A Palazzo Pitti arriva l’ingegnere del pennello
Era un’ingegnere, un uomo di scienza e tecnica ma ha raccontato il Novecento con colori e pennello. Ora, due dipinti dell’artista napoletano Renato Foresti vanno ad arricchire le collezioni delle Gallerie degli Uffizi. Autoritratto ‘62 e Scuola di pittura sono stati donati dai figli del pittore alla Galleria fiorentina e andranno ad unirsi al Ritratto di Pietro Bernardini, opera dello stesso autore, comprato nel 1959 dal Comune di Firenze per la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.
«La sua opera testimonia ancora oggi come l’arte non sia antitetica ad un mondo fatto di scienza e tecnica. Anzi, è proprio grazie agli strumenti del suo lavoro industriale — fabbriche, officine e macchinari — che i ritratti del Foresti acquistano vivacità. Una pittura quotidiana che non è evasione, ma modo per riflettere e raccontare il proprio mondo analizzando il complesso rapporto tra uomo e macchina», ha detto il direttore delle Galleria degli Uffizi Eike Schmidt. Foresti, dirigente d’azienda, iniziò a dipingere a 19 anni da autodidatta e l’anno successivo partecipò insieme ad altri reduci a Napoli alla mostra Nazionale dei GrigioVerdi, con opere degli artisti di ritorno dalla prima guerra mondiale. Quando dipingeva non aveva bisogno di tracciare un disegno preparatorio, semplicemente «impugnava la tavolozza e dopo pochissime pennellate già cominciava ad emergere il quadro nella sua forma definitiva» ha raccontato la figlia Maria Luisa Foresti Sestini. Sulla tela raffigurava nostalgiche nature morte, scene tratte dalla vita quotidiana del mondo industriale, con operai, gasometri e macchine, vissute in prima persona e riportate con franchezza. Nei sui ritratti riusciva a cogliere l’indole delle persone. Lo scorso maggio la mostra Renato Foresti 1900-1973 all’Accademia delle Arti del Disegno, ha celebrato l’artista in occasione del sessantesimo anniversario della sua ultima esposizione.
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