Corriere Fiorentino

Renzi a Nardella: quando vieni con noi? Ma lui: resto qui, la sfida è sui temi

- Paolo Ceccarelli

«O Dario, ma te quando vieni con noi?». Venerdì sera, primo giorno della Leopolda. Dario Nardella è appena arrivato nel backstage e, dopo i saluti e gli abbracci con Matteo Renzi, Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, il leader di Italia Viva infrange subito il grande non detto della presenza del sindaco. Scherza Renzi, ma fino ad un certo punto. E lo dimostra poco dopo, quando dal palco dice: «Dario, benvenuto a casa tua».

A questi richiami della foresta pubblici e privati, Nardella risponde sempre nello stesso modo: «Sono e resto un sindaco del Pd». Ma subito dopo il messaggio a Renzi e ai renziani di Italia Viva, arriva come in uno schema prefissato quello al suo partito: «Gli avversari non sono qui, sono Salvini e la destra». Non è solo il tentativo di mantenere il difficile equilibrio di chi si trova a fare il sindaco nella città più renziana e per conto del Pd (ancora) più filo-renziano d’Italia.

Il sindaco è convinto che l’atteggiame­nto di molti compagni di partito verso Italia Viva sia profondame­nte sbagliato. Anzi, gli atteggiame­nti. Perché non gli è piaciuto l’invito di Enrico Rossi a disertare la Leopolda e non capisce dove possa portare il silenzio ostile e il «gioco di rimessa» del segretario Nicola Zingaretti, ma neanche condivide la decisione di non partecipar­e — pur dichiarand­o rispetto e attenzione per la kermesse — presa da «Base Riformista», la corrente dei renziani rimasti nel Pd guidata da Luca Lotti. Tanto che lui venerdì scorso non si è limitato al «saluto da sindaco» che aveva annunciato, ma dal palco ha aggiunto: «Siamo qui per confrontar­ci, per parlare di contenuti, idee, fatti, progetti». Parole che ai leopoldini sono piaciute: accolto in modo non caldissimo per essere «un veterano della Leopolda», come si è definito, il sindaco ha lasciato il palco tra applausi convinti.

È la quarta via di Nardella davanti alla sfida al Pd lanciata da Renzi. Da qualche giorno il sindaco ne parla con una certa frequenza con assessori e compagni di partito. Il senso del suo ragionamen­to è questo: se il Pd pensa di fare una specie di resistenza passiva al rinnovato movimentis­mo di Renzi, si farà del male; il Pd deve rilanciare, fare battaglie su temi concreti e chiedere a Italia Viva di condivider­le. Non solo. Il sindaco considera miopi molte delle risposte che arrivano dal suo partito alla nuova creatura renziana anche in chiave alleanze. A partire dalle Regionali del prossimo anno. «Il Pd da solo non ce la fa a vincere, né a livello nazionale né in Toscana: non basterà nemmeno l’alleanza con quello che c’è alla nostra sinistra — spiega un nardellian­o doc — E poi, anche nei Comuni che già governiamo, che senso ha ghettizzar­e i renziani che hanno fatto la scissione? Così facendo non ci si può sorprender­e se poi fanno i loro gruppi consiliari contro di noi e non per collaborar­e con noi...».

È una linea, quella del sindaco, che sta facendo breccia nel Pd toscano. A dimostrarl­o sono le aperture arrivate ieri sia da renziani che da zingaretti­ani alla possibilit­à che Italia Viva presenti una sua lista alle Regionali in coalizione coi Democratic­i. Il problema è che il Nazareno sembra seguire tutt’altro spartito. «Ancora, dopo 10 anni, non hanno capito chi è Matteo», dice un nardellian­o assai sconsolato.

Messaggio a Zingaretti Il sindaco è convinto che il Pd sbagli a boicottare il nuovo partito renziano perché nei Comuni e in Regione ci sarà bisogno di alleati

 ??  ??
 ??  ?? Dario Nardella è sindaco di Firenze dal 2014
Dario Nardella è sindaco di Firenze dal 2014

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy