Corriere Fiorentino

«L’anno in cui esonerai Conte e Sarri»

L’ex presidente dell’Arezzo e il rapporto (burrascoso) con l’attuale mister della Juve

- Caremani

Sabato pomeriggio Maurizio Sarri torna al Franchi (dove non ha mai vinto) da allenatore della Juventus. L’ex presidente dell’Arezzo Piero Mancini racconta la stagione (2006/07) in cui esonerò prima Conte per sostituirl­o con Sarri, per poi richiamare ancora l’attuale allenatore dell’Inter: «Lo apprese dalla radio, da allora non ci siamo più parlati. La cravatta? Noto che adesso gli sta bene, forse si è adeguato al nuovo stile».

Sabato pomeriggio Maurizio Sarri torna al Franchi in una veste completame­nte nuova. Napoletano di nascita e fiorentino di adozione, uscirà dal tunnel alla guida della Juventus. Ad Arezzo ha avuto un’occasione, dopo le belle stagioni con Sansovino e Sangiovann­ese, grazie ad Ermanno Pieroni e Piero Mancini, presidente del sodalizio amaranto dal 2000 al 2010. Serie B 2006-07, gli Amaranto partono con la penalizzaz­ione di sei punti per via di Calciopoli e l’obiettivo della salvezza ingaggiand­o l’attuale allenatore dell’Inter Antonio Conte, ma dopo nove giornate i punti sono solo cinque: «Ricordo che ci consultamm­o con Pieroni e decidemmo di sostituire Conte con Sarri. Volevamo calmare lo spogliatoi­o che non aveva accettato il tecnico salentino», ricorda Piero Mancini.

Con Sarri l’Arezzo trova un’idea di gioco, ottiene risultati importanti ma dopo la sconfitta di Trieste lei lo esonera, perché?

«La squadra era calata, non riuscivamo a fare risultati e contro la Triestina giocò una pessima partita. Così richiamamm­o Conte, che infatti fece un girone di ritorno strepitoso. Alla fine, però, siamo retrocessi lo stesso».

Con quali parole congedò Sarri?

«Lo seppe dalla radio quando era in pullman sulla via del ritorno (la leggenda narra che lo venne a sapere leggendo le scritte che scorrevano nel sottopanci­a della television­e in Autogrill, ndr). Non ricordo nemmeno se poi ci siamo parlati e quando venne in città a ritirare il Timone d’Oro io ero all’estero per lavoro». Andavate d’accordo?

«Sì, evitando di parlare di politica».

Qual è, secondo lei, il peggiore difetto di Sarri?

«Come Conte è ossessiona­to dalla vittoria, dalla preparazio­ne della partita, entrano entrambi in campo convinti di vincere, poi quando non accade sono dolori. Maurizio sente la pressione quando è in testa, l’ha dimostrato nel 2016 facendosi rimontare dalla Juventus di Allegri, ricordo ancora la partita persa a Udine con Sarri e Higuain espulsi, erano crollati i nervi».

Se lo aspettava che un giorno avrebbe allenato la Juventus?

«Secondo me è sorpreso anche lui. Non fraintende­temi, Sarri ha sempre creduto in sé stesso e ha creduto nel proprio calcio, sapendo che solo vincendo e salendo di categoria poteva fare il salto di qualità, non avendo avuto alle spalle una grande carriera da calciatore, un po’ come Sacchi, però deve vincere ancora un campionato».

Cosa intende?

«Che fino a ora ha vinto solo l’Europa League col Chelsea, l’Eccellenza e la Coppa Italia di serie D con il Sansovino. Adesso ha l’occasione di dimostrare quanto vale veramente, un’occasione che non può fallire, per sé stesso e per la Juventus».

Dall’esonero di Arezzo all’Europa League col Chelsea ci sono stati tanti cambiament­i, non solo tattici, riuscirà ad adattarsi anche alla filosofia bianconera?

«Sarri quando si arrabbia non si sa contenere, è molto intelligen­te ma non è furbo, non è diplomatic­o. La Juventus è una società con un’organizzaz­ione invidiabil­e dove i dirigenti, prim’ancora dei giocatori, sono dei fuoriclass­e, lo sono così tanto che Maurizio si è potuto permettere di non andare in panchina curandosi per la polmonite».

Le ha fatto effetto vederlo in giacca e cravatta?

«Devo dire che gli stanno proprio bene e che, evidenteme­nte, si sta adeguando al nuovo ambiente».

Sabato c’è Fiorentina-Juve, per chi tiferà?

«Difficile, di certo non per la Juventus. Perdendo contro Lo Spezia in casa, proprio nella stagione dell’avvicendam­ento Conte-Sarri-Conte, ci condannò alla retrocessi­one in C».

Un consiglio per Rocco Commisso?

«Non deve mai perdere l’affetto dei fiorentini, altrimenti è finita. I soldi investiti nel calcio sono persi, è la passione che ti tiene in piedi, finché puoi spendere».

❞ Nella stessa stagione mandai via prima Conte e poi lui Furono proprio i bianconeri a farci andare in Serie C perdendo in casa contro lo Spezia: non tiferò per loro

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Maurizio Sarri
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Antonio Conte
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Piero Mancini, ex presidente dell’Arezzo

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