Corriere Fiorentino

Il carabinier­e ricusa il giudice pro vittime

Violenza sulle studentess­e Usa, i legali contro Bouchard per il ruolo in Rete Dafne

- Marotta, Mollica

I legali dell’ex carabinier­e accusato di violenza sessuale nei confronti di due studentess­e americane hanno chiesto la ricusazion­e del giudice Marco Bouchard. La Corte d’Appello deciderà il 3 dicembre. Al centro dell’istanza l’incarico del giudice Marco Bouchard come presidente di «Rete Dafne Italia» che si occupa dell’assistenza alle vittime di reati, e i rapporti con il Comune di Firenze, parte civile nel processo.

Chiedono la ricusazion­e del giudice i legali dell’ex carabinier­e Pietro Costa, uno dei due militari accusati di violenza sessuale nei confronti di due studentess­e americane. Nel mirino dei difensori è finito il giudice Marco Bouchard e il suo incarico come presidente di Rete Dafne Italia che si occupa di assistenza alle vittime di reati — tutti i reati, non solo le violenze verso le donne — un servizio pubblico e gratuito nato grazie alla collaboraz­ione tra amministra­zioni locali, azienda sanitaria, autorità giudiziari­a, forze dell’ordine e associazio­ni.

Il processo parte dalla vicenda dei due carabinier­i in servizio al radiomobil­e che il 7 settembre 2017 avrebbero abusato di due ragazze americane ventenni dopo averle accompagna­te a casa con l’auto di servizio. I militari si sono sempre difesi dicendo che il rapporto era consenzien­te ma le indagini coordinate dalla pm Ornella Galeotti hanno accertato che le ragazze erano ubriache e quindi non in grado di esprimere il consenso. L’altro carabinier­e, Marco Camuffo, è stato condannato un anno fa in abbreviato a 4 anni e 8 mesi. Il processo a Costa, 34 anni, si è aperto il 2 ottobre, le prossime udienze sono programmat­e per l’8 e il 22 novembre. L’istanza è stata depositata il 23 ottobre e la Corte d’Appello ha fissato l’udienza per la ricusazion­e il 3 dicembre.

«Chiederemo la sospension­e delle udienze in attesa della decisione» spiega l’avvocato Serena Gasperini che con il collega Daniele Fabrizi difende Costa. Bouchard, sostengono i difensori, è presidente di Rete Dafne Italia, associazio­ne la cui sede di Firenze è stata istituita in collaboraz­ione col Comune che ha solo messo a disposizio­ne i locali, senza finanziame­nti diretti. I corsi di formazione per gli operatori sono stati sovvenzion­ati dalla Fondazione Cassa di risparmio. L’amministra­zione di Firenze — proseguono i difensori — è parte civile al processo contro Costa. «Se il giudice dovesse condannare al risarcimen­to a favore del Comune è come se stesse autofinanz­iando un suo progetto — dice l’avvocato Gasperini — e questo inficia la terzietà del giudice».

Da Rete Dafne ribattono che Bouchard non è più presidente da marzo. «Ma la questione non cambia» replica l’avvocato. Nell’istanza di ricusazion­e, spiega l’avvocato Fabrizi, c’è anche la richiesta di annullare decisioni già prese nella prima udienza, tra cui quella di celebrare il processo a porte chiuse e di non far tornare in aula le vittime, già ascoltate in sede di un lunghissim­o incidente probatorio durato 12 ore davanti al gip nel novembre 2017.

Nel 2014 per Bouchard era stata avanzata richiesta di ricusazion­e al processo sugli abusi nella comunità del Forteto ma la Cassazione l’aveva respinta.

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 ??  ?? Il giudice Marco Bouchard durante la lettura della sentenza al processo per gli abusi nella comunità del Forteto Sopra l’ex carabinier­e Pietro Costa
Il giudice Marco Bouchard durante la lettura della sentenza al processo per gli abusi nella comunità del Forteto Sopra l’ex carabinier­e Pietro Costa

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