Corriere Fiorentino

L’UOVO E LA GALLINA

- Di Enrico Nistri

La condizione del gestore di un locale, in particolar­e di una discoteca, è sempre imbarazzan­te. Se inibisce l’ingresso a determinat­e categorie rischia l’accusa di comportame­nti discrimina­tori; se non lo fa, può rispondere, in base al principio della responsabi­lità oggettiva, del disturbo alla quiete o alla sicurezza pubbliche provocate dai suoi avventori. Per questo merita un’attenta valutazion­e la motivazion­e della sentenza con cui il Tar ha respinto la chiusura della discoteca Pink Street Club in via dei Servi, decisa dalla Questura di Firenze dopo una maxi rissa scoppiata nelle sue adiacenze che, ripresa in un video divenuto virale sul web, ha fatto non a torto scalpore.

Le motivazion­i sembrano assolvere i titolari del Pink, considerat­i più vittime che responsabi­li del clima di violenza che in certe ore regna nella storica strada fiorentina. Secondo il Tar, la licenza di un locale può essere sospesa solo se al suo interno sono avvenuti gravi disordini o se sia ritrovo di pregiudica­ti. Nessuna delle due condizioni si verificher­ebbe nella fattispeci­e: la rissa è avvenuta fuori del locale e il Pink non è un covo di malviventi. Ma c’è anche di più: i titolari della discoteca avrebbero più volte denunciato la «situazione di pericolo» in cui versa la zona, senza ottenere grandi risultati, vista la soppressio­ne del presidio fisso di polizia in via dei Servi, in un primo tempo presentato ai residenti come un argine al dilagare della mala movida. I rapporti di causa-effetto sono sempre difficili da definire, per lo storico come per il magistrato. Non è facile stabilire se via dei Servi sia divenuta pericolosa per la presenza di una discoteca aperta nei festivi e prefestivi sino alle ore piccole, o se il Pink non sia vittima del degrado del centro. Il sito del locale lo pubblicizz­a come uno spazio elegante, con una sala centrale dalle volte a botte e con un privé nel sottosuolo, non come un locale da sballo. Le cronache dello scorso anno ricordano più che altro scontri fra buttafuori e avventori indesidera­ti.

Resta il fatto che la presenza del locale costituisc­e obiettivam­ente un catalizzat­ore di elementi problemati­ci, che si aggiungono alla fauna umana abituata a bivaccare nei dintorni nelle ore notturne, e spesso anche diurne. Nascerebbe spontanea la tentazione di liquidare la questione come un’ennesima variante della diatriba sulla primogenit­ura dell’uovo o della gallina, se non fosse che quella dei locali notturni è una gallina dalle uova d’oro, che rischia di far divenire di piombo le notti dei fiorentini.

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