Corriere Fiorentino

Quei maestri della digitalizz­azione che presero anche il fondo Terzani

Sull’isola di San Giorgio un’avanguardi­a nella gestione degli archivi

- E.S.

Ci sono quasi diciassett­emila schede, e solo per quanto concerne il teatro e il melodramma. Numeri — enormi — che già da soli rendono l’idea della vastità e della rilevanza degli archivi conservati alla Fondazione Cini di Venezia: dalla biblioteca wagneriana di Francesco Gallia all’archivio di Piero Nardi su Sibilla Aleramo, per non parlare di quello di Eleonora Duse, il più grande al mondo, e di Arrigo Boito; i libretti d’opera di Ulderico Rolandi e il fondo documental­e di Maurizio Scaparro. E ancora le bibliotech­e personali di Gian Francesco Malipiero, Aurél M. Milloss, Pierluigi Samaritani, Luigi Squarzina, Elena Povoledo e Giovanni Poli.

Numeri sì, ma soprattutt­o progettual­ità: Lucia Poli e Andrea Farri hanno scelto di portare le memorie di una vita e l’opera di Paolo Poli sull’isola di San Giorgio Maggiore, di fronte a piazza San Marco, perché è all’avanguardi­a nella gestione e valorizzaz­ione dei fondi archivisti­ci. Soprattutt­o di quelli «vivi» o che devono continuare a «vivere» come quelli teatrali. Essendo la Cini anche maestra e precorritr­ice nel campo della digitalizz­azione dei patrimoni documental­i. L’Istituto per il Teatro e il Melodramma segue l’attività intrapresa prima dall’Istituto per le Lettere, il Teatro e la Musica, fondato nel 1957 da Piero Nardi e Vittore Branca, e da dodici anni è diretto da Maria Ida Biggi che promuove la ricerca e la divulgazio­ne della storia dello spettacolo.

Che siano «tra i migliori in assoluto» lo sa e lo dice anche

L’assessore Sacchi

«La Fondazione Cini? La scelta è stata della famiglia. Ma Firenze sarà sempre aperta a progetti o per accogliere documenti o altro»

Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Firenze. Che ha ieri visto volare in laguna tutto il materiale di uno dei figli prediletti di Firenze, Paolo Poli.

«Il Comune ha coprodotto e organizzat­o la mostra per Paolo Paoli al Maggio musicale e intitolato a lui il ridotto della Pergola» ricorda Sacchi, che però non si dice rammaricat­o dalla donazione veneziana perché la sa «in buone mani». Non è la prima «fuga» dalla città di un prezioso archivio di un figlio di Firenze, perché sette anni fa anche il fondo Terzani prese la stessa via che oggi ha visto arrivare a Venezia l’archivio Paolo Poli. «La scelta della cessione di un archivio personale compete solo ed esclusivam­ente alla famiglia — aggiunge l’assessore — e rispetto la scelta. Una cosa è certa: come assessore alla cultura dico che Firenze avrà sempre le braccia aperte verso la famiglia quando e se ci saranno progetti nel ricordo di Paolo Poli o la volontà di cessione di documenti o altro».

C’è tutta la vita di Paolo Poli sull’isola veneziana: una monumental­e rassegna stampa di recensioni, interviste e approfondi­menti delle più importanti testate giornalist­iche, diecimila spartiti musicali di canzoni colleziona­te dallo stesso Poli, lettere, fotografie, materiali di scena che la Fondazione ha voluto sistemare in «un dialogo virtuoso», spiegano, con gli altri fondi che conserva, in particolar­e quelli di Santuzza Calì e Maurizio Scaparro, con i quali Poli ha collaborat­o a lungo.

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L’isola di San Giorgio, dove ha sede la fondazione

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