Fatture false, Renzi condannati
Un anno e 9 mesi ai genitori dell’ex premier. Il padre: non un centesimo d’evasione
Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati condannati a 1 anno e 9 mesi per false fatturazioni. Condannato a due anni anche l’imprenditore pugliese Dagostino. «Non perdo fiducia nella giustizia», le parole di Tiziano Renzi.
La pm Manca un incarico scritto così come non è mai stato trovato lo studio di fattibilità identico per le fatture
Tiziano Ho il dovere di credere nella giustizia oggi più che mai e continuo a farlo anche se con amarezza
Due ore di camera di consiglio e l’accusa nei confronti dei genitori dell’ex premier Matteo Renzi diventa sentenza di condanna: 1 anno e 9 mesi per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, pena sospesa, 2 anni per l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, condannato anche per truffa. In aula per l’ultima udienza del processo c’è solo Dagostino, assenti i coniugi Renzi che a luglio hanno depositato una memoria scritta per raccontare la loro verità. Per il giudice Fabio Gugliotta le due fatture emesse dalle società Eventi 6 e Party della famiglia Renzi (lei amministratrice di diritto, lui di fatto, per la Procura) per un totale di quasi 190 mila euro, a favore della Tramor di Dagostino, sono false perché relative a operazioni inesistenti. Il giudice ha accolto senza modifiche le richieste per i Renzi formulate dalla pm Christine Von Borries, tre mesi in meno per Dagostino. Interdizione da incarichi direttivi nelle società per 6 mesi, da incarichi pubblici per 1 anno e da commissioni tributarie in perpetuo. Luigi Dagostino deve poi risarcire la Tramor con 190 mila euro.
«Manca un incarico scritto — aveva detto la pm nella requisitoria — così come non è mai stato trovato lo studio di fattibilità identico per le due fatture alla Tramor che le pagò». Lo studio al centro dell’inchiesta riguarda la costruzione di un punto ristoro mai realizzato al The Mall, l’outlet di Reggello. La relazione «Taste Mall» allegata alle fatture è di due pagine e mezzo scritte al computer senza intestazione, senza firma e in un italiano approssimativo: «Il The Mall non dispone di un’offerta di ristorazione adeguata alla clientela e al livello qualitativo dei suoi brand. Questo progetto pertanto vuole dare una risposta alle esigenze di 3 milioni di visitatori di trovare una satisfaction, prevede un sistema di offerta integrato che stimoli il visitatore a cercare un’esperienza di qualità in un ambiente che rispetti il trend psicologico del The Mall».
La prima fattura viene emessa il 15 giugno 2015 dalla Party per 24.400 euro. La seconda il 30 giugno 2015 dalla Eventi 6 per 170.800 euro. Un passaggio di denaro senza giustificazione per la Procura. La spiegazione, ritengono gli inquirenti, l’avrebbe data lo stesso Dagostino in un’intercettazione: «È un fatto di sudditanza psicologica. Perché quello è il padre di Renzi. È normale che non mi metto a trattare». Tesi sostenuta anche in aula.
«Ho il dovere di credere nella giustizia oggi più che mai — il commento di Tiziano su Facebook — e continuo a farlo anche se con grande amarezza. Il lavoro che mi viene contestato è stato regolarmente svolto, fatturato e pagato. I prossimi gradi di giudizio lo dimostreranno. Non c’è un centesimo di evasione; passerò i prossimi anni nei tribunali ma dimostrerò la totale innocenza». I legali annunciano ricorso il Appello. «Ci aspettavamo l’assoluzione — dicono gli avvocati dei Renzi Federico Bagattini, Marco Miccinesi, Francesco Pistolesi e Lorenzo Pellegrini — in ogni caso, non c’è mai stata alcuna evasione, la sentenza lo conferma. Quando c’è evasione, infatti, il giudice concede la sospensione condizionale ed irroga una pena mite solo se è stato risarcito il danno erariale, risarcimento che qui non c’è stato proprio perché mancava il danno tributario». Annunciano ricorso i legali di Dagostino, condannato anche per truffa aggravata per aver sollecitato alla nuova dirigenza Tramor il pagamento della fattura di 140 mila euro. «Le operazioni ci sono state e sono state pagate, lo dimostreremo» dicono gli avvocati Sandro Traversi e Sara Gennai.