Scatoloni aperti, monitor riaccesi Il BuzziLab riparte nell’incertezza
Prato, viaggio nel laboratorio scolastico finito sotto accusa. Solo tre ragazzi al lavoro
Tre ragazzi, tutti ex allievi della scuola che oggi sono diventati tecnici, si affannano per rimettere in sesto i macchinari. Sono le ore della ripresa dei lavori al BuzziLab, l’avveniristico laboratorio di analisi dei tessuti dell’istituto superiore pratese finito al centro di una vicenda scandalosa che riguarda profitti milionari (28 milioni di fatturato in 5 anni) e presunti stipendi gonfiati. Il Lab, che era stato istituito come presidio didattico ma lavorava soprattutto per conto terzi, è stato chiuso per stabilire un nuovo status giuridico all’inizio di settembre dal nuovo preside Alessandro Marinelli. E riaperto dallo stesso dirigente due giorni fa, dopo pressioni da parte di tutte le componenti della città preoccupate dalla fuga di clienti: le griffe di moda che inviavano i tessuti al laboratorio per farli analizzare.
Il laboratorio si raggiunge dall’interno della scuola con due rampe di scale che introducono al piano interrato: è esteticamente un corpo estraneo, somigliante a una cabina di controllo piena di calcolatori, macchinari digitali, schermi. La porta elettronica introduce a questi ambienti futuribili. Tecnicamente, il Lab, sarebbe stato riavviato. «Diciamo che si stiamo attrezzando», si lascia scappare uno dei tecnici, prima di spiegare che nessuno è autorizzato a parlare di quello che sta succedendo. Gli scatoloni aperti, le bocche cucite e lo smarrimento dei pochi che sono riuniti di fronte ad un computer sono il contorno tangibile di uno choc che si respira in tutta la scuola, anche tra i giovani studenti che lì svolgevano degli stage. C’è tensione, mancano le sicurezze sul futuro e le risposte sul presente: «Le attività — spiega il preside — sono state sospese per pochi giorni, al momento non posso calcolare quello che si è perso, ma ciò che abbiamo fatto è sospendere delle acquisizioni che erano state ordinate prima del mio arrivo». Marinelli apportale». pare teso, occupato a «risolvere tutte le questioni rimaste indietro in questi 15 giorni in cui mi sono occupato d’altro». Prima di immergersi nei corridoi affollati della scuola dice qualcosa sulla vicenda più scottante: «Non si trattava di percentuali sulle commesse, perché non ci sono commesse. Le ripartizioni del denaro guadagnato erano calcolate sui ricavi che il servizio del Lab cumulava tramite il Nessuna risposta sulla soluzione all’orizzonte per il nuovo status del Lab. Nessuna risposta sull’eventuale danno che sarebbe stato causato dalla sospensione delle attività. I magistrati della Procura che hanno aperto un fascicolo conoscitivo — Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli — stanno acquisendo tutto il materiale che riguarda le delibere di ripartizione del denaro e gli importi degli stipendi. Ora aspettano che la Corte dei Conti invii loro eventuali rilievi che costituiscono possibile notizia di reato: l’organo ausiliario dello Stato indaga sul Lab sin dall’anno scorso, quando i riflettori si sono accesi come un automatismo sullo sforamento del tetto da 250 mila euro del direttore del Lab, il professor Giuseppe Bartolini.