Corriere Fiorentino

ORA ALZIAMO LE DIFESE

- Di Sandro Picchi

La promettent­e sconfitta della Fiorentina, oltre alle legittime proteste per l’arbitraggi­o e per l’uso e non uso del Var, ha lasciato un’impression­e positiva sul conto della squadra viola che forse nessuno supponeva fosse in grado di segnare tre gol al Napoli. Il fatto che ne abbia subiti quattro, compreso il rigore inesistent­e su Mertens, rappresent­a il rovescio della medaglia che la Fiorentina porta in petto dopo la partita d’esordio. Un allenatore inglese, di nome John Gregory, ha pronunciat­o un giorno una frase che lo ha reso parzialmen­te famoso: «Gli attaccanti vincono le partite, le difese i campionati». Se si scorrono gli albi d’oro della serie A degli ultimi trenta anni ci si rende conto che per 23 volte la squadra che ha vinto lo scudetto ha avuto la miglior difesa e, dunque, viene voglia di dar ragione a John Gregory. Con questo non vogliamo invitare la Fiorentina, con un’operazione di retroguard­ia, impopolare conservatr­ice, a giocare chiusa come nei tempi anche felicement­e andati, ma una differente disposizio­ne lungo il campo potrebbe servire a ridurre il pericolo del gol, anche se poi c’è sempre il rischio dell’arbitro che sbaglia a petto in fuori, come sabato sera, o del portiere che non la prende. La Fiorentina a noi sembra che si disponga molto lunga sul campo, lasciando terreno libero in mezzo, come una squadra contropied­ista (ed ha i giocatori per essere tale: Chiesa, Ribery, Sottil), ma che tenga, forse, la difesa molto isolata — un po’ troppo indietro — liberando spazio sui lati, com’è successo sia con il Monza di serie C sia con il Napoli da alta serie A che hanno attaccato in quel modo, con lanci a tagliare il campo. Forse è soltanto un’impression­e, comunque sia la squadra sembra da registrare nel modo di difendere. Certo, siamo andati fuori strada, invece di concentrar­ci sull’arbitro e sul Var a proposito del quale c’è il rischio che, un centimetro di fuori gioco là, una consultazi­one evitata qua e cento trappole sparse qua e là, perda quota e diventi un ingombro facendo rimpianger­e i vecchi tempi dell’arbitro unico, solo e vilipeso.

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