Pisa ritrova la sua locomotiva «Riportiamola sul lungomare»
Recuperata a Padova, tra fine ‘800 e metà ‘900 trainava il «trammino» per Livorno
In un capannone industriale di Padova c’è un pezzo di storia di Pisa che sta per tornare a casa. Pesa (a vuoto) circa 14 tonnellate, è lunga 6,7 metri e larga 2,65 metri, con la ciminiera installata raggiunge oltre 3 metri di altezza da terra: è la locomotiva del trammino che collegava Pisa con Livorno passando per il litorale. «Era spuntata fuori ad una fiera di rotabili a Rimini, ce l’hanno segnalata e siamo andati a Padova a vederla — racconta Fabio Vasarelli, uno dei componenti della delegazione e autore di un libro sull’argomento («Le stazioni del trammino», ed. Ets) — Doveva essere destinata al comune di Cento ma il passaggio non si è perfezionato e l’abbiamo chiesta noi».
La famiglia di industriali che ne ha la proprietà ha così concesso il comodato al Xomune di Pisa che adesso intende restaurarla ed esporla in piazza delle Baleari, a Marina di Pisa: «La locomotiva — spiega l’assessore al turismo Paolo Pesciatini — è in buono stato di conservazione. Era uno dei miei obiettivi quello di ritrovarla e ora stiamo lavorando per riportarla a Pisa, dove prese servizio nei primi anni del collegamento del trammino con il litorale. È mia ferma intenzione pertanto di valorizzarla al massimo, tra le possibili soluzioni c’è anche quella di una sistemazione sul tracciato della vecchia linea che sarà presto valorizzato con la pista ciclopedonale».
Quella locomotiva, la «Dante Alighieri», terza delle sei acquistate come prima dotazione delle tranvie a vapore pisane, ha scarrozzato diverse generazioni di pisani verso il mare ed è stata parte integrante della rinascita della città nel dopoguerra: sulle carrozze del trammino prendevano posto attori e figuranti diretti agli studi cinematografici, accanto a loro i militari americani che scendevano in quella che diventerà l’attuale Camp Darby. Costruita nel 1883 dalla tedesca Henshel e Sohn di Cassel, venne poi ceduta al servizio della ferrovia mineraria di Monterufoli, per poi finire sulla tranvia Bologna-Cento. Nel dopoguerra lavorò a serrimasto vizio dello zuccherificio di Rieti e poi in Veneto, per uno zuccherificio della stessa proprietà.
A metà degli anni ‘80, finito il servizio, è destinata alla demolizione ma finisce nelle mani dell’attuale proprietà e da allora è apparsa in qualche esposizione storica. Al momento la locomotiva non è posata su binario. «La sua grande peculiarità — spiega Vasarelli — consiste nel fatto che è una delle pochissime locomotive non immatricolate Fs, non è stata costruita dalle Ferrovie dello Stato e questo è molto raro». Poco è del tracciato originario del trammino, ma sono ancora in piedi le stazioni e non sono pochi quelli che vedono, in un moderno servizio di tranvia nel segno di quella che fu, la soluzione al problema, quello sì ancora attuale, dei collegamenti con il litorale: un ritorno al passato per eliminare le code di auto che in estate si formano verso gli stabilimenti di Marina di Pisa e Tirrenia. «Speriamo che questo serva a rilanciare l’idea», conclude Vasarelli.
❞ L’esperto Speriamo che serva a rilanciare l’idea di una tramvia tra città e mare Le stazioni ci sono ancora