«Sì alle Olimpiadi, ma non siano un alibi per il nuovo stadio»
Egregio direttore, per obiettivi importanti come quello delle Olimpiadi per Firenze, per i Comuni del circondario e per altri comuni strategici della Toscana, come Pistoia già capitale della cultura, credo che si debba buttare il cuore oltre l’ostacolo e guardare al progetto complessivo. Fratelli d’Italia accetta la sfida lanciata dal sindaco Nardella per le Olimpiadi del 2032, vogliamo esserne parte attiva. Avanti tutta dunque al progetto Olimpiadi. Ci faremo portatori dell’impegno anche in Consiglio regionale quando ci sarà un progetto e non solo un’idea. Ma dovrà essere un progetto ampiamente condiviso con il territorio e le professionalità presenti, in modo che le infrastrutture create rimangano patrimonio funzionale per le esigenze dei vari comuni. Non vorrei che la suggestione per i Giochi olimpici diventasse insieme ostacolo e alibi per distogliere da quella che è la priorità assoluta e dall’opportunità che abbiamo a Firenze di rifare lo stadio per la Viola e per la città. Una necessità a cui la Sinistra non è riuscita a dare risposte, dopo tanti anni siamo infatti ancora al niente. Non possiamo permetterci di deludere un proprietario determinato e pieno di entusiasmo come Rocco Commisso, bisogna fare «fast, fast, fast». Lo stadio si può fare in 5 anni così come realizzato in altre città italiane, come potrebbe confermare il presidente Abodi del Credito sportivo. Anzi, colgo l’occasione per invitare Abodi a venire a Firenze per confrontarsi con Commisso e Joe Barone. Il progetto che ad oggi presenta meno problemi burocratici, meno costi e dispendio di tempo è quello del restyling del Franchi. Puntiamo al buono senza per forza pretendere il meglio che oggettivamente in questi si è dimostrato irrealizzabile. La Fiorentina ha bisogno da troppo tempo di uno stadio moderno: si faccia prima possibile la gara di progettazione del nuovo stadio utilizzando le procedure semplificate previste dalla legge. Il rifacimento del Franchi eviterebbe di lasciare un contenitore vuoto nel cuore di un quartiere densamente abitato che inevitabilmente, come accaduto in altri capoluoghi, diventerebbe un problema di sicurezza da risolvere.