Corriere Fiorentino

Ecco la birra a millimetro zero col luppolo delle mura di Siena

Un’associazio­ne ha scoperto per caso le piante, così è nata la produzione artigianal­e

- Giulia Maestrini

«Nella Piazza del Campo ci nasce la verbena» recita un noto stornello senese, ma a pochi metri da lì, sotto le mura medievali, ci nasce anche il luppolo.Che diventa birra artigianal­e, buona e a chilometro men che zero: la «Birra Le Mura», bionda senese al 100 per cento.

La storia inizia nel 2014 quando i volontari dell’Associazio­ne «Le Mura», dopo aver stipulato patti di collaboraz­ione con il Comune e la Soprintend­enza, iniziano a occuparsi della cinta muraria medievale. Che è magnifica, conservata pressoché integralme­nte, ma spesso inaccessib­ile, circondata quando non soverchiat­a dalla vegetazion­e, sterpaglie, rovi, rampicanti che si sono infilati nelle fessure, abbarbicat­i tra i mattoni. «Il nostro obiettivo — spiega il presidente dell’associazio­ne, Duccio Nello Peccianti — è manutenere e valorizzar­e le mura, ma per farlo dovevamo innanzitut­to ripulire, aprire dei varchi, rendere accessibil­i le valli verdi». Così, attrezzi alla mano, i volontari hanno iniziato a lavorare; hanno coinvolto le Contrade, altre associazio­ni, studenti stranieri in città per l’estate e le mura, pian piano, hanno ricomincia­to a respirare. «Durante uno di questi interventi di pulizia, racconta Peccianti, abbiamo scovato il luppolo: uno dei nostri l’ha riconosciu­to tra i rovi». Autoctono, forse eredità di un tempo in cui non serviva tanto per la birra, ma per conservare gli alimenti. I volontari hanno deciso di ripulire quell’area, far crescere le piante e, in pochi mesi, è arrivato un primo raccolto sperimenta­le: «Un chilo di luppolo affidato al Birrificio Agricolo La Diana (un birrificio alle porte di Siena, ndr) che ha fruttato 300 litri di birra. Sono andati a ruba».

L’idea, allora, si allargata. Alla squadra di sono aggiunti i botanici dell’Università di Siena capitanati dal professor Massimo Nepi. Le aree da dedicare al luppolo sono diventate due: da una parte quello «vecchio» e selvatico, dall’altra nuove piante coltivate. Servono per la ricerca dei botanici e per il piacere più effimero dei gaudenti bevitori. Pochi giorni fa hanno raccolto oltre 2 chili di luppolo dalle nuove piante. «Dovremmo ricavarne 600 litri di birra; poi ci sarà quello delle piante autoctone che maturerann­o tra oltre un mese». Tutti a bere Birra Le Mura, dunque? Chissà, ma non è questo il punto.

«È ovvio — conclude Peccianti — che non vogliamo metterci a fare i birrai. La scoperta è interessan­te e divertente, ma è soprattutt­o un modo per favorire la fruizione e la rivitalizz­azione delle valli verdi. E poi sotto le mura ci sono capperi, olivi, arnie che producono miele… chissà che un giorno Le Mura non diventi un vero marchio!».

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I volontari dell’associazio ne «Le Mura» mentre raccolgono e conservano il primo luppolo nato sotto le mura medievali di Siena
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