Rossi, al lavoro per Nardella
«Ci sono differenze tra me e il sindaco, ma a Firenze deve vincere il centrosinistra»
«La Lega non può parlare con lingua biforcuta: sulla costa è contro l’aeroporto di Firenze, poi Matteo Salvini viene a Firenze a blandire gli imprenditori». Il presidente toscano Enrico Rossi chiede al governo di muoversi, sulle infrastrutture: «Nonostante le mie lettere e incontri, è tutto fermo: al 4 marzo scorso, dalle Politiche». Rossi chiede anche una lista per le Europee «contro la Santa Alleanza sovranista». A Firenze, per le comunali «lavorerò per far vincere il centrosinsistra, nonostante le differenze con il sindaco Nardella».
«Il dossier delle infrastrutture? È tutto fermo. Dal 4 marzo scorso...». Il governatore Enrico Rossi parla del presente, tra le polemiche sulla legge sui diritti dei migranti, sanità e infrastrutture. Ma anche del futuro, a partire dalle comunali a Firenze: «Mi impegnerò per il centrosinistra».
Governatore, la legge regionale per dare assistenza a tutti i migranti si è incagliata: lei aveva annunciato l’iter di urgenza, ma la commissione Sanità ha rinviato l’approvazione perché mancava il parere di legittimità dell’ufficio legale. Troppa fretta, problemi giuridici?
«Ringrazio gli esponenti del Pd che hanno deciso di mettere la legge all’ordine del giorno. È legittimo che l’opposizione chieda un parere di legittimità. Ma è una polemica assurda. La legge nulla toglie e nulla aggiunge a quanto già è noto: la Corte Costituzionale ha più volte sentenziato che esiste un nucleo di diritti fondamentali che attengono alle persone, al di là del loro status giuridico di cittadinanza. Sono diritti “samaritani”: cure essenziali, un tetto, una minestra calda, l’istruzione. Non è una legge per i migranti, è per tutti».
Politicamente la legge è una risposta al decreto sicurezza di Salvini. Sull’immigrazione la sinistra ha perduto consensi proprio a favore della Lega. Perché ha scelto di riaprire questo fronte?
«La sinistra è stata troppo timida in questi anni e io sono convinto che la battaglia vada fatta perché Salvini calpesta i fondamenti della nostra civiltà. A sinistra non si doveva parlare solo di accoglienza ma praticare l’integrazione».
Proprio sull’integrazione, però, scarseggiano le idee, a destra come a sinistra...
«Ho una serie di lettere, inviate agli ex ministri dell’Interno Alfano e Minniti, nei quali spiegavo che stavano organizzando scientificamente il disastro: era un errore affidare alle Prefetture l’accoglienza in grandi centri, senza controllo sociale delle istituzioni democratiche e locali. Si è lasciato bighellonare persone per intere giornate, abbandonate a se stesse. Bastava inventare qualcosa sul fronte del lavoro».
Lavori socialmente utili? «Bastava una attività socialmente utile. Questo lavoro doveva essere affidato ai Comuni. Invece, niente».
Alfano e Minniti le hanno risposto?
«Mai. Ora però è peggio: Salvini aumenta il numero degli irregolari col suo decreto. Ha dichiarato apertamente che non riuscirà a mantenere la promessa, fatta per avere tanti voti, di rimpatriare 600 mila irregolari. I dati dimostrano il contrario. Se si fosse dato retta al progetto di legge Bonino, avremmo stabilizzato un processo di emersione e avremmo persino guadagnato di più dalle tasse».
Salvini le ha inviato la richiesta per aprire il Centro per i rimpatri in Toscana?
«No: è una delle solite chiacchiere che Salvini ripete per fare propaganda».
Si aspetta lo faccia durante la campagna elettorale?
«Se arriva la lettera, seguirò la procedura di legge, cioè sarà il sindaco interessato ad esprimere il parere. Io sono per l’ordine: per questo sono stato uno dei primi a parlare di presidi di polizia nei quartieri. A Prato abbiamo rigirato come un calzino 8 mila aziende per la sicurezza sul lavoro. Invece, Salvini abolisce l’obbligo di residenza per i migranti, una follia: ci sarà meno controllo del territorio, meno vaccinazioni, solo per fare due esempi».
Altro scontro con la Lega: il caso della Normale. Lei ha parlato di «epurazione» peggiore di quelle del periodo fascista. Non è un esagerato?
«Confermo: neanche il fascismo aveva osato tanto. Non entro nel merito della decisione della succursale a Napoli della Normale, ma trovo inquietante che una riunione con un sindaco leghista, un deputato leghista, un ministro termini con un comunicato. Con una nota si è abolito un progetto autonomamente discusso dal capo dei rettori e dal direttore della Normale. Si viola l’autonomia delle istituzioni universitarie con un rigurgito di campanilismo».
Barone si è dimesso per i contrasti con studenti e professori, non per i leghisti...
«Io mi fermo qui: credo fosse opportuna una forte reazione contro il ministro. Mentre la Regione ha sempre aiutato la Normale, perché è una istituzione importantissima, senza mai chiedere nulla».
Sanità: in 5 anni quella toscana è scesa dalla prima posizione alla quarta nella classifica dei livelli essenziali di assistenza e molti medici, ultimo il super chirurgo Pier Luigi Stefàno, denunciano turni di lavoro massacranti e mancanza di risorse. Il modello virtuoso toscano è finito?
«No: siamo terzi, Veneto e Emilia Romagna sono a pari. Può capitare qualche sbalzo ma siamo ancora al top. Dobbiamo recuperare sulle cure palliative, una cosa che mi fa veramente arrabbiare. Sullo sforamento della spesa farmaceutica stiamo intervenendo».
Contro il Carroccio I leghisti della costa sono contro Peretola, poi però Salvini va Firenze e blandisce gli imprenditori
Le elezioni a Firenze Partita difficile, io spingerò per far vincere il centrosinistra, anche se ci sono differenze tra me e il sindaco
Altro fronte di scontro con la Lega: le infrastrutture, a partire dall’aeroporto di Firenze...
«La Lega non può parlare con lingua biforcuta: il partito della costa è contro l’aeroporto, Salvini invece a Firenze blandisce gli imprenditori. La Lega in Toscana non è una forza di governo. Abbiamo un nucleo di infrastrutture indispensabili: Tirrenica, terza corsia A1 e A11, sottoattraversamento e stazione Foster per liberare i binari ai treni regionali, e non un nuovo aeroporto, ma un ammodernamento di quello di Firenze. Il 13 settembre scorso ho parlato col ministro dei Trasporti Toninelli, ho esposto priorità e problemi, poi ho inviato lettere. Nessuna risposta. Ora si sente dire dal governo che forse se ne riparla dopo le Europee: il problema è che è tutto fermo dalle Politiche. Questo governo non può parlare di infrastrutture perché si divide: ma così si perde tempo e soldi. E il Paese sta andando in recessione».
Un anno fa lei uscì dal Pd e contribuì a creare Mdp. I Democratici sono in crisi dalle elezioni e la sinistra è stata praticamente cancellata. Pentito di quella scelta?
«Pentito no: noi abbiamo fallito, ma domando a chi è rimasto nel Pd cosa ha fatto per evitare la più grande sconfitta della sinistra, non certo imputabile a noi». È possibile un suo ritorno nel Pd? E sì, a che condizioni?
«Ormai, di Pd e basta non ne parla più nessuno: non ne parlano i due principali candidati al congresso, Zingaretti e Martina. Ho apprezzato la loro apertura ad una lista condivisa alle Europee, rimette in gioco tutti per costruire un soggetto, o almeno una lista, alternativo a Lega e 5 Stelle. Senza rinunciare a cosa siamo, si formi una federazione di forze composta da sinistra, cattolici democratici, liberaldemocratici che rispettandosi abbia un programma alternativo e riponga al centro gli interessi dei gruppi sociali che la crisi ha ferito, contro la Santa Alleanza reazionaria che si sta formando in Europa tra nazionalpopulisti e xenofobi. Ah, ovviamente, io resto a fare il presidente della Regione, se me lo permetteranno, fino al 2020». Come vede la partita elettorale a Firenze?
«Difficile. Per quel poco che posso fare spingerò per far vincere il centrosinistra». Appoggerà Nardella?
«Ci sono differenze tra me e Nardella, come ci sono intese su molte cose concrete come la tramvia: quella verso Bagno a Ripoli si farà grazie ai fondi europei che passano dalla Regione. Ma credo che ci siano più differenze tra me e un candidato del centrodestra che con Nardella. Forse è il momento in cui tutti si debba riflettere, anche Nardella».
Quali sono gli impegni dell’ultimo scorcio di legislatura regionale?
«Rifiuti ed economia circolare, su questo vorrei lasciare un segno. E rilanciare la sanità, soprattutto nella gestione. Abbiamo pronto il nuovo piano sanitario regionale. E sull’infrastrutture».
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