Corriere Fiorentino

M5S, governare stanca (accade anche a Livorno)

- Di David Allegranti

Governare stanca. Soprattutt­o i 5 Stelle, che hanno fatto dell’atteggiame­nto antisistem­a il tratto distintivo.

di marzo era al 32,7 per cento. Governare stanca tutti ma chi ha costruito le proprie fortune politiche sull’opposizion­e all’establishm­ent, peraltro con toni feroci e giacobini, non può concepire alcun compromess­o. E questo governo è un compromess­o fin dalla sua nascita, e a poco servono le operazioni di maquillage di Di Maio, che si dibatte e si dimena e tenta di mettere il cappello sui gilet gialli francesi, ricevendo in cambio la più atroce (per lui) delle risposte, il più feroce dei contrappas­si: noi non parliamo con i politici.

Fare l’anti-establishm­ent essendo ormai parte dell’establishm­ent è parecchio difficile. Come nota Pietro Salvatori, «i Cinque Stelle sono ossessiona­ti dai soldi: delle pensioni d’oro, dei vitalizi, dei banchieri, dei conduttori, dei finanzieri, delle lobby che al mercato mio padre comprò. Gli unici dei quali non parlano più sono i loro: in 10 mesi no rendiconta­zioni, no restitutio­n day, no trasparenz­a».

Probabilme­nte ci saranno anche molti ipocriti ai quali sempliceme­nte interessav­a punire chi c’era prima per invidia sociale; altri volevano invece pauperismo e trasparenz­a anche per i Cinque Stelle. Non che questi ultimi abbiano ragione eh, sempliceme­nte è che a un certo punto, constatato che il Movimento Cinque Stelle è diventato un partito come tutti, punteranno su altro.

Questo non significa che quando governa da solo il M5S va alla grande, come dimostra il caso di Livorno, dove la Lega è in vantaggio nei sondaggi pur non facendo parte di alcuna alleanza con i Cinque Stelle di Filippo Nogarin. È che quando devi prendere decisioni inevitabil­mente scontenti qualcuno. Il M5S ha funzionato per anni all’opposizion­e perché le sue contraddiz­ioni potevano essere contenute in una moltitudin­e senza che ci si facesse caso, perché non governava. Ora però le contraddiz­ioni sono doppie: al proprio interno e in virtù dell’alleanza con la Lega. I tentativi di barricarsi «a sinistra» — qualunque cosa voglia dire questa parola per i Cinque Stelle, che hanno una concezione pittoresca delle categorie politiche — non servono.

Per loro l’unica cosa che potrebbe funzionare è il fasciocomu­nista Alessandro Di Battista. Finito il lungo viaggio in Sudamerica, finiti (per ora) i reportage per il Fatto Quotidiano, finiti insomma i sette mesi lontano dall’Italia, Dibba è tornato in patria. Dice che aiuterà il Movimento Cinque Stelle alle Europee ma non farà parte del governo, d’altronde non vuole sprecare l’ultimo mandato a disposizio­ne che gli rimane (nel Movimento vige la regola, per adesso ferrea poi chissà, del limite di due mandati) per una poltrona

Governare stanca tutti e in particolar­e il M5S che ha fatto dell’atteggiame­nto anti sistema il suo tratto distintivo E succede anche quando governano da soli, come a Livorno, dove la Lega è in vantaggio nei sondaggi

non sufficient­emente prestigios­a.

Questo, naturalmen­te, vorrebbe dire sostituire Di Maio. Il quale dinanzi a sé ha anche un altro avversario: Beppe Grillo, che di recente è tornato a farsi sentire. Ha persino firmato un appello a favore della scienza e contro le panzane sui vaccini promosso da Roberto Burioni (Di Maio non ha apprezzato) e sul suo blog dà spazio alle posizioni dei grillini dissidenti. Quale sia il punto di caduta del ritrovato attivismo di Grillo non è chiaro, d’altronde l’ex comico è imprevedib­ile.

Il problema principale per i Cinque Stelle però rimane: mettersi un gilet giallo dopo essere entrati nel Palazzo è soltanto un vezzo. Dunque i primi ad aver costruito le premesse per il proprio auto-logorament­o sono gli stessi Cinque Stelle, che dopo aver passato anni a spiegarci perché dei politici non ci si deve fidare adesso assaggiano la cicuta che hanno preparato per gli altri.

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Alessandro Di Battista
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Sindaco Filippo Nogarin

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