Gli show del vicepremier e i nostri no
Egregio direttore, ho letto con stupore il suo editoriale «Cinque no al Salvini show». Colgo l’occasione per porle le mie riflessioni in merito ad alcuni punti che mi sono apparsi strumentali e privi di fondamenta. Per quanto concerne lo show di Salvini al mare, ritengo moralista il suo commento. Al mare solitamente andiamo in costume, con infradito e siamo soliti stare a petto nudo. Come milioni di italiani ci piace cantare e ballare. Noi siamo persone vive e felici, seppur non appartenenti all’elite snob di questo paese. Ma ciò che ritengo ridicolo è definire le donne come «cubiste che sculettano al ritmo del povero Inno Nazionale». Vede Direttore, in molte parti del mondo le donne non sono libere di «sculettare», di stare in bikini, di ballare ciò che vogliono. Ma il suo giornale evidentemente non parla di queste donne: preferisce ergersi a grande moralizzatore, che giudica donne libere che amano divertirsi al mare. In merito all’uso del crocifisso o crocefisso, come sosteneva uno dei più grandi filosofi del secolo scorso, Benedetto Croce, noi «non possiamo che dirci cristiani», nel senso più laico del termine. Noi siamo quelli che difendono il crocefisso nelle scuole e negli edifici pubblici, non tanto per il suo significato religioso intrinseco, ma perché ci riconosciamo la nostra identità laica, libera, uguale. Fu proprio Gesù che per primo nella storia parificò gli uomini alle donne e non solo, disse che tutti gli uomini sono uguali. In questi valori cristiani noi ci ritroviamo e li
difendiamo da chi invece relativizza il tutto considerando invece tutte le civiltà uguali. Per noi non è così: ci sono Paesi dove non esiste la laicità, dove il peccato è ancora reato, dove gli uomini non sono tutti uguali e le donne sono considerate inferiori. In quei Paesi non ci sono leader che vanno al mare in infradito ed in costume. Noi preferiamo la nostra civiltà e riteniamo che un Ministro, quando non svolge le proprie funzioni istituzionali, possa andare al mare come meglio crede, anche nudo — nelle apposite spiagge! Vede direttore, lei commette un errore quando parla retoricamente di riforme serie: in Italia ne parliamo dagli anni ‘80, quando Bettino Craxi propose il presidenzialismo. Ma tornando all’attualità le ricordo che riforme «serie» ci sono state eccome: la riforma dell’università (Berlinguer e poi la Moratti); la riforma della scuola (Gelmini); la riforma delle pensioni (Fornero); riforme costituzionali (titolo V governo D’Alema); riforme del lavoro (con il Ministro Treu, Governo Prodi, che inserisce la precarizzazione nel mondo del lavoro). Vogliamo una volta per tutte dire la verità? Al nostro Paese non servono «riforme serie», servono «riforme vere» pensate a beneficio del popolo, per il popolo. La vera rivoluzione si chiama difesa dell’identità nazionale all’interno di un percorso di costruzione di una confederazione europea, autonomia regionale differenziata e riforma fiscale. Queste sono le nostre riforme che qualificheranno la missione politica della Lega a guida Salvini. Merita ricordare che in un anno da Ministro dell’Interno, Salvini ha ridotto gli sbarchi del 95,83%, se paragoniamo i dati odierni con quelli del 2017. Sempre nel 2019 i reati sono in calo: -32% di stupri (inversione di tendenza per la prima volta negli ultimi tre anni) e -20% di rapine, per citare dei dati. Che dire poi del giudizio sul sistema di potere creato in 50 anni dalla sinistra in Toscana: ritenere che questo sistema sia basato sull’appartenenza è una favola della buona notte che non funziona più, Direttore. Questo sistema di potere si è basato sulla spesa pubblica e sulla distribuzione incontrollata di posti di lavoro e favori a spese delle future generazioni. Citando sempre l’attualità, quanto descritto si evince anche dalla relazione al Consiglio Regionale redatta dalla Corte dei Conti, esplicitando che, cito testualmente: «Nella gestione, sono stati rilevati diversi profili problematici... criticità che la Regione è chiamata a correggere onde evitare che poste passive, non coperte nell’anno di riferimento, compromettano esercizi futuri, con ciò sottraendo risorse e limitando prospettive di crescita e di sviluppo per le nuove generazioni». Detto in parole povere stanno attingendo dai fondi per le future generazioni, tanto ci è cara l’appartenenza di questo sistema Toscana. Da quando la spesa pubblica si è contratta, anche il consenso verso la sinistra è iniziato a diminuire. Da quando, cioè dal 2007, la Toscana Felix ha iniziato a manifestare le proprie criticità strutturali, ossia bassa crescita correlata ad alta spesa. Il popolo toscano ha cercato quindi altri interlocutori politici a cui affidare il proprio destino. Il Berlusconismo era troppo snob per i toscani, ma Matteo Salvini è un uomo in cui il toscano facilmente si identifica. Parlo di toscano, al netto di una elite autoreferenziale che, distaccata dal mondo reale, continua a pontificare e moralizzare ma in concreto non le crede più nessuno. Le voglio infine proporre di partecipare alla cena prevista il 18 agosto a Massa. Venga a sentire la voce del popolo, venga a mangiare zuppa e cipolla. Venga a vedere migliaia di persone in infradito che sorridono, che si abbracciano, che magari ballano e che sognano una Toscana libera da un sistema di potere che da oltre un decennio la sta stritolando ed umiliando. La nostra festa, in termini di partecipazione e di «condivisione di un sogno» ricorda le grandi feste dell’Unità degli anni ‘70 ai tempi di Berlinguer. Una festa di popolo, con il popolo, dove i dirigenti comunisti indossavano magliette senza maniche e puzzavano di sudore per il grande lavoro che facevano. Come diceva Fantozzi: «Venghi direttore», un posto a tavola per lei c’è, tra il popolo toscano. Federico Bussolin capogruppo della Lega in Palazzo Vecchio e coordinatore toscano della Lega Giovani Questo giornale non ha mai negato spazio a chi ha voluto dissentire pubblicamente dalle nostre opinioni e ci atteniamo alla regola anche con Federico Bussolin, nonostante la lunghezza spropositata del testo e il palese stravolgimento di alcuni passaggi dell’editoriale. Non ho certo definito cubiste sculettante tutte le donne. Cubiste sculettanti erano le donne che a Milano Marittima hanno rallegrato il Matteo Salvini Show trasformando l’inno nazionale in una musichetta da balera sulla spiaggia. Che c’entra la gioia di vivere? I messicani, non proprio tristi, quando ascoltano il loro inno si mettono le mani sul cuore, non sulle braghe. Per il resto, la laicità è rispetto della libertà religiosa e del diritto di ogni fede a manifestarsi, anche con interventi di significato politico. Ma un leader politico che usa simboli religiosi per finalità politico-elettorali percorre la strada opposta, negando alla radice la laicità delle istituzioni. E fa sorridere, sinceramente, far passare l’invocazione della Madonna come difesa dal fanatismo islamista. Non è la contrapposizione di una teocrazia all’altra che salverà l’Occidente, ma la difesa della sua libertà — che è libertà di tutti, non solo dei cattolici — da chi cerca di struggerla. E lo sapeva bene Oriana Fallaci, così vergognosamente ridotta dalla destra più becera del nostro Paese e dalla sinistra più miope a simbolo di intolleranza. Quanto alle riforme, verrà anche per Bussolin il tempo in cui, con onestà intellettuale, tanti riconosceranno come alcune di esse (una per tutte: la riforma Fornero) siano state tanto dure quanto utili a salvare l’Italia dal crac. Perché il popolo si serve, talora anche con le misure impopolari, non lo si blandisce solleticandone gli istinti o mitizzando la puzza di sudore. Per la Toscana non mi pareva di aver edulcorato le responsabilità della sinistra parlando di un sistema di potere basato per mezzo secolo sulla appartenenza. La spesa pubblica come strumento di consenso non è stata una prerogativa della nostra regione, ma di tutta la classe politica della Prima Repubblica. E non solo, vista la recente condanna proprio della Lega ad opera della Cassazione per truffa ai danni dello Stato su 49 milioni di rimborsi elettorali, pagati cioè da tutti i contribuenti italiani. Tralascio per carità i riferimenti gratuiti a Gesù (i virus dilagano velocemente a volte). E ringrazio vivamente per la zuppa con le cipolle (non zuppa e cipolle, caro Federico) che dovrei consumare alla festa della Lega. La mangio già spesso, ed è anche ottima, a casa mia. Che non ha niente di radical chic, né è un covo di moralismo, come invece il giovane (e simpatico) Bussolin maliziosamente vorrebbe fare intendere. Ci venga, prima di giudicarla.
❞ Bussolin (Lega)
No al moralismo su Salvini che fa il comizio in spiaggia, tra persone normali
❞ La risposta
Non si può trasformare l’Inno nazionale in una musichetta da balera