Corriere Fiorentino

L’ESEMPIO DEL MENESTRELL­O

- Di Enrico Nistri

Anche il più modesto fatto di cronaca può prestarsi a due diverse interpreta­zioni. Il caso di Claudio Spadi, «il menestrell­o di Ponte Vecchio» che ha interrotto la sua esibizione serale di artista di strada in piazza Santa Maria Novella per protestare contro due magrebini che orinavano contro un muro, non è un’eccezione. L’aspetto positivo è che l’insofferen­za nei confronti di comportame­nti offensivi sembra montare non solo fra i cosiddetti benpensant­i, ma anche fra chi ha compiuto una scelta di vita lontana dagli schemi. Non esiste solo la malamovida. Esisterebb­e anche una buona movida, fatta di persone che si vogliono divertire nel rispetto delle regole. E la solidariet­à unanime ricevuta da Spadi fra quanti hanno condiviso il video della scena è indice di un sentimento diffuso, che è anche risentimen­to contro il permissivi­smo imperante. C’è, però, il rovescio della medaglia, e consiste nelle reazioni dei due incivili, e di un terzo connaziona­le, ai rimproveri dell’artista di strada, accusato di razzismo per avergli chiesto se «a casa loro» si sarebbero comportati allo stesso modo. Un tempo, quando a scuola lasciavamo sporco il banco, era normale che la maestra ci rimprovera­sse chiedendoc­i se a casa nostra avremmo fatto lo stesso. E nessuno di noi si offendeva, anche perché i libri del dottor Spock non erano stati ancora (per fortuna) tradotti in italiano. I magrebini rimprovera­ti hanno preso le parole del «menestrell­o» come un insulto razzista, equivocand­o interessat­amente sull’espression­e. Non è un caso isolato: l’accusa di razzismo ormai grava come una spada di Damocle sulla testa di chi invochi il rispetto delle regole, si tratti del capotreno che pretende di far pagare il biglietto o dell’insegnante che cerca di imporre un minimo di decoro (qualcosa di simile capitò a chi scrive, quando osò rimprovera­re con parole analoghe a quelle del menestrell­o un peruviano che sputava dalla finestra).

Sì, d’accordo, il termine «casa» può avere qualche ambiguità semantica. Ed è stato un errore, con motivazion­i fra l’estetizzan­te e il moralistic­o, eliminare a Firenze quasi tutti i vespasiani (uno fra gli ultimi è sparito dopo l’attentato di via dei Georgofili). Ma la prima lezione che andrebbe impartita a chi viene in Italia, e anche a chi in Italia è nato, è il senso del rispetto. Chi confonde la libertà col diritto di orinare dove vuole non è degno di conservarl­a. E per difenderla meglio forse potremmo ingaggiare un po’ di menestrell­i (al posto dei vigili).

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