La lettera della Bce fa crollare il titolo Banca giù del 10%
A fine giornata perdita del 10%. Il peso della svalutazione dei crediti deteriorati
Monte dei Paschi sprofonda SIENA in borsa dopo il giudizio della Bce sui progressi del piano concordato con le autorità europee, ma da Siena gettano acqua sul fuoco. La pubblicazione della bozza di Srep (il «processo di revisione e valutazione prudenziale») della Bce nella tarda serata di venerdì scorso ha fatto sentire il suo impatto sul Monte ieri mattina all’apertura della Borsa, con il titolo che non è riuscito a fare prezzo in avvio e ha archiviato la seduta dopo aver perso il 10%.
A pesare sulle azioni le prime stime degli analisti, secondo i quali la raccomandazione della Bce di svalutare completamente sia i flussi che gli stock di crediti deteriorati entro il 2026 potrebbe pesare fino a 8,7 miliardi sui conti della banca di Siena. Dalle parti della Rocca, però, non c’è eccessiva preoccupazione. «L’impatto sarebbe realtà modesto — ragiona una fonte familiare con la vicenda — se consideriamo che dei 15 miliardi di Npl del Monte, il 60% è coperto, ne resterebbero da vendere circa 6 miliardi in otto anni: un traguardo non impossibile per una banca che ne ha venuti 3,5 miliardi in un anno solo». Il Monte, infatti, ha comunicato a inizio gennaio di aver venduto oltre tre miliardi e mezzo di deteriorati nel corso del 2018, posizionandosi in anticipo rispetto alla tabella di marcia concordata con le autorità europee. La botta dai mercati però è arrivata e ha colpito Siena che ha comunicato la bozza di Srep perché sta valutando la possibilità di emettere un covered bond in questa settimana: bond che alla fine potrebbe anche non essere emesso, ma ha esposto Siena a contraccolpi evitati dalle altre banche italiane che non hanno pubblicato la bozza ricevuta in dicembre. Se però la Consob a questo punto decidesse di chiedere a tutti gli istituti italiani la pubblicazione del documento, Siena potrebbe trovarsi in buona compagnia: infatti c’è ancora da capire — come hanno sottolineato ieri gli analisti di Mediobanca — se il «pugno duro» dell’Europa sulla gestione degli Npl si applichi solo al Monte (in una logica «caso per caso») o a tutte le banche italiane.
L’altro punto debole evidenziato dal supervisore europeo è legato alla capacità del Monte di conseguire gli obiettivi del piano di ristrutturazione: la redditività è inferiore agli obiettivi del piano e desta preoccupazione la capacità della banca di attuare con successo la propria strategia di raccolta. Un quadro complesso, con il quale però devono confrontarsi tutte le banche italiane, non solo quella di Siena.