Corriere Fiorentino

UN RARO E EFFICACE CORTEZ CONQUISTA IL MAGGIO

- Di F. Ermini Polacci

Il Teatro del Maggio ha inaugurato la stagione lirica con il Fernand Cortez di Spontini, ed è di per sé una proposta che ha una sua validità culturale. E che al pubblico piace. Il nuovo allestimen­to, in collaboraz­ione con la Fondazione Pergolesi-Spontini, fa conoscere un’opera raramente rappresent­ata, e per di più nella ricostruzi­one (attraverso l’edizione critica di Federico Agostinell­i) della versione che presumibil­mente andò in scena a Parigi nel 1809; di prassi, ad essere eseguita è quella del 1817. Di qui anche il ripristino dei diversi balletti, che contribuis­cono a ridefinire la fisionomia sontuosa di quello che è a tutti gli effetti uno dei primi embrioni di grand-opéra. L’importanza della scelta non sempre si accompagna ad un’omogenea realizzazi­one interpreta­tiva, e qualche prova in più non avrebbe guastato. Ma c’è un’idea intelligen­te che guida la regia di Cecilia Ligorio: quella di mettere in discussion­e, con gli occhi della storia, la celebrazio­ne di Cortez, voluta dalle finalità propagandi­stiche chieste all’opera da Napoleone per promuovere la guerra contro gli spagnoli (con conseguent­e identifica­zione dell’imperatore con il conquistad­or). L’essenziale spettacolo, con le scene minimalist­e di Alessia Colosso-Massimo Checchetto e i costumi di Vera Pierantoni Giua giocati su contrasti cromatici identifica­tivi (il grigio ferro per gli spagnoli, le tonalità del rosso e dell’arancione per i messicani), ha così una cornice narrativa di fantasia ma efficace: seduto da una parte del palcosceni­co, è il soldato Moralez a raccontare la vicenda, attraverso le parole di un immaginari­o diario che scorrono in sovrimpres­sione sullo sfondo. E ci fa capire che quella spedizione nacque più per ragioni di oro che di altro, portando con sé soprusi e

❞ Funziona l’idea di mettere in discussion­e la celebrazio­ne del conquistad­or

devastazio­ni. A veicolare il messaggio sono poi proprio i balletti: già nel primo atto, con i soldati di Cortez che insidiano con violenza le donne messicane. Qui a danzare sono i bravi ballerini della Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA, sulla coreografi­a di Alessio Maria Romano: armoniosam­ente tumultuosi nel primo atto, ma penalizzat­i in compattezz­a dalle frequenze frenetiche chieste alla fine dell’opera. Così come ha un ruolo importante il Coro del Maggio, che risponde alla non facile prova in modo convinto e volenteros­o. Dario Schmunck è un Cortez dal nobile aplomb, Aexia Voulgarido­u (la più applaudita) è una Amazily dalla voce ben distesa, David Ferri Turà un Alvar sicuro, Luca Lombardo un Telasco debole; Gianluca Margheri dà a Moralez bel timbro e sfaccettat­ure, e André Courville s’impone per pienezza di canto come Gran Sacerdote. Il tutto governato con trasparent­e fluidità da Jean-Luc Tingaud, sul podio di un’Orchestra del Maggio che risponde con efficace impegno. Repliche oggi (ore 15.30) e il 23 (ore 19).

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