«È la vittoria della mia autonomia Firenze è un modello nazionale»
Il sindaco ringrazia la città: un dato clamoroso, ora completiamo il cambiamento. La telefonata di Zingaretti
Prima di arrivare in Sala d’Armi, il sindaco Dario Nardella riceve la telefonata del segretario dei Democratici Nicola Zingaretti. Che gli fa i complimenti per il «miglior successo del Pd a livello nazionale». E in un quadro non proprio stimolante, anzi preoccupante, per i Democratici, è un simbolo: è Nardella stesso a definirlo tale. Addirittura, un dato «clamoroso».
Nardella ha vinto la partita più importante, tra i Comuni al voto. Importante perché qui siamo ancora nella ex «Toscana rossa», anche se Firenze non è sempre stata guidata dalla sinistra. Fondamentale per la futura corsa alle Regionali e per il futuro del partito: qua comunque c’è il passato del Pd renziano, il presente del Pd a guida Zingaretti. Perdere sarebbe stata una sconfitta per tutti.
Il sindaco ha aspettato lo scrutinio al comitato, una caraffa di chinotto per l’attesa, in compagnia della moglie Chiara e di alcuni volontari. Quando è stato evidente che l’asticella era stata superata, ha prima brindato in via del Campofiore, poi è arrivato in Palazzo Vecchio.
«Un dato clamoroso», esordisce, confermando che le proiezioni sui risultati non lasciano dubbi, resterà lui in Sala di Cosimo I. «I fiorentini hanno deciso. Ci hanno chiesto di portare avanti un progetto di cambiamento». E tra i dati di novità, c’è anche il fatto che «mai nella storia di Firenze, da quando esiste l’elezione diretta, un sindaco è stato eletto al primo turno nel secondo mandato».
È la sua vittoria, insomma: non solo perché c’è stato un numero importante di voti solo al sindaco e di voto disgiunto (da destra e da sinistra). Ma anche perché rivendica la propria «autonomia», cresciuta da quando era (solo) il sindaco che aveva sostituito Renzi e diventata un (nuovo) programma per i prossimi 5 anni.
«Ha vinto Firenze anche questa volta. Hanno vinto i fiorentini che hanno creduto in questo cambiamento che deve ancora completarsi, deve spingersi in tutta la sua profondità ed efficacia». E aggiunge: «Quando dico ha vinto Firenze io ci credo, perché ho voluto insistere nel dire che il nostro primo partito si chiama Firenze. Abbiamo lavorato sulla nostra identità, sui nostri valori senza dimenticare il volto di una città sempre aperta, rivolta al futuro, al cambiamento, una città che è un simbolo per l’Italia». Ma c’è molto di più. Perché con il risultato di domenica, Nardella diventa uno dei punti di riferimento del Pd a livello nazionale, o almeno così potrebbe essere in questa fase in cui i propri sindaci sono l’ultimo argine dei democratici alla Lega: «Il secondo dato politico, immenso, è che qui sia alle Europee che alle Amministrative, abbiamo il Pd più forte d’Italia, ed abbiamo il più alto differenziale tra Pd e Lega che si possa registrare in una grande grandi città italiane». Nonostante, ricorda il sindaco confermato, che «la Lega ha fatto di tutto per conquistare la città. Il loro leader Matteo Salvini è venuto tre volte a Firenze, indicando Firenze come la città simbolo da espugnare: il risultato è nettissimo e chiarissimo, in tutto il significato, civico e politico».
Ora scatta la «fase due»: Nardella ha fatto importanti promesse in campagna elettorale, in campo ambientale, di infrastrutture, di cambi di passo sulla gestione della città, a partire dal nuovo sistema di raccolta rifiuti allo «scudo verde» per bloccare i mezzi inquinanti ai margini della città. «Dobbiamo far tesoro di questo consenso e utilizzarlo per andare avanti ora con più decisione e tenacia che mai. I fiorentini mi hanno dato un mandato inequivocabile, nel proseguire nel processo di trasformazione della città, e di fare ancora di più di Firenze un modello politico e istituzionale della città». E conclude ringraziando i volontari, le sei liste candidate (solo due, però, esprimeranno consiglieri nel Salone de’ Dugento) e anche i candidati sindaci avversari «per la correttezza». E «la mia famiglia, a cui devo tutto». Poi, un tour infinito di interviste in tv, radio giornali, prima di sciogliersi nella festa sull’arengario di Palazzo Vecchio, in piazza Signoria. Domani ci ritorna da sindaco.
Il dato politico, immenso, è che qui c’è il Pd più forte d’Italia e più distante dalla Lega