UNA BUSSOLA INCERTA, TRA CENTRO E SINISTRA
UNA BUSSOLA INCERTA FRA SINISTRA E CENTRO
Nessuno può dubitare che Matteo Renzi sia un abile interprete di quella «politique d’abord» che Pietro Nenni, in un lontano 1930, definì compiutamente e di cui fu sempre interprete autorevole. Spregiudicatezza, capacità di rischiare, scelta del momento unico in cui imporre una scelta decisiva.
Sono tutte cose che l’exsindaco di Firenze ha sempre dimostrato di saper maneggiare bene, così come ha fatto nell’agosto scorso. La politique d’abord, però, riesce a far vincere una battaglia, ma non nutre una prospettiva politica di medio e di lungo periodo. Per questo è importante considerare che cosa possa venir fuori dalla decima Leopolda e quali chiarimenti strategici saranno offerti all’opinione pubblica dalla stazione granducale.
Bene o male le Leopolde passate, con le coreografie moderniste del caso, si presentavano quali kermesse destinate a definire stimoli e sollecitazioni nei riguardi di un Pd e di una sinistra di cui Renzi era protagonista: oggi la situazione è assolutamente diversa. Italia Viva, se non vuole diventare l’etichetta di uno yogurt (come piacerebbe tanto a Romano Prodi) deve dare delle risposte chiare ad alcune domande che gli elettori si fanno. Un nuovo partito che al momento ha uno spazio rilevante in Parlamento, ma assai meno per quanto riguarda il consenso, in quali acque vorrà navigare per allargare la propria area elettorale?
Renzi intende evitare di farsi largo nella geografia politica che, malgrado tutto, resta ancora quella che definisce lo spazio politico? Ci sono la destra, la sinistra, il centro, il populismo: non sarebbe facile prescinderne per l’ex rottamatore.? Certo, lo può fare, ma con il rischio di apparire agli occhi dei cittadini come qualcosa che non è né carne, né pesce, ma una macchina colta a cogliere consensi. Un’identità-non identità che somiglierebbe parecchio al Movimento Cinque Stelle, facendo così del nuovo partito di Renzi una formazione priva di bussola e di visione riconoscibile. Già: una visione di lungo periodo, i contenuti di un programma che vada oltre il momento d’emergenza e che non si limiti a difendere in ogni modo quanto fatto nei tre anni della presidenza renziana. Vedremo le risposte che la Leopolda darà, se le darà e di questo si può dubitare, pur senza i tanti pregiudizi che circondano il fu giovane outsider di Rignano.
Bisogna dire che comunque una mano a Renzi per trovare uno spazio a sinistra diverso da quello del Pd (uno spazio che fra gli elettori c’è sicuramente) gliela dà il segretario dei Democratici Nicola Zingaretti quando lascia trasparire, smentendosi poi, un gentlemen’s agreement verso quel disastro che è Virginia Raggi, la sindaca Cinque Stelle di Roma. Ancora di più succede quando Zingaretti sembra minacciare nuove elezioni con candidato premier Giuseppe Conte, lo Zelig indiscusso della politica italiana.
Gli elettori di sinistra sono abituati a sopportare di tutto, ma probabilmente su quest’ultima ipotesi, come sull’abbraccio definitivo con i seguaci di Beppe Grillo, avrebbero molto da riflettere, con soddisfazione dello stesso Renzi.
❞ Quale strategia-1 La tentazione di non inserire il partito in una precisa geografia politica
❞ Quale strategia-2 Un’identità politica poco marcata? E’ il modello del M5S: porta voti, ma alla lunga...