Addio a Guasti, lo scultore col sorriso Disegnò la statua-fontana dell’A1
È scomparso a Bagno a Ripoli a 94 anni. Le sue opere adornano le piazze di tutto il territorio
Il maestro fiorentino Marcello Guasti, pittore, incisore e scultore residente a Bagno a Ripoli dagli anni Settanta, è scomparso venerdì all’età di 94 anni. Personaggio estroverso, aggrappato al fedele bastone col quale si mostrava in pubblico, artisticamente attivo fino all’ultimo come prova la sua residenza — condivisa con la moglie e scultrice Artemisia — immersa nella campagna ripolese e costellata da forme geometriche modellate. Utensili, cimeli, bozze, gli amati cani e gatti, alcuni scodinzolanti nel cortile, altri in forma di statua.
Era nato a Firenze il 17 novembre 1924, fu allievo dell’incisore Pietro Parigi e amico di Ottone Rosai. Si è avvicinato all’arte con incisioni giovanili prima di farsi conoscere come pittore, xilografo, scultore attento al rigore formale. E poi docente all’Accademia delle Arti del Disegno che ora piange la scomparsa del «decano della Classe di Scultura». Tra i soggetti ricorrenti nella sua arte si annoverano gatti, barche e renaioli, alberi stilizzati: il più noto è l’«Albero dell’Universo» inaugurato a Figline Val d’Arno nel 2011, dedicato ai 206 caduti figlinesi della Grande Guerra. Era legatissimo al territorio e ai temi della memoria, molti suoi lavori adornano, con alterne fortune, giardini e piazze di Firenze e dintorni. Tra i più rinomati: il monumento ai 39 partigiani caduti a Pian d’Albero in piazza Elia dalla Costa, il monumento «Ai tre carabinieri» a Fiesole del 1964, l’«Ulivo sotto l’arcobaleno» e la «Croce della passione» a Bagno a Ripoli.
Nel 1948, nel 1956 e nel 2011 ha esposto alla Biennale di Venezia e sempre nel 2011 ha ricevuto il premio «Arti dei Fiorentini nel mondo», per aver esportato la sua arte in Repubblica Ceca e Germania.
Guasti era anche noto per essere un personaggio scanzonato e senza peli sulla lingua: a Firenze, in un rapporto di amore-odio, contestava l’incapacità di valorizzare gli artisti contemporanei, specialmente locali. «Non ci considerano», diceva. Il suo rammarico più grande, mai sanato per cause legate all’amministrazione, è la fontana «Terra Aria Acqua Fuoco», visibile all’uscita dell’autostrada di Impruneta dal 1995: uno gnomone inclinato di 11 metri che dovrebbe versare acqua in moto perpetuo. Riattivata nel 2015, il flusso — in carico alle istituzioni — si è interrotto pochi mesi dopo, prosciugando il monumento del suo elemento dinamico e identificativo. «Solo poche settimane fa sono andato a casa sua per parlare di una scultura per il giardino dei Ponti — ha ricordato il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini — un olivo, tratto distintivo dell’identità delle nostre colline, da installare proprio dove viene ospitato Prim.Olio. Nonostante le sue condizioni di salute già non fossero buone, mi ha colpito l’energia, il suo spirito, la voglia di fare, creare, studiare e lavorare, più forte di tutto».
Da tempo, aveva appeso sul camino della propria abitazione un’emblematica lapide autoprodotta, da completare. I funerali si terranno nella chiesa di S. Stefano a Paterno, Bagno a Ripoli, martedì alle 10.
Arte e memoria All’uscita del casello Impruneta la sua opera più rappresentativa, al centro della rotonda