IL COMITATO ANTI PISTA TRA GLI STUDENTI (E ALTRI CASI FIORENTINI)
Gentile direttore, l’articolo «Usano Greta contro Peretola. E Firenze» pubblicato il 26 ottobre 2019 sul Corriere Fiorentino, banalizza il nostro movimento e mostra che l’autore non ha capito la portata della crisi climatica. Stiamo vivendo un’emergenza causata dalle attività antropiche, che mette in pericolo il nostro futuro. La nostra mobilitazione nasce dalla consapevolezza che per salvarci sono necessari cambiamenti radicali e tempestivi. Uno sviluppo fatto di sempre più cemento, automobili e aerei non è sostenibile. Siamo contrari all’ampliamento dell’aeroporto di Peretola perché comporterebbe un aumento di emissioni climalteranti e un aggravarsi dell’emergenza climatica e dell’inquinamento dell’aria, già tra i più alti in Italia. Abbiamo invitato noi i rappresentanti del comitato NO aeroporto che da anni si batte a favore della tutela della salute e del territorio. Ridicolizzarli con l’appellativo «falchi antipista della Piana» è inopportuno e trasmette una narrazione falsa del venerdì di protesta e formazione a cui hanno partecipato molti studenti che non sono disposti a rinunciare al proprio futuro.
Fridays For Future Firenze
Nessuna banalizzazione, di niente e di nessuno. Tutt’altro. Il comitato «No aeroporto» è nato ben prima dell’ondata mossa da Greta Thunberg, e la battaglia contro la nuova pista è stata centrata su valutazioni ambientali che hanno trovato puntuali risposte, di cui non si è mai voluto tener conto. Come fanno i falchi, i quali colpiscono e basta. Noi condividiamo le preoccupazioni per il clima e per le sorti del pianeta nel suo complesso. Per primi, in questa città, abbiamo apprezzato la tenacia con cui una ragazzina svedese ha imposto il tema all’attenzione dell’opinione pubblica e dei leader di mezzo mondo. Questo però non significa farsi paladini di un non-sviluppo che farebbe dilagare povertà e regressione sociale. Si tratta invece di imporre modelli di sviluppo sempre più conciliabili con la salute della Terra. Si chiama sviluppo sostenibile. E non può essere un totem dietro il quale nascondere vecchie e nuove forme di immobilismo. Un pericolo contro il quale può svolgere un ruolo importante anche il movimento degli studenti. A una condizione, però: che nelle scuole, o nelle assemblea di piazza, si parli liberamente di tuto questo, anche attraverso il confronto delle opinioni diverse (sempre legittime, tutte, proprio in quanto opinioni). Non ci piacciono i nuovi ideologismi. Né i pregiudizi.
Paolo Ermini
Caro direttore, leggo dell’inizio dei lavori per le nuove linee della tramvia, ma noi a Firenze il tram ce lo avevamo già 50 anni fa e copriva tutta Firenze e i comuni limitrofi. Quindi è roba vecchia e stravecchia. E sopratutto blocca la circolazione stradale. Se si vuole far diventare Firenze una città completamente pedonale, il Comune faccia pure, però poi non bisogna lamentarsi se vivere e lavorare in città sarà impossibile. La metropolitana sarebbe stata una gran cosa per tutti i cittadini, la tramvia lo è solo per chi non ha bisogno di utilizzare i veicoli per spostarsi e lavorare.
Paolo Fabbri
Caro direttore, ma siamo davvero sicuri che queste nuove linee della tramvia risolveranno i problemi di tutti i fiorentini? Le tramvie, infatti, hanno un percorso «lineare» che non serve le zone limitrofe, oltre a diminuire lo spazio per i veicoli circolanti a Firenze sui viali ottocenteschi del Poggi, realizzati per un traffico di carrozze. Esisteva un progetto dell’Università di Firenze per una micro-metropolitana che avrebbe evitato questi problemi ma la nostra amministrazione ha preferito la realizzazione di queste linee di tramvia che tra l’altro isolano ampie zone del centro, argomentando che era in uso in città come Siviglia. Come se Siviglia avesse lo stesso impianto viario di Firenze. La vera questione è: come raggiungere le zone non raggiunte dalle fermate?
Lettera firmata
Caro direttore, ho visto la foto pubblicata in prima pagina dal Corriere
Fiorentino con i panni stesi in piazza Libertà sulle transenne. Questa è ormai una città fuori controllo, divisa fra una politica di bassa svendita ai più cialtroni interessi commerciali e una incoerente accoglienza di stantio stampo cattocomunismo.
È una bellissima città popolata ancora di persone che la amano e per questo continua a reggersi a malapena.
Chi è sufficientemente anziano da ricordarsi com’era e cosa offriva fino a qualche decennio fa, inorridisce a vedere come è ridotta.
Elisabetta Verderame