche a Piemonte e Emilia Romagna. La Toscana (dati 2017) non può più vantare di rappresentare l’eccellenza italiana in sanità. A parziale consolazione c’è l’aumento di punteggio assoluto, da 208 a 216 punti, a 5 dalla capolista Piemonte. Ma, visto che nel frattempo sono stati ridefiniti nuovi Lea, la crescita riguarda le prime in classifica. Secondo i dati, la Toscana resta comunque molto al di sopra della sufficienza. Cosa la penalizza? Il buco nero è il basso tasso di vaccinazione antinfluenzale degli anziani, ma anche il tasso di vaccinazione Mpr (morbillo, parotite, rosolia) dei bambini, il numero di posti nelle residenze per anziani e disabili, e la percentuale di parti cesarei nelle piccole maternità. La Toscana perde punti rispetto alle migliori anche per l’alto tasso di ospedalizzazione degli adulti per complicanze da diabete e malattie cardiopolmonari. Segno che la l’assistenza territoriale non funziona bene. «La riforma Rossi, a cui Forza Italia si è opposta anticipando tutte le criticità che avrebbe generato, ha prodotto il punto di rottura ed ha avviato il tracollo. Uno dei sistemi sanitari più costosi d’Italia produce un’offerta sempre più povera», tuonano il deputato Stefano Mugnai e il consigliere regionale Maurizio Marchetti. A pesare potrebbe essere anche il tetto di spesa sul personale della sanità pubblica, che sembra provocare effetti più pesanti a chi, come la Toscana, ha una quota maggiore di servizio pubblico, rispetto a chi invece delega di più alla sanità privata. (G.G.)