«Più gente da lui che in chiesa? La fede non si misura coi voti»
Il filosofo Givone: è la religione delle Crociate, uno strumento del potere
Un tweet, un altro, un terzo tweet. A ripetizione. Professor Sergio Givone, ha visto gli attacchi di Matteo Salvini al vescovo di Lucca, che si è opposto al decreto Sicurezza bis? Sembra che il vicepremier stia scavando un solco sempre più grande nelle divisioni interne alle Chiesa.
«Salvini cerca di recuperare e dar voce a un tipo di Cattolicesimo che non definirei nemmeno “tridentino”, ma delle Crociate. Una religione come strumento del potere».
Un po’ come nella Russia di Putin?
«E la vicinanza che Salvini ha con quel regime forse passa anche dal tipo di rapporto potere-religione che vorrebbe ripristinare».
Da filosofo cattolico, quante anime scorge nella Chiesa?
«Fatico a parlare di anime diverse. Fatico a riconoscere come “anima della chiesa” quella anti-cristiana e antievangelica del sovranismo. Eppure c’è. Fa male dirlo. Ma c’è. È tribale, razziale. Mi fa orrore. Poi c’è la Chiesa del Vangelo: ecumenica, accogliente. Quella che non dice solo di avere compassione per i diseredati ma li riconosce come fratelli, uguali a noi in tutto e per tutto, con uguali diritti».
La Chiesa di Francesco è minoritaria rispetto a quella di cui parla Salvini?
«Mi posso sbagliare, ma penso di no. In caso contrario mi interrogherei non soltanto sul rapporto tra potere e religione ma su cos’è diventata la religione stessa».
E metterebbe in discussione la sua fede?
«Anche se fosse vero che la visione di Salvini è diventata maggioritaria, io continuerei a credere che quello dell’accoglienza è il solo Cristianesimo possibile. La visione di Salvini non la considero nemmeno una “deviazione” ma un vero “pervertimento”. È come l’Anticristo nel senso di un mascheramento da Cristo, qualcosa di demoniaco».
I numeri però sembrano dar ragione al ministro.
«Non mi importa un fico secco. Penso al filosofo russo Solovev che a fine ottocento ne Il racconto dell’Anticristo anticipa di un secolo ciò di cui parliamo oggi: l’anti-cristianesimo
che diventa cristianesimo ufficiale e un Papa prigioniero dell’Anticristo».
Ora il vicepremier chiama in causa Medjugorje, realtà non riconosciuta dalla Chiesa… è un caso che si faccia portavoce di quel particolare credo mariano?
«Non è assolutamente un caso. Sempre Solovev aveva individuato nel ricorso al miracolo le stimmate stesse dell’Anticristo. Di chi mette al posto del Vangelo la ritualità, le superstizioni, le leggende».
Scomodare la Madonna per un decreto è blasfemia?
«Altroché. L’uso strumentale e ideologico della religione è bestemmia, blasfemia».
Quale rapporto c’è tra la Chiesa e il sovranismo?
«La Chiesa che nell’Ottocento si opponeva all’idea di nazione sapeva bene che questa porta al nazionalismo, che a sua volta porta al sovranismo che a sua volta porta con sé l’idea che lo Stato sia qualcosa di ab-soluto che non ammette realtà che lo mettano in discussione e lo costringano a un rapporto dialogico con altri Stati. Salvini è un sovranista coerente. E infatti vuole sempre l’ultima parola».
E il rapporto tra la fede e il sovranismo?
«Non vedo fede nel sovranimo. Ma un uso politico della fede. I sovranisti sono atei, atei devoti magari, col rosario in tasca. Ma atei. Perché quando Dio diventa un pretesto, non è più Dio. Hanno fede nell’assolutismo. Pensavamo che costruendo l’Europa avremmo impedito tutto ciò, ma è venuta su fragile».
Salvini però può dire che le sue piazze sono piene e le chiese di Lucca vuote. Argomento crudo ma vero.
«La fede si misura da quanto sono piene le chiese? No. La forza del sovranismo si dimostra da quanto sono piene le sue piazze, è questa la differenza. Non mettiamolo sullo stesso piano del Vangelo».
Tutto questo accade per mancanza di politici cattolici di riferimento che uniscano?
«Può essere. La storia del cattolicesimo politico è ahimè piena di equivoci e compromessi. Non ha mai saputo appellarsi al Vangelo come unico vero punto di riferimento. Tranne rari casi come La Pira. Rari purtroppo».
La strategia dell’ex consulente di Trump Steve Bannon per l’avanzata delle destre nazionaliste religiose sembra stia vincendo…
«O magari è una bolla pronta a scoppiare e rivelare tutta la sua fragilità. Voglio vedere quando l’Italia dovrà affrontare difficoltà economiche, se potrà farlo senza l’aiuto dell’Europa. Cosa accadrebbe se il governo cercasse aiuto altrove e non lo trovasse? Lei ce lo vede Putin che corre in nostro aiuto?»
Lo slogan della campagna di Libera contro il decreto è «la disumanità non può diventare legge». Per lei qual è la differenza tra il senso di umanità nella fede e quello fuori dalla fede?
«Non c’è differenza. Si tratta di capire cosa significa aver fede nell’uomo: nella sua dignità come persona che non può essere in nessun caso strumentalizzata. I nazionalismi del ‘900 e i sovranismi di ora considerano lo Stato, e non l’uomo, il fine ultimo».
❞ I sovranisti come il ministro sono atei: quando Dio diventa un pretesto non è più Dio