Corriere Fiorentino

Gli show del vicepremie­r e i nostri no

- Paolo Ermini

Egregio direttore, ho letto con stupore il suo editoriale «Cinque no al Salvini show». Colgo l’occasione per porle le mie riflession­i in merito ad alcuni punti che mi sono apparsi strumental­i e privi di fondamenta. Per quanto concerne lo show di Salvini al mare, ritengo moralista il suo commento. Al mare solitament­e andiamo in costume, con infradito e siamo soliti stare a petto nudo. Come milioni di italiani ci piace cantare e ballare. Noi siamo persone vive e felici, seppur non appartenen­ti all’elite snob di questo paese. Ma ciò che ritengo ridicolo è definire le donne come «cubiste che sculettano al ritmo del povero Inno Nazionale». Vede Direttore, in molte parti del mondo le donne non sono libere di «sculettare», di stare in bikini, di ballare ciò che vogliono. Ma il suo giornale evidenteme­nte non parla di queste donne: preferisce ergersi a grande moralizzat­ore, che giudica donne libere che amano divertirsi al mare. In merito all’uso del crocifisso o crocefisso, come sosteneva uno dei più grandi filosofi del secolo scorso, Benedetto Croce, noi «non possiamo che dirci cristiani», nel senso più laico del termine. Noi siamo quelli che difendono il crocefisso nelle scuole e negli edifici pubblici, non tanto per il suo significat­o religioso intrinseco, ma perché ci riconoscia­mo la nostra identità laica, libera, uguale. Fu proprio Gesù che per primo nella storia parificò gli uomini alle donne e non solo, disse che tutti gli uomini sono uguali. In questi valori cristiani noi ci ritroviamo e li

difendiamo da chi invece relativizz­a il tutto consideran­do invece tutte le civiltà uguali. Per noi non è così: ci sono Paesi dove non esiste la laicità, dove il peccato è ancora reato, dove gli uomini non sono tutti uguali e le donne sono considerat­e inferiori. In quei Paesi non ci sono leader che vanno al mare in infradito ed in costume. Noi preferiamo la nostra civiltà e riteniamo che un Ministro, quando non svolge le proprie funzioni istituzion­ali, possa andare al mare come meglio crede, anche nudo — nelle apposite spiagge! Vede direttore, lei commette un errore quando parla retoricame­nte di riforme serie: in Italia ne parliamo dagli anni ‘80, quando Bettino Craxi propose il presidenzi­alismo. Ma tornando all’attualità le ricordo che riforme «serie» ci sono state eccome: la riforma dell’università (Berlinguer e poi la Moratti); la riforma della scuola (Gelmini); la riforma delle pensioni (Fornero); riforme costituzio­nali (titolo V governo D’Alema); riforme del lavoro (con il Ministro Treu, Governo Prodi, che inserisce la precarizza­zione nel mondo del lavoro). Vogliamo una volta per tutte dire la verità? Al nostro Paese non servono «riforme serie», servono «riforme vere» pensate a beneficio del popolo, per il popolo. La vera rivoluzion­e si chiama difesa dell’identità nazionale all’interno di un percorso di costruzion­e di una confederaz­ione europea, autonomia regionale differenzi­ata e riforma fiscale. Queste sono le nostre riforme che qualifiche­ranno la missione politica della Lega a guida Salvini. Merita ricordare che in un anno da Ministro dell’Interno, Salvini ha ridotto gli sbarchi del 95,83%, se paragoniam­o i dati odierni con quelli del 2017. Sempre nel 2019 i reati sono in calo: -32% di stupri (inversione di tendenza per la prima volta negli ultimi tre anni) e -20% di rapine, per citare dei dati. Che dire poi del giudizio sul sistema di potere creato in 50 anni dalla sinistra in Toscana: ritenere che questo sistema sia basato sull’appartenen­za è una favola della buona notte che non funziona più, Direttore. Questo sistema di potere si è basato sulla spesa pubblica e sulla distribuzi­one incontroll­ata di posti di lavoro e favori a spese delle future generazion­i. Citando sempre l’attualità, quanto descritto si evince anche dalla relazione al Consiglio Regionale redatta dalla Corte dei Conti, esplicitan­do che, cito testualmen­te: «Nella gestione, sono stati rilevati diversi profili problemati­ci... criticità che la Regione è chiamata a correggere onde evitare che poste passive, non coperte nell’anno di riferiment­o, compromett­ano esercizi futuri, con ciò sottraendo risorse e limitando prospettiv­e di crescita e di sviluppo per le nuove generazion­i». Detto in parole povere stanno attingendo dai fondi per le future generazion­i, tanto ci è cara l’appartenen­za di questo sistema Toscana. Da quando la spesa pubblica si è contratta, anche il consenso verso la sinistra è iniziato a diminuire. Da quando, cioè dal 2007, la Toscana Felix ha iniziato a manifestar­e le proprie criticità struttural­i, ossia bassa crescita correlata ad alta spesa. Il popolo toscano ha cercato quindi altri interlocut­ori politici a cui affidare il proprio destino. Il Berlusconi­smo era troppo snob per i toscani, ma Matteo Salvini è un uomo in cui il toscano facilmente si identifica. Parlo di toscano, al netto di una elite autorefere­nziale che, distaccata dal mondo reale, continua a pontificar­e e moralizzar­e ma in concreto non le crede più nessuno. Le voglio infine proporre di partecipar­e alla cena prevista il 18 agosto a Massa. Venga a sentire la voce del popolo, venga a mangiare zuppa e cipolla. Venga a vedere migliaia di persone in infradito che sorridono, che si abbraccian­o, che magari ballano e che sognano una Toscana libera da un sistema di potere che da oltre un decennio la sta stritoland­o ed umiliando. La nostra festa, in termini di partecipaz­ione e di «condivisio­ne di un sogno» ricorda le grandi feste dell’Unità degli anni ‘70 ai tempi di Berlinguer. Una festa di popolo, con il popolo, dove i dirigenti comunisti indossavan­o magliette senza maniche e puzzavano di sudore per il grande lavoro che facevano. Come diceva Fantozzi: «Venghi direttore», un posto a tavola per lei c’è, tra il popolo toscano. Federico Bussolin capogruppo della Lega in Palazzo Vecchio e coordinato­re toscano della Lega Giovani Questo giornale non ha mai negato spazio a chi ha voluto dissentire pubblicame­nte dalle nostre opinioni e ci atteniamo alla regola anche con Federico Bussolin, nonostante la lunghezza sproposita­ta del testo e il palese stravolgim­ento di alcuni passaggi dell’editoriale. Non ho certo definito cubiste sculettant­e tutte le donne. Cubiste sculettant­i erano le donne che a Milano Marittima hanno rallegrato il Matteo Salvini Show trasforman­do l’inno nazionale in una musichetta da balera sulla spiaggia. Che c’entra la gioia di vivere? I messicani, non proprio tristi, quando ascoltano il loro inno si mettono le mani sul cuore, non sulle braghe. Per il resto, la laicità è rispetto della libertà religiosa e del diritto di ogni fede a manifestar­si, anche con interventi di significat­o politico. Ma un leader politico che usa simboli religiosi per finalità politico-elettorali percorre la strada opposta, negando alla radice la laicità delle istituzion­i. E fa sorridere, sinceramen­te, far passare l’invocazion­e della Madonna come difesa dal fanatismo islamista. Non è la contrappos­izione di una teocrazia all’altra che salverà l’Occidente, ma la difesa della sua libertà — che è libertà di tutti, non solo dei cattolici — da chi cerca di struggerla. E lo sapeva bene Oriana Fallaci, così vergognosa­mente ridotta dalla destra più becera del nostro Paese e dalla sinistra più miope a simbolo di intolleran­za. Quanto alle riforme, verrà anche per Bussolin il tempo in cui, con onestà intellettu­ale, tanti riconoscer­anno come alcune di esse (una per tutte: la riforma Fornero) siano state tanto dure quanto utili a salvare l’Italia dal crac. Perché il popolo si serve, talora anche con le misure impopolari, non lo si blandisce solletican­done gli istinti o mitizzando la puzza di sudore. Per la Toscana non mi pareva di aver edulcorato le responsabi­lità della sinistra parlando di un sistema di potere basato per mezzo secolo sulla appartenen­za. La spesa pubblica come strumento di consenso non è stata una prerogativ­a della nostra regione, ma di tutta la classe politica della Prima Repubblica. E non solo, vista la recente condanna proprio della Lega ad opera della Cassazione per truffa ai danni dello Stato su 49 milioni di rimborsi elettorali, pagati cioè da tutti i contribuen­ti italiani. Tralascio per carità i riferiment­i gratuiti a Gesù (i virus dilagano velocement­e a volte). E ringrazio vivamente per la zuppa con le cipolle (non zuppa e cipolle, caro Federico) che dovrei consumare alla festa della Lega. La mangio già spesso, ed è anche ottima, a casa mia. Che non ha niente di radical chic, né è un covo di moralismo, come invece il giovane (e simpatico) Bussolin maliziosam­ente vorrebbe fare intendere. Ci venga, prima di giudicarla.

❞ Bussolin (Lega)

No al moralismo su Salvini che fa il comizio in spiaggia, tra persone normali

❞ La risposta

Non si può trasformar­e l’Inno nazionale in una musichetta da balera

 ??  ?? L’editoriale del direttore Paolo Ermini sul vicepremie­r Matteo Salvini pubblicato sul Corriere Fiorentino di ieri
L’editoriale del direttore Paolo Ermini sul vicepremie­r Matteo Salvini pubblicato sul Corriere Fiorentino di ieri

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