Zen e Quick, così si diventa cane guida
Scandicci, la scuola compie 90 anni
Quando Zen e Roberta passeggiano per le strade di Firenze, Zen a ogni buca sul marciapiede si ferma per far capire alla sua padrona che c’è un ostacolo da superare: lei, ipovedente, altrimenti se ne accorgerebbe troppo tardi. «Solo una volta che si è accertato che ho capito il messaggio, riparte» racconta Roberta. Lei e Zen, il suo cane guida, vivono e lavorano insieme da 5 mesi ma sono inseparabili. «Fa pet therapy anche ai tutti i miei colleghi». Zen è uno dei 4 zampe addestrati alla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi di Scandicci, unica struttura del genere pubblica in Italia, gestita dalla Regione Toscana, ieri ha festeggiato i suoi 90 anni: è la più vecchia al mondo, assieme alla Scuola statunitense «Seeing eye», anch’essa nata nel 1929.
Il compleanno è stato festeggiato ieri con il tradizionale open day, tra dimostrazioni, la mostra fotografica che mette a confronto scatti di ieri e di oggi, giochi riservati ai bambini, e il brindisi con istituzioni, «utenti» non vedenti, volontari, istruttori e famiglie affidatarie. I cuccioli della scuola, infatti, prima di seguire i 6 mesi di addestramento vengono dati in affido per un anno. «È una fase fondamentale, di educazione e socializzazione, perché i cani imparano le buone maniere: a non saltare addosso alle persone, a camminare per strada, a non dormire sul letto, ma anche a non aver paura di andare in un centro commerciale o di prendere un autobus» spiega Massimo Bugianelli, responsabile della scuola. Ogni anno qui si «diplomano» circa 25 cani guida. A novembre ne verranno consegnati 12 a non vedenti, e attualmente sono 60 i cuccioli dati in affido. «Non è facile poi lasciare i cuccioli per le famiglie affidatarie, ogni volta sono lacrime. Spesso però incontrano i ciechi a cui vengono dati e nascono amicizie».
Morgana ha in affido da sole due settimane Quick, che «da grande sarà un cane guida» come recita la pettorina gialla che indossa con orgoglio. «Tutti mi chiedono perché lo faccio, visto che poi dovremo separarci: so che lui diventerà gli occhi di qualcuno. Non bisogna fare qualcosa solo per se stessi ma anche per dare agli altri» afferma Morgana. Ne è convinta anche Roberta: aveva paura dei cani, ma poi ne ha presi in affido due e oggi consiglia ad altri di diventare padroni affidatari.
Uliva è un labrador nero che è stato addestrato a Scandicci, ma ora vive a Roma con Antonio. «Si è abituata al traffico romano e mi guida ogni giorno nell’avventura di attraversare la città. Sul bus sta attenta, individua subito le persone poco raccomandabili e mi mette in guardia, ha sempre la testa alta» racconta Antonio. A spegnere le 90 candeline della Scuola ieri c’era anche l’assessore al Sociale della Regione Toscana Stefania Saccardi. «Ogni anno è grande festa vedere le famiglie affidatarie che tengono il cucciolo per circa un anno e poi lo affidano a persone per cui il cane non è un compagno di giochi ma un compagno di vita, un aiuto, uno strumento attraverso il quale avere una vita normale e raggiungere l’autonomia. Invito le famiglie che amano i cani a farsi avanti per diventare famiglie affidatarie dei cuccioli che poi verranno assegnati ai non vedenti. Le richieste aumentano sempre».