Un filo profondo, dal Chianti alle Piagge
Lo chiamavano il Mucca. Verso i vent’anni Fabrizio sentì il bisogno di cambiare amicizie. Cominciò a uscire con una compagnia nuova. Entrò in una cantina in via delle Belle Donne. L’amico che era con lui lo annunciò: «Gente, c’è con me il Mucca». Da una stanza sbucò Chiara: «Il Mucca? Chi è il Mucca?». Lo guardò e sparì. Non devo aver fatto una buona impressione, pensò Fabrizio. Invece Chiara era solo timida. Scoprirono di avere molte cose in comune: nati nello stesso anno, originari di Brozzi, da piccoli abitavano a cinquanta metri di distanza, avevano lo stesso pediatra, i genitori si conoscevano bene, ma a cinque anni Fabrizio si era trasferito a Firenze (con la famiglia). Lei stava con un altro. Lui si ritrovò quasi subito innamoratissimo. Peccato fossero solo amici. Gli piacevano i suoi capelli lunghi e la sua immagine alternativa da post fricchettona con la gonna a fiori (era il 1980). Tempo dopo andarono a un concerto di David Bowie alle Cascine. Durante l’esibizione del gruppo di supporto si lanciarono in misurate effusioni. Quando apparve David Bowie dissero: «Perché non andiamo via?» e così si persero il concerto. Per di più, una volta a casa di Fabrizio non misero la musica del Duca Bianco, ma Perfect Day di Lou Reed. Però quella notte insieme li fece riflettere: «Forse non siamo solo amici» si dissero. Desideravano rispondere a questa domanda. Per anni si presero e si lasciarono. Quando non stavano
insieme facevano conoscenza con i rispettivi fidanzati senza problemi, perché c’era un filo profondo che li legava. Qualcosa che passava da cuore a cuore e andava oltre le normali circostanze amorose. Comunque sia, un giorno si rimisero insieme in modo tradizionale. Lei lavorava a Isernia come ricercatrice in campo ambientale e tornava il fine settimana. Anche lui lavorava in campo arboreo. Una domenica del 1992 giravano in macchina nel Chianti quando lui disse: «Qui bisogna decidere, o mi compro la moto o ci si sposa». La frase presupponeva due esistenze diverse. «Sposiamoci» disse lei, anche per salvarlo dai pericoli della moto. Volevano dei figli che non vennero, decisero di non forzare. Però la loro vita gli andava stretta. Aspettavano qualcosa. Ma cosa? Non erano dei grandi frequentatori della chiesa. A Fabrizio i preti non piacevano, di solito. Andava giusto alla messa di Natale in Duomo. Nel 2000 lui disse: «Vengo alla messa, ma a quella delle Piagge». Andarono e sentirono di essere arrivati a casa. Un prete che era diverso da altri preti che avevano conosciuto. Tutto aveva un senso, che sembrava collegarsi al filo profondo che li univa. Così ora sono parte attiva della comunità delle Piagge.