Bambini legati o sul terrazzo al gelo Arrestata la maestra della casa-nido La struttura era in convenzione con il Comune, lei aveva precedenti di polizia. «Ma non siamo autorizzati a chiedere il casellario giudiziario»
Siena, fermata in flagranza di reato. L’inchiesta nata dalla denuncia di due mamme
Hanno finto una fuga di gas e sono entrati al nido domiciliare «Tata Patrizia». A questo punto i carabinieri del Nucleo investigativo e del Nucleo ispettorato del lavoro hanno piazzato, in quelle stanze, telecamere e microspie: è uscito di tutto. Bambini offesi, costretti a dormire al buio, occlusione del naso. «Per costringere ad aprire la bocca e a mangiare», annota il gip nella convalida dell’arresto.
Patrizia Modotto, 52 anni, originaria di Milano (con precedenti di polizia), titolare dell’asilo in via Carlo Pisacane a Siena, è ora ai domiciliari dopo che venerdì i carabinieri, coordinati dal pm Silvia Benetti, l’hanno arrestata in flagranza di reato: gli investigatori hanno sentito che stava per mettere un bimbo di sei mesi fuori dal terrazzo. Maltrattamenti a familiari e conviventi: queste le accuse per la donna che aveva organizzato nella sua abitazione un «nido domiciliare« per bambini fra i 6 mesi e i 3 anni. I carabinieri hanno iniziato a fare i primi accertamenti, dopo la denuncia di due mamme e di una ex collaboratrice della donna. Il ritratto della donna, che emerge dagli atti dell’inchiesta, è ben diverso da quello che lei scriveva sul proprio account Facebook: «Sono un’educatrice filo-montessoriana, mamma (e vedova) di tre figli da me cresciuti con grande senso del dovere. Ho scelto di diventare una tata perché vorrei continuare a trasmettere il mio contributo educativo e di amore a tutti i bimbi». Per rassicurare i genitori la donna inviava loro su whatsapp foto e video artefatti che ritraevano i bambini sereni. Agli stessi genitori veniva vietato di entrare nell’asilo domiciliare «per motivi igienici» e quando andavano a riprendere i figli dovevano comunicare l’arrivo tramite un messaggio whatsapp.
Quello che le microspie hanno registrato è ben diverso. Ai bambini, dai sei mesi ai tre anni, «infliggeva plurime mortificazioni rivolgendosi — si legge nell’atto di convalida — espressioni tipo romp... (omissis, ndr), vaff (omissis,
ndr), stai zitto perché ora mi in... (omissis, ndr), smettila sei un ignorante come un ciuco, ma te guarda se io mi devo far mettere sotto da una bambina di sei mesi». In un caso è arrivata — secondo l’accusa — a legare una bambina che non voleva dormire. Più di una volta ha usato l’espressione «terrone» per offendere dei bambini. Alla donna ogni giorno venivano affidati da 3 a 7 bambini piccolissimi e i genitori dovevano pagare una retta mensile di 600 euro o una tariffa oraria di 7 euro.
Ora i carabinieri del Nas e del Nil andranno a verificare i permessi ottenuti dall’Asl e la convenzione col Comune che era stata autorizzata il 10 gennaio scorso. «Noi non siamo autorizzati a chiedere il casellario giudiziario — afferma Clio Biondi Santi, assessore comunale all’Istruzione — Lo scorso maggio si è tenuta la conferenza dei servizi che ha stabilito di poter procedere con il rilascio dell’idoneità». I carabinieri stanno valutando la posizione della collaboratrice della Modotto che, per il momento, è rimasta fuori dall’indagine.
Le autorizzazioni