Corriere Fiorentino

Lorenzo, il mecenate più grande: fu poeta e senza figli illegittim­i

Storia delle dinastia Poco incline alla gestione della banca di famiglia fu poeta, statista e marito freddo ma fedele Senza figli illegittim­i Il mecenate più grande: Lorenzo, figlio di Piero, tra lettere, diplomazia e difficili equilibri col Papa

- di Mauro Bonciani

«Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza». Di Lorenzo il Magnifico si conosce tutto, dal matrimonio con la nobildonna romana Clarice Orsini, al figlio Papa, dal viaggio a Napoli con il quale salvò Firenze agli amori cortesi. Ma ci sono almeno quattro Lorenzo, l’umanista e poeta, lo statista, il banchiere poco abile, il marito freddo ma fedele che al contrario di babbo e nonno non ebbe figli illegittim­i.

Lorenzo espresse al massimo grado la cultura umanistica e il mecenatism­o di famiglia, unendo idealità e necessario cinismo, come quando fece saccheggia­re Volterra nel 1472 e moltissimi abitanti furono massacrati. Nacque a Firenze il primo gennaio del

1449 da Piero di Cosimo e Lucrezia Tornabuoni, fu battezzato nel giorno della Befana perché i Medici avevano fatto proprio il mito dei Magi, e fu allevato come un principe nel palazzo di via Larga, educato dai migliori letterati del tempo che lo seguivano anche nelle estati a villa di Cafaggiolo col fratello minore Giuliano nato nel 1453 brutto, come Lorenzo. Conscio del ruolo di erede entrò presto in politica a causa della salute malferma di Piero, il Gottoso e quando il padre morì, Lorenzo, a venti anni, era pronto: fu acclamato capo della casata e accettò con apparente umiltà «la cura della città e dello stato». Rafforzò il peso dei Medici e col suo stile di vita mostrò all’Italia e all’Europa il suo potere e il fascino della sua corte di intellettu­ali, filosofi, artisti. Per tutta la vita trovò tempo per le discussion­i nella villa di Careggi dell’Accademia Neoplatoni­ca, per scrivere poesie e poemetti in lingua volgare, che riteneva superiore al latino, per ingaggiare duetti amorosi con le sue fiamme, virtuali dato che non tradì mai la moglie, come Lucrezia Donati cui dedicò decine di sonetti. Tra una trattativa e l’altra, una manovra per accrescere il potere o difendersi dai rivali, amava essere protagonis­ta ai banchetti, nelle giostre mostrarsi assieme al fratello Giuliano, anche lui cavaliere nelle giostre e impe- gnato in amore cortese con la bellissima Simonetta Vespucci, la donna che Botticelli ritrasse nella Venere e nella Primavera. Nel mecenatism­o spese moltissimo, per sovvenzion­are le arti e gli artisti ma anche per la sua biblioteca, fece costruire la villa di Poggio a Caiano e quella del Poggio Imperiale, ma non si interessò seriamente di finanza e il banco ne soffrì, come anche le finanze della Repubblica.

Lorenzo non era però un sognatore e sapeva che l’ostilità verso i Medici cresceva, che aveva nel pontefice Sisto IV un acerrimo rivale, che il risiko che vedeva opposti lo Stato della Chiesa e Firenze per il controllo di Faenza, Imola e Città di Castello non gli permetteva di arretrare anche se i rapporti con il papato erano stati fondamenta­li per le fortune del banco. Lorenzo conosceva le mire di Sisto IV e di suo nipote Girolamo Riario di distrugger­e la signoria dei Medici e iniziò a non farsi vedere più in compagnia del fratello Giuliano, per evitare che un duplice assassinio ponesse fina alla genia, e tra voci di complotti vere e fasulle i suoi avversari si strinsero attorno alla famiglia dei Pazzi, all’arcivescov­o di Pisa, Francesco Salviati e allo stesso Riario con l’obiettivo di eliminarlo, cosa di cui fu informato anche Sisto IV. Il 26 aprile 1478 i due fratelli andarono assieme a messa in Santa Maria del Fiore e i congiurati li aspettavan­o: Giuliano e Lorenzo rimasero lontani in cattedrale, ciascuno circondato da un gruppo di amici e così quando furono aggrediti, Giuliano fu massacrato dai sicari Bernardo Bandini Baroncelli e Francesco de’ Pazzi, ma Lorenzo fu solo ferito in modo lieve dal sacerdote volterrano Antonio Maffei e si salvò rifugiando­si in sagrestia con l’aiuto di amici tra cui il Poliziano.

Il popolo non si sollevò contro i Medici, il «tiranno» come speravano i Pazzi, ma contro i congiurati e fu un massacro; l’arcivescov­o Salviati fu impiccato in Palazzo Vecchio, i Pazzi decimati (Guglielmo fu risparmiat­o, perché marito di Bianca, sorella del Magnifico, ma costretto all’esilio) e il funerale di Giuliano vide tutta la città.

Sisto IV rispose con la scomunica di Lorenzo e della Repubblica, la chiusura del banco mediceo a Roma, il varo di una coalizione antimedice­a che scese in guerra contro Firenze e contava anche sul Regno di Napoli. Era il 1479 e Lorenzo andò a Napoli per trattare con re Ferdinando I e riuscì a convincerl­o a uscire dalla coalizione del pontefice. Tornò in città accolto da eroe. Al- la fine Sesto IV ritirò anche la scomunica e la pace portò enorme prestigio al Magnifico che divenne «l’ago della bilancia» della politica italiana come lo definì Francesco Guicciardi­ni. Firenze acquistò Pietrasant­a e Sarzana e rafforzò l’asse con Milano e Napoli per frenare Venezia e lo Stato della Chiesa, suo figlio Giovanni fu fatto cardinale a 13 anni, dal nuovo Papa Innocenzo VIII, il cui figlio Francesche­tto Cybo sposò Maddalena, figlia del Magnifico (che dalla moglie ebbe sette figli, Lucrezia, Piero, Maddalena, Giovanni, Luisa, Contessina, Giuliano) e fu protagonis­ta in Toscana e in Italia.

L’8 aprile 1492 al suo capezzale, oltre ai figli e agli amici Poliziano e Pico della Mirandola, c’era Girolamo Savonarola, il domenicano che il Magnifico aveva fatto arrivare nel convento di San Marco anche se non aveva presenziat­o alle sue prediche visto il tono. Savonarola non gli negò la benedizion­e in nome della libertà di Fiorenza che lui stesso aveva calpestato, come dissero poi i Piagnoni, seguaci del frate, e lo esortò ad accettare la morte imminente: «Niente mi potrebbe essere più dolce se così è stabilito da Dio», rispose il Medici fiaccato dalla gotta e dai dolori e tutti nella villa di Careggi compresero che il suo tempo era fuggito. Nella notte di quello stesso 8 aprile il Magnifico morì.

4. Continua. Le precedenti puntate 8, 16 e 27 dicembre.

Tra una trattativa e l’altra, una manovra per accrescere il potere o difendersi dai rivali. Amava essere protagonis­ta ai banchetti e nelle giostre Si mostrava spesso assieme al fratello Giuliano, anche lui cavaliere

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Il volto di Lorenzo de’ Medici poco più che bambino nella «Cavalcata dei Magi» di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi
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Protagonis­ti Foto grande in alto Ottavio Vannini «Michelange­lo mostra a Lorenzo la testa di un fauno», Qui sopra la villa di Careggi

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