Guida al Ferragosto, in fuga dal mare
Itinerari e gusto lontano da tatuaggi, caldo e racchettoni. E in città un tuffo, nell’arte
Alla Futa come al Pratomagno, in Casentino o giù fino alla Valtiberina, ovunque nelle nostre colline, lontano dal caos delle spiagge, è possibile trovare oasi dove soddisfare il piacere della tavola. Anche a Ferragosto.
A tutti i lettori buon Ferragosto. Il Corriere Fiorentino tornerà in edicola sabato 17
Ogni cento metri di altitudine la temperatura diminuisce di un grado. Si chiama gradiente termico verticale ed è l’indice che potreste rivalutare nella scelta su dove trascorrere il Ferragosto. Se l’idea di passarlo schivando bambini, racchettoni, gavettoni, tatuaggi e tanga di una spiaggia affollata non fa per voi; se non siete stimolati dall’orgia di passione, tifo e caldo del Palio di Siena; se avete bisogno di staccare un giorno e volete stare al fresco, la collina è la riscoperta ideale per voi.
Bastano poche decine di minuti d’auto, per trovare il fresco. Da Firenze, ad esempio, Chianti, la Consuma e il Mugello non distano che una mezz’ora. Il Passo della Futa segna 900 metri sul livello del mare che, ai 33 gradi di Firenze ieri, farebbe 24°C stimati secondo i calcoli. Quasi da golfino. Qui c’è da visitare la sorgente dell’Acqua Panna, oppure il cimitero militare tedesco. Lungo la statale verso Bologna, alla Traversa Fiorentina, c’è la trattoria da Bibo. Alessandro Cianti e la moglie Federica, preparano una delle migliori bistecche alla fiorentina della regione, ma anche deliziosi tortelli mugellani (di patate) fatti in casa. Sul versante Sud del Pratomagno si trova la celebre abbazia di Vallombrosa, con la sua foresta, il giardino botanico... Per arrivarci si passa dal Quartino dei Frescobaldi a Pelago, una trattoria a km zero, comprese le Chianine. Oltrepassato il passo, invece, si sconfina nel Casentino dove dopo una sosta dal macellaio Simone Fracassi, difensore della carne allevata in modo sano, merita la sosta il centro di Bibbiena. Qui è da vedere il teatro dei Dovizi, recuperato dopo essere diventato un cinema e poi abbandonato. Poco distante, Alessandro Degl’Innocenti, prepara tra i migliori ravioli del Casentino nel piccolo e accogliente Tirabusciò, schietta trattoria di provincia. Proseguendo verso l’Aretino e l’Alta Valle del Tevere si può immaginare un itinerario verso Sansepolcro, dove s’intrecciano le culture umbra, romagnola e toscana. Nella terra natale di Piero della Francesca, la pinacoteca dedicata all’artista, è semplicemente bellissima. Si potrebbe sconfinare fino a Monterchi per fermarsi di fronte all’emozionante affresco della Madonna del Parto.
Al Borgo, come si chiama in gergo Sansepolcro, val la pena fermarsi all’Enoteca Guidi, dentro le mura del paese medievale, per uno stuzzichino curato e vini straordinari. Verso la Costa, l’itinerario di San
Galgano s’incrocia con la trattoria di Borgo Santo Pietro, un relais dove si producono uova, formaggi, e si allevano perfino gli alpaca. Mentre verso nord, dalle Marine di
Cecina, Bibbona o Castagneto, merita salire fino ai 300 metri di Sassetta o poco più su Monteverdi e Canneto. L’altitudine non è eccezionale, ma i boschi garantiscono un bel frescolino. Al Ghiotto, Cristiano e sua madre, preparano ottime fiorentine e una trippa deliziosa, abbinate a una cantina eccellente. Sulle
Apuane, infine, terra di partigiani, marmo e cavatori, si può fermarsi da un oste istrionico al Vignaccio sopra Camaiore, godendosi un piatto di stringhe di Sant’Anna, i fagiolini lunghi di stagione. Nella quiete della storia, lontano dal caos.