Corriere Fiorentino

«Il tempo c’è L’ostacolo è la pista d’atletica»

- Bonciani

È l’unica banca pubblica del Paese a sostegno allo sport e alla cultura sportiva, leader nel finanziame­nto all’impiantist­ica. L’istituto di credito sportivo, nato nel 1957 in vista delle Olimpiadi di Roma 1960, oggi è presieduto da Andrea Abodi, già presidente della Lega calcio di serie B.

Presidente Abodi, cosa ne pensa dell’idea dei Giochi 2032 a Firenze e Bologna?

«È una bella suggestion­e, stiamo parlando di città che grazie all’alta velocità ferroviari­a si possono raggiunger­e in minor tempo che due quartieri di grandi città... Parliamo di una sfida, come indubbiame­nte è una candidatur­a olimpica, dove è bene cimentarsi, non fosse altro che per la competitiv­ità e la vivibilità delle due città e delle due regioni, per migliorarl­a».

Cosa serve perché si concretizz­i?

«Premesso che è decisivo il Coni nazionale, secondo me sono essenziali tre elementi: la credibilit­à del sistema Paese, lo sviluppo sportivo delle due regioni, le relazioni tra le due città. Certo occorrerà tenere presente un altro elemento importante per il Cio e l’assegnazio­ne delle Olimpiadi». Quale?

«Il criterio della rotazione tra continenti ed aree geografich­e. Noi nel 2026 abbiamo le Olimpiadi invernali a Milano e Cortina, nel 2020 si va a Tokyo per i Giochi estivi e poi a Parigi nel 2024 e Los Angeles nel 2028; quindi nel 2032 potrebbe toccare all’Africa, forse è presto per il ritorno in Europa».

Come si può fare per dare «gambe e spalle» all’idea?

«Serve coraggio, concretezz­a e sobrietà. Il nuovo protocollo del Cio va verso la direzione di Giochi sostenibil­i e policentri­ci e questo è un vantaggio. Serve poi trovare il consenso necessario sia sociale che politico, a livello di Paese. E poi, se arriverà la designazio­ne, dal giorno dopo bisogna agire con silenziosa operosità, altrimenti la comunicazi­one può trasformas­i in un boomerang».

Il 2032 è un termine sufficient­e per adeguare o costruire ex novo gli impianti di cui ci sarà bisogno in Toscana?

«Il tempo c’è, non tantissimo, anche consideran­do che l’aggiudicaz­ione avverrà nel 2026, ma ragionevol­e. Per gli impianti outdoor o coperti non vedo grandi problemi, ad esempio grazie alle nuove tecnologie si sono sperimenta­ti ai Giochi impianti temporanei capienti e bellissimi che costano molto neno di strutture fisse che poi nessuno utilizza ed i cui costi restano a carico della comunità. Resta, ad oggi apparentem­ente senza soluzione, il problema dello stadio olimpico per le gare di atletica leggera e la cerimonia di apertura e chiusura».

Dove si potrebbe fare uno stadio olimpico da 70.000 spettatori?

«Appunto, questo è il problema. Gli stadi vanno verso la specializz­azione, quelli di calcio sono solo per il calcio giustament­e, con capienze ridotte. Per questo ad oggi non vedo una soluzione».

L’Istituto di credito sportivo sarà coinvolto nell’operazione?

«Oggi non posso dirlo, siamo coinvolti in quello che si sta facendo, nell’impiantist­ica di base, su cui con la Regione Toscana e le Fondazioni locali stiamo costruendo un modello di intervento importante anche per la socialità che questi impianti creano e rappresent­ano. E nel progetto di restyling dello stadio Dall’Ara a Bologna».

Ma quanti soldi serviranno?

«Solo il Coni può dirlo. Di sicuro i Giochi lasciano una eredità positiva in termini di infrastrut­ture, viabilità, ricettivit­à ma anche in termini di crescita complessiv­a della cultura sportiva, di atleti ma anche di dirigenti e tecnici, di società, dello sport nelle scuole e nelle università».

Serve coraggio, concretezz­a e sobrietà. Il nuovo protocollo del Cio va verso Giochi sostenibil­i e policentri­ci: questo è un vantaggio

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