Giocare d’istinto e senza paura: i giovani volano, imparando dai campioni
«Orgoglioso di aver giocato i miei primi minuti con la Fiorentina. Che partita! Grande battaglia, grande supporto dai nostri tifosi, purtroppo non il risultato che avremmo voluto. Ora ricominciamo a lavorare duramente per migliorare ancora e ancora. Insieme». Parole di Ribery affidate ai social il giorno dopo l’esordio dolce amaro al Franchi. Il giorno dopo la batosta il francese, Franchino come lo chiamano già i fiorentini (altro che i soliti acronimi buoni soprattutto per gli hashtag), indica la via per ripartire.
Lavoro e unità. Sono le due parole d’ordine che non dovranno mai mancare in questa nuova Fiorentina. Lo chiede Rocco Commisso, lo ribadisce anche il francese. D’altronde si è calato subito nella parte del «grande vecchio» arrivato per prendere per mano i tanti «bambini» viola che contro il Napoli sono state tra le note più liete della serata. Già perché la terza parola d’ordine che accompagnerà la crescita della squadra in questa stagione è «coraggio». Anche in questo caso l’input di Rocco è stato decisivo ed è stato immediatamente raccolto da Montella, la cui filosofia di gioco da sempre rende al meglio in fase offensiva. Niente di meglio per i giovani viola che si sono sentiti liberati dalle pressioni dell’esordio, incitati dall’allenatore e dai personaggi più carismatici del gruppo (Ribery e Boateng su tutti) a spingere sull’acceleratore, a provare le giocate senza aver paura di sbagliare.
Una Fiorentina sfrontata. È forse questa la sensazione più forte emersa dal Franchi durante la partita di sabato. Gaetano Castrovilli e Riccardo Sottil hanno così avuto la posStrano
sibilità di emergere subito mettendo in campo tutte le proprie qualità, usando la testa ma anche l’istinto (qualità che distingue i buoni calciatori da quelli che hanno qualcosa in più). Il centrocampista, ad esempio, dopo i primi minuti ha iniziato a proporsi anche in fase offensiva dimostrando di avere importanti margini di miglioramento e inaugurando il ballottaggio con Marco Benassi. Sottil invece ha impressionato per la sua velocità e la capacità di puntare il diretto avversario non solo nelle amichevoli (seppur di lusso) ma anche quando i rivali sono una delle big del nostro campionato e un eventuale errore può costare
caro. E non hanno demeritato nemmeno Vlahovic e Venuti nonostante gli avversari diretti fossero Manolas o Koulibaly (per il serbo) oppure Callejon (per l’italiano). Non sono riusciti a lasciare il segno come i primi due ex colleghi di Primavera, ma hanno dimostrato di poter trovare uno spazio importante in una rosa ancora in costruzione (il mercato si chiuderà il 2 settembre) e tutta da vedere alla prova del campo.
«Nei primi trenta minuti per il ritmo che abbiamo imposto sembravamo una squadra di Premier», le parole di Daniele Pradè dopo la partita rendono bene l’idea di dove vuole arrivare la nuova Fiorentina. «Divertire» è infatti la quarta parola d’ordine e per farlo, nel calcio, non esiste modo migliore che giocare per segnare sempre un gol più dell’avversario. Una filosofia che Montella ha già sperimentato, con successo, nella sua prima stagione in viola. Certo, a disposizione aveva altri interpreti, ma la ricetta (mix di campioni veterani e giovani del vivaio da far crescere) appare la stessa. La spinta del pubblico poi ha fatto il resto, esaltando e amplificando le qualità dei giocatori più giovani.
Domenica, a Genova, vedremo se i viola riusciranno anche ad avere la personalità di imporsi con un atteggiamento così offensivo anche in trasferta e su un campo storicamente difficile come quello di Marassi. Dove servirà, oltre all’entusiasmo, anche l’esperienza da campione consumato di «Franchino» Ribery, la punta di un diamante ancora tutto da modellare. Con pazienza e, direbbe Montella, «senza paura».