Stregati da Muriel
Due prodezze del colombiano non bastano a conquistare i tre punti Troppi gli errori della difesa Pioli: un’altra gara di rimpianti
Vibra, il Franchi. Sussulta di emozioni forti. E si alza in piedi come non accadeva da tempo. Tutti scossi da Muriel, capace di regalare gol da Fenomeno (che il riferimento sia a Pepito, o al brasiliano, va bene comunque) che, da queste parti, non si vedevano da un pezzo. Come un urlo, il colombiano, in grado di squarciare il calcio sussurrato degli ultimi tempi. Anche così il Franchi riprende vita per poi emozionarsi, per il gol di Pezzella e per quella fascia alta verso il cielo. Brividi, gioia, sentimento, passione.
Dentro quella fascia, c’è l’anima di una squadra capace di tutto, e il contrario di tutto. E allora, non poteva che finire così. Fiorentina-Sampdoria è il racconto di un gruppo di ragazzi incapace di mollare. Perché loro giocano «per qualcuno, e non per qualcosa» e Davide, ieri, sarebbe stato fiero di loro. Certo. Magari, con calma, li avrebbe pure strigliati. Perché questo folle 3-3 non è che l’ultima dimostrazione di come si possano buttar via punti. «Non voglio che questo campionato venga ricordato come quello dei rimpianti», disse qualche settimana fa Pioli. E invece, questo è, per ora. E il girone di ritorno è iniziato esattamente da dove era finito quello d’andata. Da una squadra che controlla, gestisce, crea occasioni, a tratti diverte ma, in mezzo a tante cose positive, infila sempre qualche errore (grave) di troppo.
E così, la classifica, resta quella. Ingiusta, forse, ma tant’è. La Fiorentina è decima, fatica a vincere (già 9 i pareggi, come solo il Torino), e vede la zona Euro allontanarsi sempre di più. Sono quattro, ora, i punti dal sesto posto. Niente di irrimediabile, ancora, ma le domeniche passano, e le occasioni per accorciare diminuiscono. «È vero — ha commentato a fine partita Pioli — anche stavolta usciamo dal campo con dei rimpianti ma voglio concentrarmi sulla crescita della squadra, anche se non stanno arrivando i risultati che meriteremmo». Eppure, se certi errori si ripetono, significa che i difetti ci sono. Non è un «caso», per intendersi, ma un limite preciso. Chiaro. Gol sbagliati, svarioni
Arbitro e polemiche
Il tecnico: l’espulsione ha condizionato la gara Corvino: allora anche Ramirez era da rosso
improvvisi, follie. Ogni maledetta domenica c’è sempre qualcosa che impedisce alla Fiorentina di tornarsene a casa senza qualche rimorso. Con la Sampdoria, tra l’altro, è stato un mix. Prima Simeone che, e ormai sta diventando una spiacevole abitudine, si divora un paio di gol fatti. Poi Edimilson, che si dimentica di essere già ammonito (anche se sul primo giallo si c’è molto da discutere) e si fa cacciare al 39’, e infine Vitor Hugo, e il suo inspiegabile fallo di mano che regala a Quagliarella il rigore del 2-2.
Erroracci che, appunto, hanno compromesso una partita dominata praticamente dall’inizio alla fine nella quale Pioli aveva puntato, fin dall’inizio, sul nuovo «tridentone»: Chiesa, Simeone, Muriel. Tutti insieme, dal primo minuto, e la sensazione (forte) che il gioco ne abbia (positivamente) risentito. Perché i tre si aiutano a vicenda, offrono maggiori soluzioni ai centrocampisti e perché, soprattutto, il colombiano è qualcosa di più. Una specie di turbo. Un alieno, atterrato sul Franchi per sconvolgere gli equilibri di una squadra troppo spesso uguale a se stessa. Basta ripensare ai due gol di ieri (il primo per l’1-0, il secondo per il 2-1), letteralmente inventati dal nulla. Uno schema a parte. Del resto, lo hanno preso per questo. Peccato che nel mezzo, e prima del definitivo 3-3 di Pezzella, ci sia stato tutto il resto. Si torna sempre lì. «Potevamo raddoppiare, essere più precisi». In sintesi. «Dobbiamo imparare ad essere più attenti negli episodi decisivi». Normale, forse, per una squadra così giovane. Certo, ieri pomeriggio, ci si è messo anche l’arbitro. Una gestione, quella di Di Bello, più che discutibile. Ramirez, per esempio, meritava il rosso (almeno) quanto Fernandes. E la punizione dell’1-1 (firmata, guarda un po’, proprio dall’uruguaiano) non c’era. «L’espulsione ha cambiato la partita — ha commentato Pioli — ma non ne voglio parlare», ha glissato stavolta Pioli. «Non trovo giusto poter mandare a quel paese l’arbitro (riferimento a Ramirez n.d.r.) senza che venga preso un provvedimento», ha attaccato invece Corvino.
Recriminazioni, errori, sprechi. In due parole: la Fiorentina. La stessa, però, che contro tutti (anche contro se stessa) si aggrappa al cuore, al carattere, reagisce e alza, stretta forte in pugno, quella fascia. Del resto, lo aveva detto Pezzella. «Lì dentro, c’è tutto quello che siamo».