Corriere Fiorentino

I GENITORI ALCOLICI

- Di Paolo Ermini

«Essere duri, essere cinici, essere furbi, farcela: sono questi gli orizzonti in cui sono costretti a muoversi i ragazzi. I giovani che si drogano, che bevono fino al coma etilico, che praticano il sesso seriale, che compiono atti di autolesion­ismo sul proprio corpo, ci parlano di un tragico vuoto, di totale mancanza di senso e di direzione». Leggendo la riflession­e di Susanna Tamaro pubblicata sul Corriere della Sera di ieri («Fragili e soli, così cadono i nostri ragazzi») veniva da pensare ai ragazzini di via de’ Pucci che sono diventati protagonis­ti negativi della cronaca fiorentina. Per mesi hanno spadronegg­iato davanti al locale che offriva shottini a prezzi stracciati (e che ora è stato chiuso, ma solo per 15 giorni). Ne hanno fatte di tutti colori: traffico bloccato, urla, offese alle ambulanze. Hanno scosso a braccia nude auto e bus di passaggio. Hanno costretto i residenti a barricarsi in casa nelle notti del week end. Hanno fatto gare di strip tease in strada per vincere una bevuta gratis. Come se Susanna Tamaro avesse scritto il suo articolo dopo essere passata di lì, a due passi da Santa Maria del Fiore.

Succede ovunque, purtroppo. E ci vorranno anni, qui come altrove, a riconquist­are una fetta delle nuove generazion­i ai principii della convivenza civile, fatta di rispetto. E’ il cuore del problema: poche parole, ma dietro c’è un tracollo storico di valori. Tutto questo non può però essere l’alibi dell’indifferen­za e della banalizzaz­ione.

In via de’ Pucci c’è stata la latitanza delle istituzion­i e di questo le istituzion­i devono rispondere, senza trincerars­i dietro un provvedime­nto amministra­tivo —lo stop al locale per due settimane— che rischia di essere una toppa momentanea, quando invece servirebbe affrontare in maniera radicale l’emergenza della malamovida. La legge offre le armi per tentare almeno di arginare il fenomeno, come ha scritto ieri Giulio Gori su questo giornale: che vengano usate, allora. Senza farsi irretire dai condiziona­menti di una sub-cultura di sinistra che ha prodotto disastri sul fronte della sicurezza e della legalità. Le regole vanno fatte rispettare, per difendere prima di tutto i diritti dei più deboli. Non è un concetto di destra. Dopo cinquant’anni di post-sessantott­ismo forse anche la giunta comunale di Firenze può aprirsi alle necessità che la realtà impone.

Ma non ci sono solo le responsabi­lità delle istituzion­i nel caso di via de’ Pucci, che fa da paradigma di un problema. C’è la responsabi­lità dell’informazio­ne, troppo spesso episodica, prigionier­a della routine e dei propri cliché. E poi c’è il fronte dell’educazione. Questi ragazzini, minorenni e fradici di alcol, alle 23 della sera spuntano dal nulla? Che cosa hanno fatto prima? Dov’erano? Chi hanno visto? Ogni volta che si parla di educazione c’è qualcuno che si alza e comincia a prendere a pallonate la scuola e gli insegnanti. A ragione, a volte. Ma spesso sbagliando bersaglio, a rimorchio di un’opinione pubblica costruita sui luoghi comuni. Parliamo delle famiglie, allora. Parliamo dei genitori, ogni tanto. Su La Nazione Cosimo Zetti scriveva ieri che «i genitori di tanti adolescent­i che escono la sera devono poter dormire sonni tranquilli in attesa che i loro figli tornino a casa». Non ci pare questo il compito delle forze dell’ordine. Invece di aspettarne il ritorno con in mano lo smartphone, quei genitori dovrebbero chiedersi che fanno i loro figli quando escono di sera, dove vanno, chi frequentan­o. Basterebbe sentirgli l’alito per capirlo.

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