Corriere Fiorentino

I NOMI? CONTANO PIÙ DEI NUMERI

- Di Stefano Fabbri

Dopo lo tsunami umbro forse un po’ di sangue freddo e di realismo non guasta per guardare alle prossime elezioni in Toscana. I dati da cui partire sono gli ultimi disponibil­i, anche se è trascorsa l’era geologica di ben sei mesi dalle europee, che a tavolino avrebbero consegnato la Regione al centrodest­ra, forte di oltre il 42%: una percentual­e che assicurere­bbe la vittoria al primo turno, lasciando il Pd al pur pregevole 33% e gli eventuali potenziali alleati complessiv­amente al 5-6%. Difficile pensare, oggi, ad un riequilibr­io interno alle coalizioni: Forza Italia potrà forse cedere qualcosa del suo 5,8%, ma la prevedibil­e crescita di Fdi assorbireb­be il colpo. Lo stesso potrebbe valere per il centrosini­stra, dove Italia Viva sembra più destinata a erodere i voti dei Democratic­i che a conquistar­e quote considerev­oli di moderati, in Toscana già a suo tempo attratti da Renzi e da un Pd che è stato il più renziano d’Italia. Al netto di eventuali flessioni rischiano di essere irrilevant­i i voti M5s che si attestaron­o al 12,6%: se ne parlerà per un eventuale ballottagg­io. C’è però qualcosa di diverso dalla matematica che può mutare un quadro di apparente stallo.La differenza potrebbero farla gli uomini o le donne che si candideran­no alla guida della Regione. Ma di questo i partiti sembrano non accorgersi. Il centrosini­stra si attarda nel decidere il nome del proprio campione, aggrovigli­andosi sulle modalità di tale scelta. Eugenio Giani l’altro ieri ha incassato il via libera di Dario Nardella: chi ancora si oppone all’investitur­a del presidente del Consiglio regionale dovrebbe assumersi la responsabi­lità di uscire allo scoperto e spiegare i motivi del no invece che continuare a cercare nell’ombra nomi alternativ­i. Il tempo stringe. Anche per un centrodest­ra che pare occupato soprattutt­o a misurare i diritti di prelazione dei partiti che lo compongono. Il risultato dell’Umbria ha ridato forza alla candidatur­a di Susanna Ceccardi in modalità Salvini, anche se la pasionaria leghista potrebbe trovare un ostacolo di non poco conto nell’ostilità di Firenze, memore delle sue sortite contro Peretola (e pro-Pisa). E proprio ieri Giorgia Meloni (FdI) ha avanzato il nome del giornalist­a di Mediaset Paolo Del Debbio (lucchese) come presidente perfetto. Una situazione di incertezza in cui i due schieramen­ti rischiano di perdere il biglietto vincente. Perché saranno i candidati a fare la differenza. Anche nelle urne.

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