L’UOVO E LA GALLINA
La condizione del gestore di un locale, in particolare di una discoteca, è sempre imbarazzante. Se inibisce l’ingresso a determinate categorie rischia l’accusa di comportamenti discriminatori; se non lo fa, può rispondere, in base al principio della responsabilità oggettiva, del disturbo alla quiete o alla sicurezza pubbliche provocate dai suoi avventori. Per questo merita un’attenta valutazione la motivazione della sentenza con cui il Tar ha respinto la chiusura della discoteca Pink Street Club in via dei Servi, decisa dalla Questura di Firenze dopo una maxi rissa scoppiata nelle sue adiacenze che, ripresa in un video divenuto virale sul web, ha fatto non a torto scalpore.
Le motivazioni sembrano assolvere i titolari del Pink, considerati più vittime che responsabili del clima di violenza che in certe ore regna nella storica strada fiorentina. Secondo il Tar, la licenza di un locale può essere sospesa solo se al suo interno sono avvenuti gravi disordini o se sia ritrovo di pregiudicati. Nessuna delle due condizioni si verificherebbe nella fattispecie: la rissa è avvenuta fuori del locale e il Pink non è un covo di malviventi. Ma c’è anche di più: i titolari della discoteca avrebbero più volte denunciato la «situazione di pericolo» in cui versa la zona, senza ottenere grandi risultati, vista la soppressione del presidio fisso di polizia in via dei Servi, in un primo tempo presentato ai residenti come un argine al dilagare della mala movida. I rapporti di causa-effetto sono sempre difficili da definire, per lo storico come per il magistrato. Non è facile stabilire se via dei Servi sia divenuta pericolosa per la presenza di una discoteca aperta nei festivi e prefestivi sino alle ore piccole, o se il Pink non sia vittima del degrado del centro. Il sito del locale lo pubblicizza come uno spazio elegante, con una sala centrale dalle volte a botte e con un privé nel sottosuolo, non come un locale da sballo. Le cronache dello scorso anno ricordano più che altro scontri fra buttafuori e avventori indesiderati.
Resta il fatto che la presenza del locale costituisce obiettivamente un catalizzatore di elementi problematici, che si aggiungono alla fauna umana abituata a bivaccare nei dintorni nelle ore notturne, e spesso anche diurne. Nascerebbe spontanea la tentazione di liquidare la questione come un’ennesima variante della diatriba sulla primogenitura dell’uovo o della gallina, se non fosse che quella dei locali notturni è una gallina dalle uova d’oro, che rischia di far divenire di piombo le notti dei fiorentini.