Corriere Fiorentino

Con un occhio al campo e l’altro al Franchi: le speranze dell’Empoli

- Filippo Baffa

Se Firenze aspetta notizie da New York, il futuro di Empoli passa da Milano. Perché gli Azzurri si giocano tutta la stagione in 90 minuti. Per questo in tanti si sono ritrovati per caricare la squadra nella rifinitura — ripetendo il rito che bene ha portato una settimana fa prima della gara con il Torino — e salutare la partenza del pullman di Caputo e compagni verso Milano. Solo una piccola parte però dei 1500 tifosi che oggi si moveranno in direzione San Siro: numeri da record per gli azzurri, verso la notte della verità. «Affrontiam­o una squadra importante, l’Inter, in uno stadio che contiene due volte la città di Empoli». Le parole di Andreazzol­i rendono bene l’idea delle dimensioni di una sfida che può essere condiziona­ta da tanti fattori. «Il pubblico sarà uno stimolo a fare meglio, dal punto di vista arbitrale invece li temo — mette le mani avanti l’allenatore — gli arbitri hanno un compito importante, l’errore ci sta ma siccome penso che involontar­iamente ci possa essere un condiziona­mento pretendo di essere trattato come gli avversari». Sospetti e tensione. «Fiorentina-Genoa? Non voglio nemmeno pensare facciano i conti su di noi, presumo e mi aspetto che di là vada tutto regolare. Non è un problema mio». La febbre sale, per 90 minuti non ci saranno amici, anche se la panchina nerazzurra è una piccola colonia di ex empolesi e Andreazzol­i è stato per anni il «tattico» di Spalletti. «Devo molto a Luciano, ma non so se sono qui a Empoli grazie a lui. Speriamo di essere contenti entrambi alla fine». Non mancano gli acciacchi. A parte Krunic e i lungodegen­ti Antonelli e La Gumina sono tutti disponibil­i. Recuperato Acquah, uscito durante l’ultima gara con il Torino, Maietta e Caputo stringeran­no i denti. La rifinitura non ha dato indicazion­i particolar­i: l’Empoli dovrebbe ripartire con gli undici che hanno battuto i granata.

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