Corriere Fiorentino

E il corbezzolo (patriottic­o) soppianta l’ulivo

- Paolo Ceccarelli

Un corbezzolo. E poi un «10» enorme che ricorda il numero della Leopolda, ma anche quello di Maradona. Quanti simboli sul palco.

Per la prima volta nella storia della Leopolda sul palco c’è qualcuno che spicca più di Matteo Renzi. È il corbezzolo che guarda imperturba­bile la platea e che sembra destinato a diventare il simbolo della fondazione di Italia Viva.

«È un albero che non cresce tanto in altezza rispetto ad altre specie, ma ha una grande velocità di insediamen­to, è resistente ai parassiti e anche agli incendi. È chiaro il messaggio?», ridacchia un renziano della prima ora che in tasca ha la tessera del Pd. Ma ancora per poco. «Domani (oggi, ndr) si riparte. Sempre con Matteo, ovviamente», dice alludendo al battesimo ufficiale del nuovo partito renziano, di cui stasera alle 18 sarà svelato il simbolo — sarà molto probabilme­nte quello più semplice dei tre proposti dall’ex Rottamator­e nel sondaggio lanciato online: sfondo bianco, «Italia» in blu e «Viva» in rosso. I colori del renzismo in ascesa, quelli della Leopolda 2012, che si svolse una settimana prima della sfida aperta al «vecchio» Pd rappresent­ato dal segretario Pier Luigi Bersani e che guarda caso si intitolava «Viva l’Italia viva». Sarà che questo è il decennale, sarà che c’è bisogno di qualche certezza perché il viaggio partito ieri — sul palco ci sono le valigie come in altre Leopolde, ma stavolta sono quelle di chi cambia casa e città — nessuno sa come finirà, ma Renzi rispolvera pure la divisa d’ordinanza del Rottamator­e che aveva promesso di essere: camicia bianca e jeans. E la kermesse si apre con un video che celebra le passate nove edizioni con la musica e le parole di Jovanotti, una costante dell’immaginari­o renziano.

Epperò tutto l’entusiasmo, in qualche caso l’esaltazion­e, dei sostenitor­i renziani non si può ridurre alla nostalgia. La verità è che tra i leopoldini si respira un senso di liberazion­e. Lo scorso anno tanti gli chiedevano di rompere col Pd, di lanciare una lista civica nazionale con terminazio­ni locali. Ora che il leader li ha accontenta­ti, i fan che devono fare? Applaudono a tambur battente, urlano «vai Matteo!», dal fondo della vecchia stazione del Granduca lo spingono sul palco — a forma di T, proprio come nei mega-concerti — come una rock star, si accendono quando l’ex premier cita Teresa

Bellanova, loro madrina indiscussa.

Sulle pareti campeggian­o le citazioni motivazion­ali che piacciono tanto a Renzi, quest’anno quasi tutte incentrate sulla ripartenza, sulla rinascita. «Cambiare è la regola della vita. E quelli che guardano al passato o al presente, certamente perderanno il futuro» (John Fitzgerald Kennedy). «Gli inizi hanno un fascino indescrivi­bile» (Moliére). «Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale» (Clive Staples Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia). E via così. Partenza, viaggio, nuovo inizio: ma per andare dove? Per fare cosa? Per chi diceva di voler cambiare tutto o quasi, non è un po’ poco «sognare» un partito dal 4 per cento, come lo fotografan­o oggi i sondaggi, ma anche del 10% (l’obiettivo di Renzi da qui alle prossime elezioni politiche)? «Sai che il corbezzolo è l’albero più patriottic­o che ci sia? I suoi frutti sono rossi, i fiori bianchi e le foglie verdi», dice l’esegeta renziano.

Fuor di poesia, sembra il tanto decantato (in passato) «Partito della Nazione». Aggiornato, 2.0, macroniano («non citate Macron ché non porta benissimo!», avverte però un fedelissim­o di Renzi), ma pur sempre «Partito della Nazione». Poco prima della Leopolda numero 1, anno 2010, con Renzi sindaco di Firenze da un anno, nella vecchia stazione di Porta al Prato si svolse la Fiera del Vintage. Vestiti e scarpe, non politica. Di lì a tre mesi negli stessi spazi dominava lo striscione «Al passato grazie, al futuro sì» e il logo di «Prossima Fermata Italia»: un treno che arriva a tutta velocità. C’era Dario Nardella col pizzetto, c’era Beppe Civati, c’era l’ex direttore dell’Economist Bill Emmott. Lontano da lì un vecchio democristi­ano come Beppe Fioroni giudicava così la prima edizione della kermesse renziana: «Scuotono l’albero, magari sbagliano il modo di scuoterlo». Stavolta che verrà giù, da quel corbezzolo?

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 ??  ?? Matteo Renzi sul palco. Dietro di lui l’albero di corbezzolo
Matteo Renzi sul palco. Dietro di lui l’albero di corbezzolo
 ??  ?? Il gigantesco numero 10 stile Maradona sul palco
Il gigantesco numero 10 stile Maradona sul palco
 ??  ?? Uno dei messaggi motivazion­ali
Uno dei messaggi motivazion­ali
 ??  ?? La mostra di Tiberio Barchielli
La mostra di Tiberio Barchielli
 ??  ?? 2010 La Leopolda 1: la spalla di Renzi è Civati, la scenografi­a una stazione
2010 La Leopolda 1: la spalla di Renzi è Civati, la scenografi­a una stazione
 ??  ?? 2012 La Leopolda 3 con lo slogan «Italia Viva», oggi il nome del partito
2012 La Leopolda 3 con lo slogan «Italia Viva», oggi il nome del partito
 ??  ?? 2018 La Leopolda 9 con la DeLorean di «Ritorno al Futuro»
2018 La Leopolda 9 con la DeLorean di «Ritorno al Futuro»

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