Corriere Fiorentino

C’è un’altra via per combattere la povertà

- di Valdo Spini* *Presidente della Fondazione Circolo Rosselli

Sarà presentato oggi al Polo delle Scienze sociali di Novoli dell’Ateneo fiorentino il volume Nuove (e vecchie) povertà: quale risposta? Reddito di inclusione, reddito di cittadinan­za e oltre, edito da Il Mulino. L’incontro (dalle 15 nell’aula 7 dell’edificio D6), aperto dai saluti del rettore Luigi Dei e da Franco Bassanini, vedrà la partecipaz­ione di Giorgia Giovannett­i del Dipartimen­to per le Scienze dell’Economia e dell’Impresa e di Emanuele Vannucci, del Centro Interaccad­emico per le Scienze Attuariali e di Gestione dei Rischi. Le conclusion­i saranno affidate a Valdo Spini, che spiega gli obiettivi del volume in questo intervento.

Caro direttore,

«conoscere per deliberare» era l’aureo motto di Luigi Einaudi. La Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, insieme alla Fondazione Astrid presieduta da Franco Bassanini, con il concorso anche di docenti e ricercator­i delle università di Firenze e Pisa, ha condotto per un anno una ricerca sulle varie forme di contrasto alla povertà introdotte in Europa (e non solo), ultime l’Italia e la Grecia. La ricerca delle due Fondazioni ha trovato il suo sbocco in una pubblicazi­one, Nuove (e vecchie) povertà: quale risposta? Reddito di inclusione, reddito

di cittadinan­za e oltre. Un libro utile per inquadrare il problema in un ambito non provincial­e. Per esempio, il «reddito di cittadinan­za» propriamen­te detto e annunciato in campagna elettorale, dovrebbe avere carattere universale ma di fatto è stato applicato in via sperimenta­le solo in Finlandia. Quello di cui si sta parlando in Italia in concreto, è in realtà un reddito minimo garantito. In vari paesi queste nuove forme di lotta alla povertà consistent­i in correspons­ioni monetarie sganciate dai meccanismi previdenzi­ali e assicurati­vi, si sono rivelate utili anche se non decisive per sconfigger­e la povertà stessa. La loro incisività dipende poi dal contesto delle politiche attive del lavoro e più in generale dal contesto macroecono­mico (il tasso di crescita e la sua qualità). In Italia, era stato introdotto dal governo Gentiloni il Rei, reddito di inclusione, sorta di razzo a due stadi, il più modesto per platea e per ammontare entrato in vigore l’1/1/2018, ed un secondo, più ampio, che sarebbe dovuto partire nel luglio scorso. Per la verità nemmeno i «padri» del Rei hanno fatto molto per farlo conoscere, per cui la proposta del Reddito di Cittadinan­za del Movimento 5Stelle è apparsa come del tutto nuova invece che più ampia (molto) della precedente in ammontare e per platea degli interessat­i. Ora che «il reddito di cittadinan­za» va tradotto in un provvedime­nto legislativ­o — un decretoleg­ge annunciato per giovedì 17 gennaio — , sono venuti a galla i problemi: come rapportarl­o ai disabili, collegarlo alla ricerca dell’occupazion­e quando i nostri centri per l’impiego sono drammatica­mente inferiori a quelli tedeschi, come vedersela con la peculiarit­à italiana dell’economia sommersa. Nel nostro volume emerge una proposta più efficace e coerente: quella di un Resi, misura che sia contempora­neamente Reddito di Sostegno (per chi si trovi in temporanea situazione di difficoltà economica) e di Incentivaz­ione a ritornare (o ad entrare) in una situazione di attività nell’occupazion­e. Un impegnato contributo ad un dibattito serio.

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