Il tempo dell’Informatica
Dall’aritmometro alla Apple fino alla realtà aumentata: a 50 anni dal primo corso di laurea e in apertura dell’Internet Festival il 10 si inaugura «Hello World!»: tante rarità tra passato e futuro
Fa strano pensare che l’informatica, come la viviamo ogni giorno, fatta di app, collegamenti iperveloci e segnali che viaggiano nello spazio per rimbalzarci in tasca, abbia una Storia. Una Storia con esse maiuscola, quella dei libri e dei musei. Allora è più comodo dire che ha un passato.
La mostra che si inaugura il 10 ottobre al centro delle Benedettine a Pisa in contemporanea con l’Internet Festival, è un ripasso: dal primo aritmometro, alla Cep (calcolatrice elettronica pisana), alla Apple fino agli strumenti che usiamo ogni giorno, è un omaggio alle menti che ci hanno cambiato il mondo intorno. Prende il nome dal primo esercizio di programmazione (stampare a video la scritta Hello World!)e si inserisce all’interno delle celebrazioni per «Informatica 50», mezzo secolo è infatti trascorso da quando, proprio a Pisa, venne istituito il primo corso di laurea in informatica. «Partiamo dal metà ‘800 – spiega Fabio Gadducci, curatore della mostra con Chiara Bodei e Giuseppe Lettieri e direttore del Museo del Calcolo che ha fornito la maggior parte degli strumenti esposti — quando le prime macchine per il calcolo vennero realizzate, l’aritmometro che abbiamo in mostra è stato in uso al Cnr fino al 1980». Il caveau delle Benedettine è stato ristrutturato per la mostra che resterà aperta fino a fine gennaio, qui infatti verrà spostata l’attività del Museo in maniera temporanea, i lavori procedono, c’è da accogliere un pezzo pregiato: «Da una collezione privata – spiega ancora Gadducci – siamo riusciti ad avere un Apple 1, una macchina che alle aste è stata battuta per mezzo milione di euro, accompagnata dalla lettera di Steve Jobs che si congratulava con l’acquirente». Ma non sarà la sola punta di diamante: la sezione Pionieri, dedicata ai grandi calcolatori degli anni ‘50-’60-’70 ospiterà la mitica Enigma (la macchina che cifrava i messaggi dell’Asse e che si riteneva inespugnabile) e, ovviamente, la Cep, nata in sinergia con la Apple dell’epoca, il laboratorio di ricerca elettronica Olivetti. I padiglioni proseguiranno con quello dedicato ai pc che ci hanno portato sulla Luna dove sarà possibile interagire con il Programma 101, il primo pc con programmi memorizzati, una vera rivoluzione per il suo tempo e il Dsky, il computer di bordo dell’Apollo 11 che permise l’allunaggio nel 1969. Programma 101 fu usato dagli scienziati della Nasa durante la missione Apollo. Per valorizzare la loro importanza e il loro legame sono stati creati due allestimenti contigui. Il primo colloca Programma 101 in un arredo di ufficio Olivetti anni ‘60, il secondo mostra Dsky nella posizione originale fra i pannelli di controllo. Avanti poi con i moderni, quelli degli anni ‘90 quando i pc escono dai laboratori e arrivano sulle scrivanie e nelle case. «Abbiamo pensato ad una serie di attività collaterali per far vivere in maniera piena l’esperienza della visita – continua Gadducci – porteremo un Tau II, un sintetizzatore del suono ma non solo: verranno proiettati alcuni spezzoni di film nei quali i computer sono protagonisti, gli spettatori saranno collegati ad un lettore di onde celebrali e in base alle loro reazioni cambieranno i film da vedere». Ogni sezione è stata pensata come uno spazio immersivo dove colori e soundscape ambientali, nella loro astrattezza, richiameranno filologicamente epoca e suoni delle macchine stesse. Sarà inoltre possibile con uno smartphone accedere a contenuti in realtà aumentata: materiale di archivio audio/video e animazioni originali. Il principio ispiratore è quello di smaterializzare gli spazi creando per ogni sezione un blocco minimale con un colore uniforme. Il lavoro di composizione elettronica ha preso spunto dai suoni originali delle machine, attualizzandoli in una tessitura musicale contemporanea. Il benvenuto sarà dato dall’Olivetti Elea 6001: «Agli inizi degli anni ‘60 l’Italia è fra i leader mondiale in fatto di macchine per il calcolo, e le stesse compagnie americane faranno proprio il tipo di progettualità italiana, al punto che alcuni mainframe saranno targati Olivetti-General Electrics. Mettere la Elea 6001 nell’atrio d’entrata rappresenta dunque un antefatto virtuoso della narrazione di quell’epoca, che vede proprio Pisa come protagonista». Hello World! ha permesso al Museo del calcolo di poter attingere alla grandissima collezione che normalmente viene usata solo per il 10%, una collezione fra le più grandi d’Italia. «Una mostra come questa, in Italia, è un’assoluta novità, ci sono voluti mesi di lavoro e un grande impegno – conclude il curatore – e un numero molto grande di dettagli da curare ma siamo arrivati alla fine convinti di poter mostrare qualcosa di unico». Il filone dell’informatica all’interno dell’Internet Festival non si esaurisce con Hello World! ma prosegue con un momento dedicato al software heritage, il recupero archeologico potremmo dire di vecchi codici che rischiano di sparire, un evento sponsorizzato dall’Unesco mentre un altro momento sarà dedicato al connubio fra informatica e fantascienza.