L’ESEMPIO DEL MENESTRELLO
Anche il più modesto fatto di cronaca può prestarsi a due diverse interpretazioni. Il caso di Claudio Spadi, «il menestrello di Ponte Vecchio» che ha interrotto la sua esibizione serale di artista di strada in piazza Santa Maria Novella per protestare contro due magrebini che orinavano contro un muro, non è un’eccezione. L’aspetto positivo è che l’insofferenza nei confronti di comportamenti offensivi sembra montare non solo fra i cosiddetti benpensanti, ma anche fra chi ha compiuto una scelta di vita lontana dagli schemi. Non esiste solo la malamovida. Esisterebbe anche una buona movida, fatta di persone che si vogliono divertire nel rispetto delle regole. E la solidarietà unanime ricevuta da Spadi fra quanti hanno condiviso il video della scena è indice di un sentimento diffuso, che è anche risentimento contro il permissivismo imperante. C’è, però, il rovescio della medaglia, e consiste nelle reazioni dei due incivili, e di un terzo connazionale, ai rimproveri dell’artista di strada, accusato di razzismo per avergli chiesto se «a casa loro» si sarebbero comportati allo stesso modo. Un tempo, quando a scuola lasciavamo sporco il banco, era normale che la maestra ci rimproverasse chiedendoci se a casa nostra avremmo fatto lo stesso. E nessuno di noi si offendeva, anche perché i libri del dottor Spock non erano stati ancora (per fortuna) tradotti in italiano. I magrebini rimproverati hanno preso le parole del «menestrello» come un insulto razzista, equivocando interessatamente sull’espressione. Non è un caso isolato: l’accusa di razzismo ormai grava come una spada di Damocle sulla testa di chi invochi il rispetto delle regole, si tratti del capotreno che pretende di far pagare il biglietto o dell’insegnante che cerca di imporre un minimo di decoro (qualcosa di simile capitò a chi scrive, quando osò rimproverare con parole analoghe a quelle del menestrello un peruviano che sputava dalla finestra).
Sì, d’accordo, il termine «casa» può avere qualche ambiguità semantica. Ed è stato un errore, con motivazioni fra l’estetizzante e il moralistico, eliminare a Firenze quasi tutti i vespasiani (uno fra gli ultimi è sparito dopo l’attentato di via dei Georgofili). Ma la prima lezione che andrebbe impartita a chi viene in Italia, e anche a chi in Italia è nato, è il senso del rispetto. Chi confonde la libertà col diritto di orinare dove vuole non è degno di conservarla. E per difenderla meglio forse potremmo ingaggiare un po’ di menestrelli (al posto dei vigili).