Un Otello, per luci e voci
Stasera al Teatro del Giglio Cristina Muti firma la regia dell’opera di Giuseppe Verdi: «I giovani cantanti li ho scelti io uno a uno. In scena solo loro e un semplice lighting design»
«Perché ancora Verdi? Ma perché Verdi non basta mai!». Ride con entusiasmo Cristina Mazzavillani Muti quando parliamo di Otello, capolavoro della maturità di Verdi; del titolo, a lei caro, ha firmato una regia che ora arriva, in esclusiva toscana, al Teatro del Giglio di Lucca (oggi, ore 20.30 e domenica, ore 16).
Nicola Paszkowski dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (creatura prediletta del maestro Muti), il cast di voci schiera i nomi di Mikheil Sheshaberidze (Otello), Luca Micheletti (Jago) ed Elisa Balbo (Desdemona), con Giuseppe Tommaso (Cassio), Giacomo Leone (Roderigo), Ion Stancu (Lodovico), Paolo Gatti (Montano), Antonella Carpenito (Emilia), Andrea Pistolesi (l’Araldo). In scena anche il Coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini e quello di Voci Bianche Teatro del Giglio e Cappella Santa Cecilia di Lucca. È una produzione (del 2013) del Ravenna Festival, con il quale il Teatro del Giglio vanta una collaborazione
dai primi anni del 2000, quando Lucca ospitò il Nabucco dato a Ravenna e il Teatro Alighieri mise in scena Il cappello di paglia di Firenze nato al Giglio; qui, Otello riappare dopo un’assenza di 55 anni. A cantare il ruolo del titolo allora Mario Del Monaco. «Questo allestimento di
Otello si spiega come parte integrante e conclusiva della trilogia verdiana presentata ad autunno scorso a Ravenna: Nabucco, Rigoletto, Otello»,
ci spiega con affabilità Cristina Mazzavillani, regista, anima del Ravenna Festival, moglie di Riccardo Muti. E prosegue: «Si tratta di un excursus nella vita di Verdi. Nabucco è l’opera che lo riporta alla fede nel teatro musicale, dopo una crisi creativa e gravi lutti familiari. Rigoletto è il capolavoro della maturità artistica, e l’ho immaginato immerso nei colori dei dipinti del Mantegna, per evocare la sontuosa corte di Mantova che però, sulla scena, si riflette in un ambiguo gioco di specchi. Otello è un altro capolavoro, appartiene all’ultimo Verdi, ed è il frutto dell’ amore del musicista per Shakespeare: è la dedica a un grande drammaturgo di un compositore che ha raggiunto un’importante maturità drammaturgica».
«L’opera — spiega Cristina Muti — si concentra sull’individualità del personaggio, inteso come uomo che, nelle sue infinite sfaccettature, può essere tutto e il contrario di tutto». Nella realtà concreta del palcoscenico prosegue: «In quest’Otello non esistono colori: esiste un chiaroscuro di giochi di luci, realizzate dal light designer Vincent Longuemare, che veste i personaggi con un’essenzialità che ne fa capire caratteri e parole. Gli spettatori saranno come colpiti da queste schegge di luci che trafiggono i personaggi». Fin dal primo titolo d’opera di cui ha curato la regia, I Capuleti e i Montecchi di Bellini, Cristina Muti ama servirsi delle tecnologie multimediali («sono linguaggi che possono avvicinare i giovani all’opera e che ci fanno ritrovare da adulti lo stupore dei bambini»), ma stavolta le video proiezioni non ci saranno: «lo spettacolo punta all’essenzialità, c’è solo una grande gradinata. Anche i costumi, di Alessandro Lai, sono semplici mantelli e tuniche, pur ricordando l’epoca».
I cantanti saranno gli stessi del Teatro Alighieri: «tutti al loro debutto, tutti straordinari. Luca Micheletti, nelle vesti di Jago, è addirittura al debutto come cantante: nasce infatti come attore. L’ho conosciuto per caso, stava in silenzio da una parte. Un talento magnifico». Ed è lei stessa a selezionare i cantanti: «li ascolto uno a uno, li scelgo in base alla capacità attoriale e alla possibilità di sviluppo della vocalità. E ascolto soprattutto quelli che non hanno manager e agenti». Una dedizione ai giovani, la sua, che nasce come reazione alle incertezze provate sulla propria pelle dopo gli studi. Il ricordo corre a quando Cristina Mazzavillani iniziò a cantare, proprio a Lucca. «La baronessa Dorothy Lanni della Quara, presidente della Gioventù Musicale d’Italia, credeva molto in Riccardo e me», racconta. «Avevo una ventina d’anni, e, mandata a Lucca, cantai un programma per l’epoca coraggioso, con spirituals affiancati a Schubert, Schumann e Brahms. Riccardo venne spinto a partecipare al Premio Cantelli. Non aveva un’orchestra con la quale prepararsi, ne fu trovata una sul momento: un’orchestra di militari. E, per di più, si trovava a Praga!».
Scouting
I cantanti sono tutti al loro debutto Luca Micheletti, nelle vesti di Jago, è addirittura al debutto come cantante: lui nasce infatti come attore