L’artificio (linguistico) dei bagarini on line
Sotto processo, la società che usa il dominio Uffizi.com si difende così: «È il plurale di ufficio»
«Uffizi» è solo il plurale di «uffizio», una versione arcaica della parola «ufficio». Nuovo sviluppo nella guerra legale del domain grabbing, la pratica di «rubare» il nome dei siti internet. Protagonisti gli Uffizi di Eike Schmidt (uffizi.it) e una serie sconfinata di imitatori sul web, nel caso specifico la BoxNic Anstalt.
La società, che è titolare del dominio online «uffizi.com», ha provato, per difendersi, una spiegazione linguistico-etimologica: «ufficio», o «uffizio», è un nome comune. E come tale può essere soggetto a copyright solo se affiancato da altre parole che gli diano un carattere distintivo, come «Galleria». L’accusa è di aver sfruttato il nome degli Uffizi per indurre i visitatori ad acquistare nel loro sito i biglietti del museo, ma a prezzi maggiorati. Lo ha spiegato la Sottosegretaria di Stato per i Beni culturali e per il turismo Lorenza Bonaccorsi, in risposta all’interrogazione parlamentare del deputato di Italia Viva Gabriele Toccafondi sul tema del bagarinaggio on-line. Bonaccorsi ha precisato che «la causa ancora prosegue davanti al tribunale dell’Arizona».
Nel 2018 gli Uffizi avevano ottenuto una prima vittoria al Wipo (World international property organization), l’agenzia dell’Onu che si occupa della protezione della proprietà intellettuale: il nome uffizi non è generico ma «notorio», si riferisce chiaramente alla Galleria. Un po’ come la Apple con i computer.
Così la BoxNic ha fatto ricorso proprio al tribunale distrettuale dell’Arizona. Ora la vicenda potrebbe essere giunta all’ultimo episodio. Perché il tribunale americano, dopo l’udienza del 3 settembre, ha fatto sapere all’accusa (BoxNic) di avere tempo fino al 25 ottobre per nominare un nuovo avvocato, altrimenti «le argomentazioni saranno respinte», si legge nell’ordinanza. Così il museo fiorentino l’avrà vinta una volta per tutte.
«Se oggi digitiamo “Uffizi” sui motori di ricerca, il sito ufficiale arriva dopo una serie di altri siti che vendono i biglietti a prezzi maggiorati», ha detto Toccafondi, «Il biglietto sul sito ufficiale costa 20 euro, mentre su questi siti si trovano anche a 30». Toccafondi si è poi detto soddisfatto della volontà del ministro Dario Franceschini di «restituire l’autonomia gestionale ai tre musei (tra cui la Galleria dell’Accademia) che con la riforma Bonisoli l’avevano persa».