Corriere Fiorentino

Inchiesta su Open, la fondazione che finanziò Renzi

Investigat­ori mercoledì nell’ufficio dell’ex presidente Bianchi, accusato di traffico d’influenze

- Antonella Mollica

Finisce sotto la lente della Procura la Fondazione Open, la cassaforte che ha finanziato la scalata politica di Matteo Renzi da sindaco di Firenze a Palazzo Chigi. Mercoledì gli investigat­ori della Guardia di Finanza e il procurator­e aggiunto Luca Turco si sono presentati nello studio di Alberto Bianchi, avvocato di fiducia dei renziani, che di Open è stato il presidente. Pistoiese di origine, Bianchi, 65 anni, è adesso indagato per traffico di influenze, lo stesso reato contestato dalla Procura di Firenze e Roma a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. I finanzieri hanno portato via i bilanci della Fondazione e l’elenco di tutti i finanziato­ri. Open era nata nel 2012 a Firenze come Big Bang. Secondo lo statuto originario aveva lo scopo «di promuovere, supportare ed elaborare ricerche, analisi, studi e proposte». In realtà è presto diventato il contenitor­e per ricevere donazioni da parte di finanziato­ri privati. Il suo nome è soprattutt­o legato alle convention della Leopolda, dove ha avuto inizio la «rottamazio­ne» ad opera di Renzi. Nessun commento da parte di Bianchi alla notizia dell’inchiesta che lo coinvolge. È il suo legale, l’avvocato Nino D’Avirro a parlare per lui: «Si tratta di un’indagine che ipotizza un reato fumoso quale il traffico di influenze in relazione a prestazion­i profession­ali a nostro avviso legittime. L’avvocato Bianchi ha messo a disposizio­ne della polizia giudiziari­a tutta la documentaz­ione richiesta, nella convinzion­e di chiarire tutto per una vicenda che lo sta particolar­mente amareggian­do». Nell’aprile 2018, dopo sette edizioni della Leopolda, la Fondazione ha chiuso i battenti. Nel cda c’erano le persone più vicine a Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai. Tra le donazioni più cospicue figurano quelle del finanziere Davide Serra, con quasi 300 mila euro, della British american tobacco (110 mila euro) o dell’armatore Vincenzo Onorato (150 mila euro) ma moltissime le donazioni arrivate da parte di semplici cittadini. Open ha garantito l’anonimato ai donatori che non hanno autorizzat­o la diffusione dei loro dati. In sei anni la Fondazione Open ha raccolto circa 6,7 milioni di euro. «Siamo la fondazione italiana più trasparent­e in assoluto», aveva detto un anno fa Bianchi. Sarà adesso la Procura ad accertare se sia realmente così.

Il legale D’Avirro «Viene ipotizzato un reato fumoso. La vicenda ci amareggia molto»

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