Mostra dell’Antiquariato, viaggio alla scoperta delle opere di palazzo Corsini
A Palazzo Corsini viaggio alla scoperta delle opere della Mostra dell’Antiquariato Bernini, Canaletto e l’inedito Benedetto da Maiano tra i must. Moretti: «Qui c’è un museo in vendita»
«I mercanti sono rientrati nel tempio trasformandolo in un Museo in vendita e la Biennale di Firenze non sarà più seconda a Maastricht». Fabrizio Moretti, segretario generale della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, sorride e così dà il via all’edizione numero 31 della mostra dell’arte italiana a Palazzo Corsini, aperta fino al 29 settembre. Sessant’anni di storia e i fantasmi di grandi antiquari come Contini Bonacossi e Stefano Bardini, a cui la rassegna è dedicata, giustificano l’ambizione. Ambizione peraltro intonata dal sindaco Dario Nardella che si sofferma sulle significative ricadute sul tessuto economico della città, tra artigiani, restauratori, assicuratori e studiosi dell’arte antica. «Quest’anno — racconta Moretti — a Palazzo Corsini sono esposti migliaia di capolavori dell’arte italiana che certo potranno interessare collezionisti e direttori di musei internazionali, con prezzi che oscillano tra i 20/30 mila euro ad alcuni milioni di euro». Ieri la preview ad inviti, gran galà in black tie con i tavoli con vista opere, imbanditi con porcellane bianche e argenti stile inglese e gran finale con fuochi d’artificio sull’Arno. Domani alle 10,30 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, l’inaugurazione ufficiale col sindaco e le autorità cittadine.
Il viaggio nell’arte italiana a Palazzo Corsini impegna mente e corpo. Due piani per 77 stand che ospitano oltre 5 mila opere. Ad abbagliarti all’ingresso sono per primi i grandi e spettacolari lampadari disegnati da Carlo Scarpa e prodotti da Venini provenienti dall’ex Teatro Comunale. Per questo allestimento, in particolare, si commuove il designer Matteo Corvino mettendo in luce i magnifici arazzi realizzati dai ragazzi della comunità di San Patrignano. Pochi metri più in là, i grandi collezionisti sono serviti. Li attende un Busto in bronzo di Urbano VIII Barberini (1658) di Gian Lorenzo Bernini, di proprietà di Filippo Corsini, proposto dalla Galleria Orsi. Ma al piano di sopra della mostra, c’è un altro busto papale a dire la sua nello stand di Walter Padovani. È il busto bronzeo di Pio V eseguito nel corso del suo pontificato (una rarità) di scuola michelangiolesca. E infatti davanti alla sua aria truce si posa l’occhio critico di Vittorio Sgarbi come sempre presente all’appuntamento fiorentino.
Tra i must della rassegna sicuramente c’è un Canaletto. Una veduta del Redentore di Venezia troneggia nello spazio della Galleria Dickinson. A occhio servirà un milione di euro e più per portarselo a casa. È passato invece dalle pareti di Federico Zeri il Cristo di Pietro Torrigiano, in vendita da Alberto Di Castro. Torrigiano acerrimo nemico di Michelangelo — come racconta il Vasari — causa gelosia, con un pugno sul naso lo sfregiò a vita. La vicenda grazie a Lorenzo il Magnifico che di Torrigiano aveva a cuore quest’opera e mai se ne separava, fece il giro dell’Inghilterra al seguito del Principe. Da Longari Arte Milano ecco un tondo marmoreo di 105 cm di diametro raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino di Benedetto da Maiano, opera inedita, bellissima, al centro di un attento studio di attribuzione di Francesco Caglioti. E spicca, per importanza, un bassorilievo centinato in marmo di Gregorio Di Lorenzo (Firenze 1436-Forlì 1504 ca.), allievo di Desiderio da Settignano. È la Madonna col Bambino che stringe un uccellino e due cherubini, proveniente dalla collezione di Carlo De Carlo portata in mostra dall’antiquario fiorentino Giorgio Baratti al suo debutto su invito di Fabrizio Moretti. Botticelli e Bacarelli sottobraccio, osano col design, ma quello storicizzato, primi ‘900. È un elegante tavolo attribuito a Hoffman fino a poco tempo in una delle sale dell’Hotel Bauer di Venezia. I decenni successivi del design sono ben rappresentati da un’altra new entry: è la galleria milanese Robertaebasta (nome conseguente a una scissione), unica proposta di modernariato, ad esporre il prototipo di una libreria di Gio Ponti. Un mobile a tre corpi di raffinatissima esecuzione in radica con quattro intarsi in legno di frutto e peltro, riportanti figurazioni riferite ai quattro elementi (acqua, fuoco, aria e terra) giocati con figure legate alla contemporaneità di quegli anni (l’automobile, il whisky, la pompa, il motoscafo).
Ma la Biennale non si esaurisce qui: domani si inaugurerà anche la prima Florence Art Week. Coinvolte 36 gallerie della città che propongono mostre aperte anche la sera e trenta boutique che accoglieranno i clienti in modo speciale. Strada chiusa in via Maggio dal pomeriggio per l’evento «Bellissima».