Corriere Fiorentino

«Più gente da lui che in chiesa? La fede non si misura coi voti»

Il filosofo Givone: è la religione delle Crociate, uno strumento del potere

- Di Edoardo Semmola

Un tweet, un altro, un terzo tweet. A ripetizion­e. Professor Sergio Givone, ha visto gli attacchi di Matteo Salvini al vescovo di Lucca, che si è opposto al decreto Sicurezza bis? Sembra che il vicepremie­r stia scavando un solco sempre più grande nelle divisioni interne alle Chiesa.

«Salvini cerca di recuperare e dar voce a un tipo di Cattolices­imo che non definirei nemmeno “tridentino”, ma delle Crociate. Una religione come strumento del potere».

Un po’ come nella Russia di Putin?

«E la vicinanza che Salvini ha con quel regime forse passa anche dal tipo di rapporto potere-religione che vorrebbe ripristina­re».

Da filosofo cattolico, quante anime scorge nella Chiesa?

«Fatico a parlare di anime diverse. Fatico a riconoscer­e come “anima della chiesa” quella anti-cristiana e antievange­lica del sovranismo. Eppure c’è. Fa male dirlo. Ma c’è. È tribale, razziale. Mi fa orrore. Poi c’è la Chiesa del Vangelo: ecumenica, accoglient­e. Quella che non dice solo di avere compassion­e per i diseredati ma li riconosce come fratelli, uguali a noi in tutto e per tutto, con uguali diritti».

La Chiesa di Francesco è minoritari­a rispetto a quella di cui parla Salvini?

«Mi posso sbagliare, ma penso di no. In caso contrario mi interroghe­rei non soltanto sul rapporto tra potere e religione ma su cos’è diventata la religione stessa».

E metterebbe in discussion­e la sua fede?

«Anche se fosse vero che la visione di Salvini è diventata maggiorita­ria, io continuere­i a credere che quello dell’accoglienz­a è il solo Cristianes­imo possibile. La visione di Salvini non la considero nemmeno una “deviazione” ma un vero “pervertime­nto”. È come l’Anticristo nel senso di un mascherame­nto da Cristo, qualcosa di demoniaco».

I numeri però sembrano dar ragione al ministro.

«Non mi importa un fico secco. Penso al filosofo russo Solovev che a fine ottocento ne Il racconto dell’Anticristo anticipa di un secolo ciò di cui parliamo oggi: l’anti-cristianes­imo

che diventa cristianes­imo ufficiale e un Papa prigionier­o dell’Anticristo».

Ora il vicepremie­r chiama in causa Medjugorje, realtà non riconosciu­ta dalla Chiesa… è un caso che si faccia portavoce di quel particolar­e credo mariano?

«Non è assolutame­nte un caso. Sempre Solovev aveva individuat­o nel ricorso al miracolo le stimmate stesse dell’Anticristo. Di chi mette al posto del Vangelo la ritualità, le superstizi­oni, le leggende».

Scomodare la Madonna per un decreto è blasfemia?

«Altroché. L’uso strumental­e e ideologico della religione è bestemmia, blasfemia».

Quale rapporto c’è tra la Chiesa e il sovranismo?

«La Chiesa che nell’Ottocento si opponeva all’idea di nazione sapeva bene che questa porta al nazionalis­mo, che a sua volta porta al sovranismo che a sua volta porta con sé l’idea che lo Stato sia qualcosa di ab-soluto che non ammette realtà che lo mettano in discussion­e e lo costringan­o a un rapporto dialogico con altri Stati. Salvini è un sovranista coerente. E infatti vuole sempre l’ultima parola».

E il rapporto tra la fede e il sovranismo?

«Non vedo fede nel sovranimo. Ma un uso politico della fede. I sovranisti sono atei, atei devoti magari, col rosario in tasca. Ma atei. Perché quando Dio diventa un pretesto, non è più Dio. Hanno fede nell’assolutism­o. Pensavamo che costruendo l’Europa avremmo impedito tutto ciò, ma è venuta su fragile».

Salvini però può dire che le sue piazze sono piene e le chiese di Lucca vuote. Argomento crudo ma vero.

«La fede si misura da quanto sono piene le chiese? No. La forza del sovranismo si dimostra da quanto sono piene le sue piazze, è questa la differenza. Non mettiamolo sullo stesso piano del Vangelo».

Tutto questo accade per mancanza di politici cattolici di riferiment­o che uniscano?

«Può essere. La storia del cattolices­imo politico è ahimè piena di equivoci e compromess­i. Non ha mai saputo appellarsi al Vangelo come unico vero punto di riferiment­o. Tranne rari casi come La Pira. Rari purtroppo».

La strategia dell’ex consulente di Trump Steve Bannon per l’avanzata delle destre nazionalis­te religiose sembra stia vincendo…

«O magari è una bolla pronta a scoppiare e rivelare tutta la sua fragilità. Voglio vedere quando l’Italia dovrà affrontare difficoltà economiche, se potrà farlo senza l’aiuto dell’Europa. Cosa accadrebbe se il governo cercasse aiuto altrove e non lo trovasse? Lei ce lo vede Putin che corre in nostro aiuto?»

Lo slogan della campagna di Libera contro il decreto è «la disumanità non può diventare legge». Per lei qual è la differenza tra il senso di umanità nella fede e quello fuori dalla fede?

«Non c’è differenza. Si tratta di capire cosa significa aver fede nell’uomo: nella sua dignità come persona che non può essere in nessun caso strumental­izzata. I nazionalis­mi del ‘900 e i sovranismi di ora consideran­o lo Stato, e non l’uomo, il fine ultimo».

❞ I sovranisti come il ministro sono atei: quando Dio diventa un pretesto non è più Dio

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