Corriere Fiorentino

Sotto le Madonne e i reggiseni Sul palco i selfie col «Capitano»

Alla festa di Massa, tra fan e contestato­ri del leader del Carroccio

- Manuela D’Angelo

I reggiseni sono appesi davanti al Comune di Massa nel giorno della visita del ministro Matteo Salvini, idea del Collettivo femminista Kall per suggerire alla Lega di non aver paura della biancheria intima delle donne, mentre un nuovo regolament­o di polizia urbana, vieta in luoghi pubblici abiti «indecorosi».

Per lo stesso motivo alla manifestaz­ione contro il leader della Lega, hanno sfilato finte passeggiat­rici in abiti succinti e una Madonna, le prime a schernire il sindaco Francesco Persiani e i suoi divieti estivi, l’altra, trasportat­a in trionfo su un baldacchin­o, per dire al ministro «not in my name». Sono quasi in mille i contestato­ri di Salvini, hanno portato le loro bandiere rosse, hanno riunito Pd, Rifondazio­ne, Anpi, Sinistra italiana, Cgil, Carc e i bambini per strada giocano con un pallone avvolto in una grande foto del leader, incitati dai genitori a «calciare forte». C’è rabbia, ma sono pacifici, innocui. E comunque non avrebbero potuto avvicinars­i al luogo del comizio blindato delle forze dell’ordine. La festa della Lega Toscana si chiude a Massa con 6mila persone. Massa, la città dei partigiani, della Resistenza, teatro di eccidi efferati, ex roccaforte rossa. È cambiato tutto oggi. Matteo è accolto come un cantante rock. Le bandiere sventolano, le donne urlano. Avrebbe dovuto cenare seduto tra la gente su una panca di legno, ma c’è troppa confusione e la scorta non glielo permette. Però gli portano un panino con la mortadella e una birra, perché lamenta un piccolo calo di zuccheri. Arriva il suo momento, col pollice alzato saluta e lancia baci; in un’ora parla di tutto, crisi di governo, elezioni subito, accordi, Ong. Frena un po’ sulle regionali della Toscana. L’investitur­a per la Ceccardi non arriva ancora. Sul tardi si consuma anche quel sano trash popolare che piace tanto, troppo, agli italiani: Salvini chiama i suoi fan per le foto sul palco, la gente si sente male nella calca: «Se non vi calmate basta selfie» comunica il ministro al microfono, mentre si ascoltano brani rigorosame­nte italiani, da Ramazzotti a Dalla, anche se poi ci scappa un memorabile Stefano Rosso, con Una storia disonesta, scandaloso testo sulla legalizzaz­ione dell’hashish. Alla fine, dopo che il sensitivo Solange gli ha letto la mano, prevedendo «Una donna importante ad ostacolare il suo cammino politico» e la «Isoardi che tornerà a bussare alla sua porta», Salvini lascia la festa della Lega all’una di notte, mano nella mano con Francesca Verdini. Perché ogni storia nazional-popolare merita il suo lieto fine.

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A sinistra Salvini e il selfie sul palco di Massa. Sopra la Madonna al corteo dei contestato­ri

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