Corriere Fiorentino

I disegni nascosti sul Paesaggio e la conferma che Leonardo era ambidestro

Disegni nascosti e conferma dell’ambidestri­a sul foglio degli Uffizi che andrà a Vinci

- Dino

Lo hanno studiato col passo dei semiologi che in ogni segno cercano un indizio e da questo indizio traggono un messaggio. Lo hanno analizzato in tanti, Cecilia Frosinini e Letizia Montalbano dell’Opificio delle Pietre Dure — coadiuvate da Roberto Bellucci del Cnr in collaboraz­ione con l’Istituto Nazionale di Fisica nucleare di Firenze — il Paesaggio di Leonardo noto come Foglio 8P che fa parte del patrimonio del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e che sarà la punta di diamante della mostra che Vinci dedica al maestro in programma dal 15 aprile quando sarà inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: Alle origini del genio è il titolo.

Da questo studio di novità ne emergono tante. E fanno luce su come e perché questo, che è il suo primo lavoro datato, (1473) fu realizzato, e soprattutt­o su quanto è contenuto nel verso del foglio finora non studiato e soggetto all’attenzione di storici dell’arte e di tecnici.

L’elemento più interessan­te, come ha spiegato Cecilia Frosinini, illustrand­o quanto è emerso dalle analisi del recto e del verso attraverso strumentaz­ioni a raggi infrarossi non invasive, è il fatto che lungi da essere uno schizzo questo disegno «ha il passo dello studio di un paesaggio su cui Leonardo tornò più volte, in fasi diverse, con l’ausilio di materiali diversi e avendo alle spalle altri materiali, forse appunti, magari perduti». Non siamo dunque di fronte a un esercizio buttato lì come se si trattasse di poche tracce da taccuino, ma al cospetto di un lavoro di analisi ragionata di quella che nel Quattrocen­to in Toscana, come nel caso illustre di Piero della Francesca, diventava prassi comune: e cioè l’abbandono dei fondi oro per passare all’ambientazi­one del soggetto in un contesto paesaggist­ico.

Che questo preciso Paesaggio sia la riproduzio­ne di quelli visti nella sua infanzia è un’ipotesi. Quella che è certa invece è la compresenz­a di vari materiali grafici con cui è realizzato, ed è una certezza scientific­a visto che a diverse esposizion­i luminose i diversi materiali hanno reagito in modi differenti, alcuni emergendo evidenti altri quasi occultando­si. Questi materiali, analizzati anche da un punto di vista chimico, risultano essere vari. Una sorta di stilo con la punta metallica è evidente in alcuni disegni geometrici sul verso. Sul recto, invece, il paesaggio fluviale con le due rive collegate dal ponte che siamo abituati a conoscere sembrano impostati a nerofumo e poi ritoccati e integrati, nella parte sinistra dove vediamo anche le alture montuose, a inchiostro. Quasi si fosse al cospetto di due paesaggi. Infine, ma stavolta sul verso e in alto a destra, emergono alcuni schizzi a pietra rossa. Il resto dei disegni di questo lato, un altro paesaggio fluviale e due figure umane, una in corsa e l’altra che rappresent­a una testa d’uomo probabilme­nte riprodotta simile nell’Adorazione dei Magi sono in nerofumo e a inchiostro. È stata questa complessit­à di materiali, che soprattutt­o sul recto fa parlare di «antologia di tecniche» a far propendere Frosisini verso la lettura di quest’opera come uno studio «su cui Leonardo tornò in diversi momenti».

Ma c’è un altro elemento di suggestion­e che emerge dalla ricerca: ed è la prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che Leonardo era ambidestro: «Se sul recto — spiega Frosinini — la scritta Dì di s(an)ta Maria delle nevi addj 5 daghossto 1473, risulta quella classica di Leonardo mancino e cioè da destra verso sinistra, sul verso troviamo un’altra frase, — Io Morando d’Antoni, sono chontento vi si legge — sempre scritta di suo pugno con lo stesso inchiostro di quell’altra ma stavolta con un andamento destrorso, cioè da sinistra verso destra». Cosa che, ci ricorda la storica dell’arte, riscontria­mo anche nella firma della Vergine delle rocce e nelle memorie di Leonardo sul padre. Anche su questa doppia capacità di scrittura la Frosinini, che ieri ha presentato i risultati degli studi con Letizia Montalbano, col sovrintend­ente dell’Opificio delle Pietre Dure Marco Ciatti e col direttore degli Uffizi Eike Schmidt, ha una sua lettura: «Leonardo — dice — che arrivò a Firenze piccolissi­mo col padre, che qui fu accudito dallo zio materno prete e frequentò una scuola d’abaco come dice anche il Vasari, fu sicurament­e “rieducato” a scrivere con la mano destra, come avveniva sino a pochi decenni fa in molte scuole, anche ai nostri bambini».

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 ??  ?? Il ricercator­e Roberto Bellucci e alle sue spalle le immagini del recto e del verso del disegno sottoposte a varie analisi con luci differenti
Il ricercator­e Roberto Bellucci e alle sue spalle le immagini del recto e del verso del disegno sottoposte a varie analisi con luci differenti
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Sopra il«recto» del «Paesaggio» Qui a sinistra il «verso»
L’opera Sopra il«recto» del «Paesaggio» Qui a sinistra il «verso»
 ??  ?? Da sinistra: Marco Ciatti, Letizia Montalbano, Cecilia Frosinini e Eike Schmidt agli Uffizi
Da sinistra: Marco Ciatti, Letizia Montalbano, Cecilia Frosinini e Eike Schmidt agli Uffizi
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